home
biografia
video
audio
english
español
français
Deutsch
polski
한 국 어
1976/90
1991/95
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


TE DEUM
Cattedrale di Ferrara e Concattedrale di Comacchio
31 dicembre 1997

1. “Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio”. La fine dell’anno e l’avvicinarsi inarrestabile della fine di un intero millennio ci fanno prendere coscienza più viva del passare inesorabile del tempo, e del nostro passare col tempo. Il tempo infatti, il suo passare (questo trascorrere dei giorni) non è qualcosa di estraneo alla nostra persona: è qualcosa che entra nella costituzione stessa della nostra vita. Anche la nostra vita è come un giorno, dice la Scrittura: ha il suo inizio, il suo meriggio ed il suo tramonto. E’ allora inevitabile che l’uomo si chieda che senso ha tutto questo: se questo scorrere del tempo è orientato verso una meta finale.
 “Fratelli, quando venne la pienezza del tempo”: ci dice l’apostolo Paolo. Attraverso l’apostolo dunque, il Signore ci svela che il tempo è in suo potere, che Egli ha stabilito per il tempo come per ogni cosa una determinata misura, che questa misura è già stata raggiunta: la “pienezza del tempo” è già venuta. Quando e perché? la venuta di Cristo in mezzo a noi ha portato il tempo alla sua misura stabilita. La fine del tempo è già avvenuta a causa e nella incarnazione del Figlio di Dio. Il testo paolino infatti non deve essere inteso nel modo seguente: “poiché il tempo aveva raggiunto la sua pienezza, Dio mandò …”, ma al contrario: “poiché Dio mandò il suo Figlio, nell’istante in cui il Figlio entrò nel tempo, il tempo ha raggiunto la sua pienezza”.
Il sopraggiungere della scadenza finale del mondo, la fine del tempo, si realizza nell’invio del Figlio. L’istante quindi in cui il Figlio di Dio prende carne, quel momento preciso, se da una parte è stato uno dei tanti istanti e momenti di cui è intessuta la trama della storia umana, dall’altra è un istante e momento unico, assolutamente singolare: in esso è finito, terminato. E’ divenuto pieno. Ecco, fratelli e sorelle: questa sera celebriamo “il mistero del tempo” contemplandone la sua pienezza, Cristo Gesù Dio fattosi uomo. La nostra celebrazione della fine dell’anno non deve essere fatta “in mezzo a gozzoviglie ed ubriachezze, non fra impurità e licenze” (Rom. 13,13). La nostra celebrazione è la lode e l’adorazione di Cristo re di tutti i tempi, nella vera gioia che nasce dall’essere con Lui.

2. Per quale ragione l’invio del Figlio nella nostra natura umana ha portato il tempo alla sua fine o pienezza? Proprio a causa del mistero dell’Incarnazione del Verbo, il mistero di questo tempo natalizio che stiamo celebrando. In esso infatti il Verbo che è Dio, ha assunto la nostra natura umana. Egli non ha cessato di essere Dio, ma senza trasformare la sua natura divina nella nostra natura umana, ha elevato la nostra alla sua vita. “Quando il Verbo assunse un corpo nel tempo per poter manifestarsi in questa nostra vita terrena, non perdette l’eternità per assumere il corpi, ma conferì l’immortalità anche al corpo” (S. Agostino, Discorso 187, 4; NBA XXXII/1, pag. 23). E quindi, voi vedete, fratelli e sorelle carissimi, che nel Cristo la nostra natura umana ha raggiunto pienamente lo scopo per cui era stata creata: partecipare alla stessa vita divina. Ed infatti l’apostolo ci ha appena insegnato che l’invio del Figlio, che porta a compimento il tempo, ha uno scopo preciso: “perché ricevessimo l’adozione a figli … e se figlio, sei anche erede”. Erede appunto della vita di Dio. Ascoltiamo quando dice un Padre della Chiesa: “Nella pienezza del tempo, il Verbo, unendosi all’umiltà della nostra natura, si fece carne per amore dell’uomo …; ha preso in sé tutta la nostra natura affinché, a causa della sua unione con Dio, fosse in Lui divinizzata” (S. Gregorio Nisseno). Oltre Cristo non è più possibile procedere: fuori ed oltre Lui non c’è umana salvezza. In Lui ogni aspettativa umana di ogni uomo, a qualunque popolo appartenga, ha trovato compimento.
 Tuttavia a noi sembra che anche dopo l’incarnazione del Verbo il tempo non si sia fermato: esso continua a scorrere. Ha continuato ancora per 1997 anni, almeno. Allora tutto quello che abbiamo detto finora è falso? Ascoltiamo ancora l’Apostolo: “che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida «Abba-Padre»”. Cristo è la pienezza della nuova creazione. Il tempo continua a trascorrere perché sia donato ad ogni uomo che viene in questo mondo, ad ogni popolo ed ad ogni cultura di partecipare alla stessa pienezza di vita che è nel Cristo. Il tempo che viviamo è il “tempo dello Spirito Santo”, il tempo cioè durante il quale lo Spirito Santo ci trasfigura ad immagine di Cristo così che possiamo in tutta verità di figli nel Figlio dire: “Padre-Abbà”. E’ questo il tempo in cui si prolunga, per opera dello Spirito Santo, il mistero natalizio dell’incarnazione del Verbo. E così vedete che tutto il tempo è diviso in due grandi tappe: ante Christum natum – post Christum natum. Egli è Pienezza e Primizia del tempo. “Quindi non sei più schiavo, ma figlio”: ci avverte l’Apostolo.
 Quando l’uomo si rende conto di questa dimensione intima dello scorrere del tempo, egli diventa capace nello Spirito di liberarsi da ogni schiavitù. Nella nostra epoca questi vincoli di schiavitù sono diventati sempre più invadenti, attraverso meccanismi sempre più sofisticati e sempre meno percepibili. Sono penetrati perfino nell’intimo dell’uomo, nel santuario della sua coscienza, strappando così l’uomo dalla sua verità.
 Sto pensando, in modo particolare, alla vera e propria devastazione subita dalla coscienza morale dei nostri giovani. Ad essi, in tanti momenti della nostra vita quotidiana non diciamo forse, noi adulti, in modo più o meno chiaro: “dimentica la coscienza, e se vuoi avere successo, segui le regole del mondo”? Non è stato loro insegnato che non esiste una vera e propria distinzione fra “bene/male, giusto/ingiusto”, ma solo fra “utile/dannoso, piacevole/spiacevole”? forse che in questo modo non si è loro insegnato ad abdicare semplicemente alla loro coscienza morale e quindi ad essere liberi?
 Ancora una volta questa sera risuona il grande messaggio di liberazione (“non sei più schiavo”!). E’ un messaggio di liberazione per opera dello Spirito Santo, che aiuta l’uomo a riscoprire in Cristo la piena misura della vera libertà. “Non sei più schiavo, ma figlio”, dal momento che “quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio … perché ricevessimo l’adozione a figli”.