Solennità della Assunzione della Beata Vergine Maria
Parco di Villa Revedin, 15 agosto 2010
"L’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta nella gloria celeste col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo… vincitore del peccato e della morte". Così, cari fedeli, la fede della Chiesa proclama il fatto di cui oggi facciamo memoria.
Alla luce della parola dell’Apostolo, che abbiamo ascoltato nella seconda lettura, nel fatto che Maria sia stata assunta alla gloria celeste col suo corpo e con la sua anima noi vediamo all’opera la potenza della Risurrezione di Gesù. Quanto è oggi accaduto nella persona di Maria, accadrà nella persona di ciascuno di noi che abbiamo creduto in Gesù. La sola differenza è che Maria fu assunta col suo corpo e con la sua anima immediatamente dopo il termine della sua vita terrena, mentre il nostro corpo sarà soggetto alla corruzione della tomba prima di risorgere in Gesù alla fine dei tempi.
Molti sono i doni di grazia e gli insegnamenti di vita provenienti dal mistero che stiamo celebrando. Vorrei ora richiamare brevemente la vostra attenzione su due di essi, che mi sembra oggi particolarmente urgente ricordare.
1. "L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte", ci ha detto l’Apostolo. "Anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri", ha scritto un poeta. L’uomo di fronte alla morte si sente alla fine disarmato e vinto: ogni speranza viene estinta.
La celebrazione odierna celebra il trionfo della vita: nella persona di Maria la morte non ha potuto celebrare la sua vittoria definitiva. "Tutti riceveranno la vita in Cristo", ci ha detto l’Apostolo. La risurrezione di Gesù ha posto dentro alla nostra vicenda di morte un "germoglio di vita eterna"; il corpo risorto del Signore ha introdotto la nostra umanità nella gloria stessa di Dio: "così tutti riceveranno la vita in Cristo". L’assunzione di Maria al cielo è il fatto che dimostra la verità di queste parole dell’Apostolo.
Cari amici, se riusciamo a penetrare profondamente nel senso della festa di oggi, ci rendiamo conto che veramente la nostra condizione è cambiata. Ve lo posso spiegare con un apologo desunto dalla tradizione buddista.
L’uomo è paragonato ad uno che precipita giù per un precipizio che sprofonda nel mare. Trova un ciuffo d’erba e si attacca: sotto c’è l’abisso, sopra non può salire. Ma attaccato a questo ciuffo d’erba c’è un topo che ne rosicchia le radici. Non c’è via di scampo. Cerchiamo di non pensarci, ma è così: c’è la morte e, nella morte, questo abisso del nulla.
Oggi, contemplando la persona di Maria, ci rendiamo conto che la nostra condizione è cambiata: "tutti riceveranno la vita in Cristo". È Cristo che prende ciascuno di noi sulle proprie spalle, e ci trasporta nella vita. La fede ci mette sulle sue spalle, e siamo sicuri: Lui ci porta.
La festa di oggi è in grado di riconciliarci colla nostra morte, e "un uomo non è uomo se non sa riconciliarsi con la morte" [D. Barsotti, Nel cuore di Dio, ed. Dehoniane, Bologna 1991, 132].
2. Un secondo aspetto del mistero di oggi. La redenzione della nostra persona è anche "redenzione del nostro corpo". Nella visione cristiana esso è parte costitutiva della nostra persona: noi non abbiamo, siamo il nostro corpo. La rigenerazione che Cristo opera della nostra umanità coinvolge anche il nostro corpo: Maria "fu assunta nella gloria celeste col suo vero corpo e colla sua anima". Nessuna religione ha una stima tanto grande del corpo quanto il cristianesimo: la celebrazione odierna ne è la dimostrazione più inequivocabile.
Nonostante le apparenze contrarie, questa posizione cristiana contraddice alla radice la degradazione cui la cultura contemporanea ha sottoposto il corpo umano. Non parlo di comportamenti; parlo di modi di pensare.
Il segno di questa degradazione - ripeto a livello di pensiero - è il ritenere che il di-morfismo sessuale in cui si esprime la persona umana, in sé e per se stesso non abbia un senso ed una preziosità propria. La mascolinità e la femminilità non sono più percepite nella loro ricchezza propria, perché è il corpo a non essere più considerato e trattato come il linguaggio della persona.
Cari fratelli e sorelle, la festa odierna ci dona una speranza più forte di tutte le contraddizioni, poiché in Maria noi vediamo anticipata la nostra sorte finale e la piena redenzione del corpo cui la nostra persona aspira.
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