Saluto al 44° Convegno nazionale dei direttori degli uffici catechistici diocesani
Convento di San Domenico, 14 giugno 2010
È con profonda gioia che la Chiesa di Dio in Bologna vi saluta e vi accoglie, ed augura che questi siano giorni di profonda riflessione, sia per l’importanza in sé dei temi sia per la congiuntura storica che stiamo vivendo.
La catechesi, come sappiamo, è un momento essenziale, costitutivo, della trasmissione della Divina Rivelazione, dovere primario della Chiesa.
Ma l’emergenza educativa che ha investito la generazione dell’humanum, in Occidente, ha investito pienamente anche la catechesi. L’emergenza educativa è anche – forse soprattutto – emergenza catechetica.
Durante questi giorni voi rifletterete su come affrontare questa emergenza. Non voglio né debbo perciò prolungarmi più del necessario. Mi sia consentito in quanto Vescovo di questa Chiesa esprimervi alcune brevi considerazioni che sono anche desideri rivolti umilmente a voi tutti per il futuro della catechesi.
L’emergenza educativa ha – a mio umile giudizio – la sua principale radice nella separazione, ormai in Occidente consumata, fra l’io e la verità: più precisamente tra l’affermazione della verità senza l’io e viceversa l’affermazione dell’io senza verità. Tradotto in termini catechetici, questa divisione – fatale per il destino eterno dell’uomo – significa la sottovalutazione della dimensione veritativa della fede in ordine all’edificazione del soggetto cristiano. Detto in altri termini. Ciò che si pensa non è di decisiva importanza per l’edificazione di se stessi in Cristo.
Il risultato è che alla fine del primo percorso catechistico, quello che si conclude colla Cresima, non raramente il ragazzo non sa rispondere alla domanda "che cosa è …", semplicemente perché non sa, non conosce il "che cosa" di ciò che è [l’Eucaristia, la Chiesa, un sacramento …].
La didattica catechistica – il "come" trasmettere – oggi è una questione assolutamente secondaria, dal momento che è in pericolo il ciò che si trasmette. Non perché si trasmetta il contrario [= eresia], ma perché non si trasmette semplicemente.
Certamente l’emergenza catechetica in quanto emergenza educativa non si riduce a questo. Ma se non si esce da questa condizione, non si uscirà dall’emergenza educativa. Mi conforta al riguardo un pensiero di J.H. Newman: "Fu per questo scopo [= elevare l’uomo verso il cielo] che fu messa nelle sue mani [= della Chiesa] una grazia che rende nuovi; e perciò, conformemente alla natura di questo dono e per la ragionevolezza della cosa stessa, essa insiste, inoltre, che ogni vera conversione deve cominciare proprio dalle sorgenti del pensiero" [Apologia pro vita sua, Paoline, Milano 2001, pag. 388].
Buon lavoro!
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