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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Ricorrenza della "Virgo Fidelis" patrona dell’Arma dei Carabinieri
Basilica Santa Maria dei Servi, 22 novembre 2010


1. La risposta che Gesù dà a coloro che lo avvertono della presenza di sua Madre, costituisce una vera svolta nella storia della rivelazione biblica e nella storia umana della religione.

Nell’una – la rivelazione biblica – il rapporto salvifico col Signore era condizionato dall’appartenenza ad un popolo, il popolo di Israele. Dio era proclamato come il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.

Nella storia religiosa dell’umanità, la religione era ritenuta una dimensione costitutiva della vita civile. Secondo l’antica e mai rinnegata concezione dello Stato romano, esso si reggeva ultimamente sulla pax deorum: sul rapporto pacifico colla divinità.

Un grande teologo ebraico ha scritto: "per spiegare chi siamo, l’Israele eterno, i saggi fanno ricorso alla metafora della genealogia … al legame della carne, alla famiglia come fondamento logico dell’esistenza sociale di Israele" [cit. da J. Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007, 140-141].

E’ proprio questa visione che Gesù mette in questione nella pagina evangelica appena letta: "chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".

Gesù dunque istituisce e fonda una nuova comunità il cui vincolo, il cui tessuto connettivo, è il compimento della volontà di Dio. Pertanto quando Pietro fa la proposta cristiana ad un ufficiale romano, che la accoglie pienamente, dice: "sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto" [At 10,34-35]. Qualunque sia il popolo di appartenenza, qualunque sia lo stato sociale, "temere Dio" e "praticare la giustizia" sono le condizioni per entrare nella nuova comunità di Gesù.

Ma questo non è tutto, e non è neppure la novità più importante. Avrete notato che Gesù dice: "… mio fratello, sorella e madre". Cioè: compiere la volontà di Dio significa aderire alla persona di Gesù. La nuova comunità è incentrata in Lui.

La proposta cristiana ha una dimensione, una valenza universale. La "cifra", il "veicolo" di questa universalità è la nuova famiglia che si costruisce attorno a Gesù – che poi sarà chiamata Chiesa – ed il cui unico presupposto è la comunione con Gesù nella fedeltà alla volontà di Dio.

2. Cari amici, questa parola del Signore è il contesto migliore entro cui comprendere quella nota di fedeltà, che ha sempre caratterizzato l’Arma dei Carabinieri.

Che cosa è infatti la fedeltà? Essa non consiste nella perseverante osservanza di ciò che siamo già obbligati in sé a fare. La fedeltà è legame ad un bene al quale non eravamo obbligati a donarci per motivi morali, ma che ora, fatta la scelta di donarci ad esso, richiede un tener fede. Il "cuore" della fedeltà consiste nel tener fede ad una parola pronunciata nei confronti di un valore morale che per sé, prima di quella parola, non ci obbligava.

Come potete costatare c’è una profonda analogia fra il "fare la volontà del Padre" di cui parla Gesù e l’insegna della vostra fedeltà. Avete fatto una scelta libera, anzi un giuramento, che vi ha inseriti in un corpo che è legato ad un universo di valori; che è costituito ultimamente dalla fedeltà ad essi.

Non è ora il momento di descrivere questi valori: voi ben li conoscete. Stanno scritti nei vostri Statuti, soprattutto sono stati mostrati da coloro fra voi che sono rimasti fedeli fino alla morte.

Mi sia consentito solo dirvi che la testimonianza al valore della fedeltà oggi è la prima affermazione del vero senso della libertà. Contrapporre libertà e perseverante fedeltà al bene infatti costituisce la peggiore corruzione del concetto e dell’esperienza della libertà. Una libertà che afferma solo se stessa genera noia e disperazione.

La Virgo fidelis sia custode dell’Arma: la società ha bisogno della vostra testimonianza.