GIOVEDI’ SANTO 1997
MESSA CRISMALE
27 marzo 1997
1. “Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato
con l’unzione”. Il profeta ci svela l’origine della sua missione: la presenza
sopra di lui dello Spirito Santo. E’ una presenza attiva, poiché
è lo stesso Spirito che consacra il profeta, che lo abilita interiormente
alla sua missione. E’ questa presenza dello Spirito la forza della sua
missione.
Ciò che il profeta aveva vissuto come in modo prefigurativo,
si compie perfettamente in Cristo: “oggi si è adempiuta questa Scrittura”.
Siamo così condotti dalla parola profetica ed evangelica
a contemplare la missione redentiva di Gesù nella sua origine, nel
suo scaturire dallo Spirito Santo. Quale mistero è racchiuso in
queste parole! Tutto ha origine dall’imperscrutabile decisione del Padre
di benedirci “con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo ...
predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù
Cristo” (Ef. 1,3 e 5). Dalla decisione del Padre di farci essere, perché
in noi rifulgesse lo splendore della sua grazia misericordiosa. Ed è
questa decisione che è fatta propria dal Figlio, nel dialogo trinitario,
non considerando “un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma ... assumendo
la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-7). La
decisione del Padre è stata fatta così interamente propria
dal Figlio incarnato, che Questi alla fine della sua missione terrena può
dire: “io non parlai da me stesso, ma il Padre che mi ha mandato lui mi
comandò ciò che dovevo dire e pronunciare ... Ciò
che dico, lo dico come il Padre me lo ha detto”. (Gv 12,49-50).
La condivisione della decisione salvifica presa dal Padre, da parte
del Figlio, accade nello Spirito Santo. E’ lo Spirito Santo che sta all’origine
dell’Incarnazione del Verbo: “lo Spirito Santo scenderà sopra di
te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35).
E’ lo Spirito Santo che sta all’origine del dono che Cristo compie sulla
Croce di se stesso: “il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì
se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9,14). Oh veramente Cristo può
dire di Sé: “Lo Spirito del Signore è su di me; per questo
mi ha consacrato con l’unzione”. E’ lo Spirito del Padre “ricco di misericordia”
(Ef 2,4) che guida Gesù. “Esso, come persona divina, è libero
di spirare dove vuole (Gv 3,8), e, proprio per questa libertà, viene
conferito al Figlio senza misura (Gv 3,34). E non è che il Figlio
ponga ostacoli con propria decisione previa allo Spirito del Padre, non
è che voglia stabilire in anticipo la direzione in cui Esso debba
soffiare, e progettare indipendentemente da Esso il piano che viene sviluppato
per lui” (H.U. von Bathasar, Teologia della storia, Brescia 1964, pag.
30). “E mi ha mandato”: dice il profeta e si compie in Gesù. Il
suo “programma” gli è come già suggerito per intero, “ispirato”
appunto in tutti i suoi momenti: annunciare ai poveri un lieto messaggio,
proclamare ai prigionieri la liberazione e la vista ai ciechi, rimettere
in libertà i prigionieri e cambiare la qualità del tempo
in “anno di grazia del Signore”.
“Oggi si è adempiuta questa scrittura”: oggi sta accadendo
questo evento, nel nostro mondo. Si sta compiendo l’opera che il Padre
ha affidato al Figlio, in vista della quale lo Spirito del Padre fu sopra
di Lui e lo ha consacrato con l’unzione. Noi siamo qui per celebrare questo
mistero di pietà, nel qyale rifulge solo misericordia.
2. “Ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre”. La
parola di Dio oggi parla anche di noi, carissimi fratelli: “ha fatto di
noi”. Parla di noi, parlando del nostro essere costituiti sacerdoti per
il nostro Dio e Padre: celebriamo il nostro dies natalis. Quale è
la nostra nascita al sacerdozio ministeriale e al contempo gerarchico?
“Lo Spirito Santo scenderà su di te; lo Spirito del Signore è
sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato”.
Siamo stati generati come sacerdoti dallo Spirito Santo che ci è
stato donato attraverso l’imposizione delle mani. Ed esso è lo stesso
Spirito che ispirò il Cristo a compiere l’opera affidatagli dal
Padre, e che ci inserisce nel Cristo medesimo, configurandoci in modo unico
a Lui, così che siamo suoi ministri. “In persona Christi”: siamo
radicati nell’intimo della missione messianica di Cristo Salvatore. Il
Padre in Cristo ci ha associati alla sua opera di misericordia e per questo
ci ha consacrati con l’unzione dello Spirito Santo. E pertanto noi esistiamo,
viviamo ed operiamo nel mondo, non per altra ragione che per la stessa
ragione per cui esiste, vive ed opera Cristo stesso: siamo infatti i suoi
ministri. Ministri della Redenzione, inviati perché si compia per
mezzo nostro la divina economia della salvezza, mandati per “predicare
un anno di grazia del Signore”. Che cosa è questa grazia che il
Padre ha voluto legare sacramentalmente alla nostra vita sacerdotale, al
nostro servizio sacerdotale? La grazia - come proclama il Salmo - è
la fedeltà di Dio a quell’eterno amore che Egli ci ha donato in
Cristo, in forza del quale l’uomo può rivolgersi a Dio, dicendo:
“Tu sei mio Padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”. Noi siamo al servizio
di questa grazia, al servizio dell’uomo. E servire significa portare l’uomo
a ricostruire la sua quotidiana esistenza sulle fondamenta stesse della
sua umanità, nello stesso midollo più profondo della sua
dignità: la sua eterna predestinazione in Cristo. Proprio in queste
profondità deve risuonare, grazie al nostro ministero, quel “canto
di lode invece di un cuore mesto”, come dice il profeta. Il nostro quotidiano
lavoro ha le sue radici nello stesso disegno che le divine Persone hanno
progettato fin dalla eternità: “il disegno di ricapitolare in Cristo
tutte le cose” (Ef. 1,10b). Siamo immersi nel mistero della redenzione
dell’uomo, siamo ministri di questa redenzione.
Miei fratelli, miei primi e necessari cooperatori del mio ministero
episcopale che senza di voi è semplicemente impensabile, custodite
intatta la consapevolezza della vostra missione, della vostra incomparabile
dignità. Il dono di Dio è stato grande per ciascuno di noi;
tanto grande che ciascuno di noi può scoprire in sé i segni
di una divina predilezione. Dimoriamo sempre in questa scoperta, nella
luce della divina predilezione. Siamo vigilanti, per non rattristare mai
lo Spirito Santo che ci ha consacrato con l’unzione:
- con tutto ciò che causa in noi scoraggiamento, amarezza
e tristezza;
- con tutto ciò che causa fra noi divisioni, discordie o rotture;
- con tutto ciò che può depauperare la pienezza e la
ricchezza della nostra libertà, che abbiamo così altamente
nobilitato nel dono di sé a Cristo.
Ed ora consentitemi di rivolgere anche a voi, carissimi fedeli, una
parola. Ringraziate il Signore per il dono del sacerdozio ministeriale
e pregate perché non lo lasci mai mancare alla sua Santa Chiesa
che è in Ferrara-Comacchio. La grandezza dei vostri sacerdoti che
vi servono nell’umiltà, nella fedeltà, è per voi il
segno dell’amore del Padre che in Cristo si prende cura delle vostre persone:
siate loro vicini con la preghiera, la cooperazione e l’affetto. Così
sia.
|