Ordinazione di due diaconi candidati al presbiterato
Cattedrale di S. Pietro, 9 ottobre 2010
1. "Carissimo, ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo". Carissimi ordinandi, fra poco sarete inseriti col diaconato nel ministero apostolico. E lo sarete in vista di un inserimento ancora più profondo, il presbiterato.
Ciò che l’apostolo, ormai anziano e alla fine della sua vita, raccomanda al suo discepolo Timoteo, la Chiesa questa sera raccomanda a ciascuno di voi: "ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti".
Sappiamo bene che la memoria è la custode della propria identità; e che la sua perdita è un evento devastante per la propria personalità. Da questa sera, cari ordinandi, la vostra memoria deve essere per così dire occupata dal ricordo di un fatto accaduto duemila anno orsono: uno della discendenza di Davide è risuscitato dai morti.
È questo fatto la ragione del vostro esserci; è la sua memoria ciò che vi impedirà di perdere il senso della vostra esistenza. Da questa sera voi esistete per essere testimoni "che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti".
Ma l’apostolo Paolo invita tutti noi, ed in particolare voi ordinandi, ad un’altra riflessione. Egli dice: "certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo". La risurrezione di Gesù è un fatto accaduto dentro la storia degli uomini, in questo mondo, nel senso che il corpo risuscitato del Signore è "della stirpe di Davide": appartiene alla famiglia umana. È nella sua natura umana concepita da Maria e in tutto simile alla nostra, che il Signore è risuscitato. Egli ha così inaugurato una nuova dimensione della nostra vita e della realtà di questo mondo, dalla quale emerge una nuova creazione che penetra ed invade le nostre povere esistenze, trasformandole e attirandole dentro di sé.
La morte, pertanto, è l’ingresso nella vita con Cristo: "se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui". Le tribolazioni sono titolo al regno: "se con lui perseveriamo con lui anche regneremo".
Tutto ciò è reso possibile ed avviene concretamente attraverso la vita e la testimonianza della Chiesa. Voi, cari ordinandi, da questa sera diventate voce autorizzata di questa testimonianza della Chiesa. Diventate testimoni del Risorto: della sua risurrezione presente ed operante nell’uomo, dentro la storia, nel mondo.
È per questa ragione che fra poco accogliete il dono che lo Spirito del Risorto vi fa: quello di inscrivere nel vostro corpo, nella vostra carne, la testimonianza della risurrezione mediante la scelta definitiva della castità verginale.
Il celibato infatti è un’anticipazione del mondo nuovo della risurrezione [cfr. Mt 22,23-32]. Con questa scelta vi lasciate attirare integralmente verso il mondo della risurrezione, verso la novità di Cristo, verso la nuova e vera vita. Il vostro corpo, meglio la vostra persona-corpo indica la realtà di un futuro – il mondo della risurrezione – già presente ora. E di cui voi siete testimoni: "testimoni carnali".
Esiste dunque un’intima correlazione fra la testimonianza apostolica ed il celibato, e non si capisce come ci siano credenti che possano ipotizzare la rinuncia della Chiesa a questo tesoro.
L’argomento che così aumenterebbe il numero dei sacerdoti rivela – anche dato e non concesso sia vero – la concezione della Chiesa come di un’organizzazione umana a cui i quadri direzionali debbono comunque essere assicurati.
2. La pagina evangelica ci fa capire a quale uomo voi rendete testimonianza "che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti".
La condizione del lebbroso nella società in cui viveva Gesù era di totale emarginazione. Egli non apparteneva più al popolo di Dio, ed era costretto anche a vivere in luoghi deserti.
"Appena li vide, Gesù disse loro: andate a presentarvi ai sacerdoti. E mentre essi andavano, furono sanati". Sono reinseriti dentro la comunità ed il popolo di Dio. E si noti bene: uno di loro è un samaritano. La nuova comunità, il nuovo popolo di Dio non è più legato all’appartenenza ad una nazione particolare.
Cari ordinandi, la guarigione dalla lebbra è come il segno della rigenerazione della persona: "la sua carne divenne come la carne di un giovinetto". La rigenerazione dell’uomo è l’opera della risurrezione di Gesù dentro il tempo; la primizia di questa trasformazione è la Chiesa stessa, la nuova comunità.
La testimonianza che voi rendete alla risurrezione guarisce un uomo, quello di oggi, devastato dalle sue solitudini; dal deserto di relazioni buone lo conducete dentro al mistero della comunione ecclesiale. Ed il segno della propria umanità ritrovata è la ritrovata capacità di "lodare Dio a gran voce": la possibilità di partecipare alle sante assemblee liturgiche.
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