S. MESSA DI NATALE ALL’ALBA
Concattedrale di Comacchio
24 dicembre 1997
1. “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore
ci ha fatto conoscere”. E’ per ascoltare la parola di Dio, carissimi fratelli
e sorelle, che anche oggi siete venuti in questo tempio santo. Ma il Signore
oggi ci ha preparato per così dire qualcosa di più grande.
Egli ci invita non ad ascoltare, ma a vedere la sua Parola. Questa,
infatti, per poter essere non solo ascoltata ma anche vista, ha preso carne.
Il Padre per accondiscendere alla nostra debolezza ben poco disposta a
credere senza vedere, ha reso oggi il Verbo così a nostra portata
che un suo discepolo ha potuto scrivere: “Ciò che era da principio,
ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo visto con
i nostri occhi e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il
Verbo della vita, poiché la Vita si è fatta visibile … la
Vita eterna che era presso il Padre e si è resa visibile a noi”
(1Gv 1,1-2). “Vediamo questo avvenimento”: questi precisamente, che l’Invisibile,
l’Incorporeo, l’Inizio che proviene dall’Inizio, la Luce che deriva dalla
Luce prende carne, prende corpo uscendo dalla sua Luce inaccessibile.
Ma dove possiamo non solo ascoltare, ma vedere il Verbo fatto
carne? “andiamo fino a Betlemme” poiché è a Betlemme, che
questo avvenimento fattoci conoscere dal Signore, è visibile. “Andarono
dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva
nella mangiatoia”. Lo stupore dei pastori prenda possesso anche del nostro
cuore. Chi è il Verbo fattosi carne, l’Invisibile fattosi visibile,
l’Incorporeo fattosi palpabile? “un bambino che giaceva nella mangiatoia”.
Veramente lo stupore non ha fine! Tutta la Parola di Dio si è racchiusa
in un bambino che giaceva in una mangiatoia. Carissimi fratelli e sorelle,
in questi giorni natalizi spesso “andiamo fino a Betlemme e vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Contempliamo profondamente
questo Verbo fattosi carne, questo Dio immenso che si è fatto piccolo
bambino: in questa piccolezza si è concentrato, sintetizzato ed
espresso tutto l’infinito Mistero di Dio. Quale è questo Mistero
che noi oggi vediamo nel bambino che giace nella mangiatoia?
2. “Carissimo, quando si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore
nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati ….. misericordia”.
Ecco che cosa noi vediamo nel bambino: la bontà di Dio salvatore
nostro, il suo amore per gli uomini, la sua misericordia.
Provate, fratelli e sorelle, a considerare attentamente questo
avvenimento che i Signore ci ha fatto conoscere. L’evangelista Giovanni
lo riassume così: il Verbo si è fatto carne. Il che significa
«Colui che era Dio si è fatto uomo». Colui che era Figlio
di Dio è divenuto figlio assumendo ciò che era inferiore,
non mutando ciò che era superiore; prendendo ciò che non
era, non perdendo ciò che era. Cominciò ad essere nella natura
umana, inferiore al Padre, ma continuando a rimanere nella natura divina,
nella quale Lui e il Padre sono una cosa sola.
Considerando attentamente tutto questo, provate a chiedervi:
chi ha meritato tutto questo? Chi poteva esigere che tutto questo succedesse?
Forse che la creatura poteva esigere dal Creatore di venire a dimorare
nella sua miseria? Forse che la nostra povertà poteva meritare che
l’Infinita Ricchezza di Dio si spogliasse a nostro favore? Chi poteva pretendere
che il Padre facesse diventare figlio dell’uomo il suo Figlio unigenito,
affinché il figlio dell’uomo potesse diventare figlio di Dio? Da
qualunque parte tu consideri “questo avvenimento che il Signore ci ha fatto
conoscere”, tu non vedrai altro che bontà, grazia, dono, amore,
misericordia. Sì veramente oggi “si sono manifestati la bontà
di Dio …”.
Rimaniamo in questa grazia perché “risplenda nelle nostre
opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito”.
3. Ma l’apostolo parla di un’abbondante effusione dello Spirito in noi
che giustificandoci, ci rende eredi della vita eterna. Nella luce del Natale,
lo Spirito Santo ci rende consapevoli della nostra verità e dignità
di persone, poiché ci svela il nostro ultimo destino: Dio si è
fatto mortale perché l’uomo divenisse immortale. Unica creatura
che Dio ha voluto per se stessa, l’uomo oggi scopre la sua infinita dignità.
Andando a Betlemme per vedere l’avvenimento che il Signore gli ha fatto
conoscere, l’uomo vede anche se stesso, il suo mistero di grandezza. “Qual
è questo mistero che ha me come oggetto? io ebbi parte all’immagine
di Dio e pure non la conservai: Egli allora prende parte alla mia carne
sia per salvare l’immagine sia per rendere immortale la carne. Egli si
mette una seconda volta in comunione con l’uomo, e in una comunione molto
più straordinaria della prima, in quanto la prima volta Egli mi
fece partecipare alla natura migliore, ora invece è Lui che partecipa
all’elemento peggiore” (S. Gregorio Nazianzeno, Discorso 38,13).
L’uomo impara la verità su se stesso e la sua dignità
da Gesù Cristo e la attua nella propria vita per opera dello Spirito
che Egli ci dona.
Ecco, fratelli e sorelle: uscite da questa celebrazione colla
gioia di chi ha visto un grande avvenimento. Ha visto che Dio è
solo misericordia e che l’uomo è la sola creatura che vale infinitamente.
Non dimenticate mai la grazia e la misericordia del Padre; non svendete
mai la vostra dignità.
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