NATALE 1997 – Messa del giorno
Cattedrale di Ferrara
25 dicembre 1997
1. “E il Verbo si fece carne”. Fratelli e sorelle: in queste semplici
poche parole è racchiuso tutto il Mistero che oggi celebriamo e
ci è data l’unica chiave interpretativa vera di tutta la realtà.
Ci guidi lo stesso Spirito Santo che le ha ispirate ad averne una qualche
intelligenza. Che cosa è che non finisce mai di stupire nella contemplazione
del mistero natalizio? E che il Verbo sia divenuto carne.
Il Verbo di Dio, Dio egli stesso che “era presso Dio … per mezzo
del quale tutto è stato fatto e senza del quale niente è
stato fatto di ciò che esiste”, è divenuto uomo. “Egli si
è abbassato ad assumere la nostra umile condizione senza diminuire
la sua maestà. E’ rimasto quel che era e ha preso ciò che
non era, unendo la reale natura di servo a quella natura per la quale è
uguale al Padre … In questa maniera l’umiltà viene accolta dalla
maestà, la debolezza dalla potenza, la mortalità dalla eternità”
(S. Leone Magno, Discorso 1 sul Natale, 2).
“E venne ad abitare in mezzo a noi”: facendosi uomo, è
divenuto Dio in mezzo a noi. Egli non parla più attraverso i profeti,
ma direttamente ed immediatamente attraverso la sua stessa umanità.
“Considerando l’altezza dell’infinità divina non disperiamo (più
da oggi in poi) della benevolenza di Dio, come se non arrivasse sino a
noi a causa della sua sublimità; e neppure, riflettendo sull’infinita
profondità della nostra caduta a causa del peccato, disperiamo che
possa avvenire la risurrezione della virtù estinta in noi” (S. Massimo
Confessore, Il Dio-uomo, a cura di A. Ceresa-Gastaldo, ed. Jaca Book, Milano
1980, pag., 83). Entrambe le cose oggi si sono avverate: Dio nella sua
benevolenza è arrivato sino a noi e l’uomo nella sua natura è
stato elevato fino a Dio.
Siamo qui per celebrare questa “incredibile” condiscendenza di
Dio e questa suprema “glorificazione dell’uomo”. “Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi: a quanti lo hanno accolto ha dato il
potere di diventare figli di Dio”.
2. Ma la Chiesa ci invita oggi anche a penetrare, per quanto possibile,
nel significato di questo Mistero ed a chiederci per quale ragione Dio
ha voluto assumere la nostra umile condizione e natura umana. Ed è
ancora l’evangelista Giovanni ad istruirci.
“A quanti lo hanno accolto” egli ci dice “ha dato potere di diventare
figli di Dio; a quelli che credono nel suo nome, i quali … da Dio sono
generati”. L’incarnazione del Verbo compie un progetto che, se anche realizzato
dopo lungo tempo dall’origine del mondo, era stato pensato fin dal principio
nella mente di Dio: creare la persona umana, ciascuno di noi, per introdurla
nella stessa vita divina. Rendere la persona umana, ciascuno di noi, partecipe
della condizione divina che è propria del Figlio unigenito, che
è nel seno del Padre”. Il Padre, la pienezza assoluta della vita,
ha creato l’uomo perché questi sia felice di partecipare nel Figlio
alla stessa vita divina ed Egli si rallegri della gioia della sua creatura
mentre questa attinge inesauribilmente all’inesauribile vita della Trinità.
Siamo stati pensato fin dall’eternità come figli adottivi del Padre,
partecipi della filiazione del Verbo. E’ questa, fratelli e sorelle, la
verità della nostra persona, la ragione per cui esistiamo.
Il Verbo si fece carne perché noi potessimo attraverso
di Lui e in Lui realizzarci secondo la verità del nostro essere.
Oggi è il giorno in cui l’uomo scopre la verità intera su
se stesso e riceve la capacità di realizzarla. “In realtà
solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo
… Cristo … proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela
anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione”
(Conc. Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et Spes 22,1).
Vedete quanto è grande il dono di questo giorno? Vedete quanto
forte è l’efficacia del mistero che stiamo celebrando? Siete posti
nella stessa condizione divina del Verbo a causa del fatto che il Verbo
si è posto per sempre nella stessa condizione umana. Siete levati
a dignità divina. Oggi “la pasta della nostra natura è interamente
santificata da Cristo, primizia della creazione” (S. Giovanni Nisseno).
3. Tuttavia l’evangelista ci avverte che “la luce spende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta”. E’ il rifiuto della luce “che illumina
ogni uomo”. In che cosa consiste questo rifiuto? Esso accade in primo luogo
nella mente e nella libertà dell’uomo e consiste nel fatto che questi,
l’uomo, vuole sradicarsi dalla sua verità: porsi fuori di Gesù
Cristo “per mezzo del quale è stato creato”. L’intima verità
del suo essere viene rifiutata dalla sua libertà e si costruisce
una umanità che si oppone alla luce che oggi noi contempliamo nel
mistero del Natale. E’ un rifiuto che introduce nella costruzione della
nostra vita quello che si potrebbe chiamare l’anti-Verbo, cioè l’anti-verità.
Viene falsata la verità dell’uomo: chi è l’uomo e quali sono
i limiti invalicabili del suo essere e della sua libertà. Ci troviamo
al centro di ciò che sta succedendo anche nella nostra città,
dove pure la verità dell’uomo è gravemente insidiata. Dove
pure “la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”.
Fratelli e sorelle: lasciamoci illuminare dalla Luce che è Cristo;
sia Egli la nostra via. Accogliamo noi la sua Verità, perché
come Egli oggi è sceso per divenire partecipe della nostra povertà,
così noi possiamo elevarci per divenire partecipi della sua ricchezza.
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