TE DEUM
Cattedrale di Ferrara e Concattedrale di Comacchio
31 dicembre 1997
1. “Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il
suo Figlio”. La fine dell’anno e l’avvicinarsi inarrestabile della fine
di un intero millennio ci fanno prendere coscienza più viva del
passare inesorabile del tempo, e del nostro passare col tempo. Il tempo
infatti, il suo passare (questo trascorrere dei giorni) non è qualcosa
di estraneo alla nostra persona: è qualcosa che entra nella costituzione
stessa della nostra vita. Anche la nostra vita è come un giorno,
dice la Scrittura: ha il suo inizio, il suo meriggio ed il suo tramonto.
E’ allora inevitabile che l’uomo si chieda che senso ha tutto questo: se
questo scorrere del tempo è orientato verso una meta finale.
“Fratelli, quando venne la pienezza del tempo”: ci dice l’apostolo
Paolo. Attraverso l’apostolo dunque, il Signore ci svela che il tempo è
in suo potere, che Egli ha stabilito per il tempo come per ogni cosa una
determinata misura, che questa misura è già stata raggiunta:
la “pienezza del tempo” è già venuta. Quando e perché?
la venuta di Cristo in mezzo a noi ha portato il tempo alla sua misura
stabilita. La fine del tempo è già avvenuta a causa e nella
incarnazione del Figlio di Dio. Il testo paolino infatti non deve essere
inteso nel modo seguente: “poiché il tempo aveva raggiunto la sua
pienezza, Dio mandò …”, ma al contrario: “poiché Dio mandò
il suo Figlio, nell’istante in cui il Figlio entrò nel tempo, il
tempo ha raggiunto la sua pienezza”.
Il sopraggiungere della scadenza finale del mondo, la fine del tempo,
si realizza nell’invio del Figlio. L’istante quindi in cui il Figlio di
Dio prende carne, quel momento preciso, se da una parte è stato
uno dei tanti istanti e momenti di cui è intessuta la trama della
storia umana, dall’altra è un istante e momento unico, assolutamente
singolare: in esso è finito, terminato. E’ divenuto pieno. Ecco,
fratelli e sorelle: questa sera celebriamo “il mistero del tempo” contemplandone
la sua pienezza, Cristo Gesù Dio fattosi uomo. La nostra celebrazione
della fine dell’anno non deve essere fatta “in mezzo a gozzoviglie ed ubriachezze,
non fra impurità e licenze” (Rom. 13,13). La nostra celebrazione
è la lode e l’adorazione di Cristo re di tutti i tempi, nella vera
gioia che nasce dall’essere con Lui.
2. Per quale ragione l’invio del Figlio nella nostra natura umana ha
portato il tempo alla sua fine o pienezza? Proprio a causa del mistero
dell’Incarnazione del Verbo, il mistero di questo tempo natalizio che stiamo
celebrando. In esso infatti il Verbo che è Dio, ha assunto la nostra
natura umana. Egli non ha cessato di essere Dio, ma senza trasformare la
sua natura divina nella nostra natura umana, ha elevato la nostra alla
sua vita. “Quando il Verbo assunse un corpo nel tempo per poter manifestarsi
in questa nostra vita terrena, non perdette l’eternità per assumere
il corpi, ma conferì l’immortalità anche al corpo” (S. Agostino,
Discorso 187, 4; NBA XXXII/1, pag. 23). E quindi, voi vedete, fratelli
e sorelle carissimi, che nel Cristo la nostra natura umana ha raggiunto
pienamente lo scopo per cui era stata creata: partecipare alla stessa vita
divina. Ed infatti l’apostolo ci ha appena insegnato che l’invio del Figlio,
che porta a compimento il tempo, ha uno scopo preciso: “perché ricevessimo
l’adozione a figli … e se figlio, sei anche erede”. Erede appunto della
vita di Dio. Ascoltiamo quando dice un Padre della Chiesa: “Nella pienezza
del tempo, il Verbo, unendosi all’umiltà della nostra natura, si
fece carne per amore dell’uomo …; ha preso in sé tutta la nostra
natura affinché, a causa della sua unione con Dio, fosse in Lui
divinizzata” (S. Gregorio Nisseno). Oltre Cristo non è più
possibile procedere: fuori ed oltre Lui non c’è umana salvezza.
In Lui ogni aspettativa umana di ogni uomo, a qualunque popolo appartenga,
ha trovato compimento.
Tuttavia a noi sembra che anche dopo l’incarnazione del Verbo
il tempo non si sia fermato: esso continua a scorrere. Ha continuato ancora
per 1997 anni, almeno. Allora tutto quello che abbiamo detto finora è
falso? Ascoltiamo ancora l’Apostolo: “che voi siete figli ne è prova
il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio
che grida «Abba-Padre»”. Cristo è la pienezza della
nuova creazione. Il tempo continua a trascorrere perché sia donato
ad ogni uomo che viene in questo mondo, ad ogni popolo ed ad ogni cultura
di partecipare alla stessa pienezza di vita che è nel Cristo. Il
tempo che viviamo è il “tempo dello Spirito Santo”, il tempo cioè
durante il quale lo Spirito Santo ci trasfigura ad immagine di Cristo così
che possiamo in tutta verità di figli nel Figlio dire: “Padre-Abbà”.
E’ questo il tempo in cui si prolunga, per opera dello Spirito Santo, il
mistero natalizio dell’incarnazione del Verbo. E così vedete che
tutto il tempo è diviso in due grandi tappe: ante Christum natum
– post Christum natum. Egli è Pienezza e Primizia del tempo. “Quindi
non sei più schiavo, ma figlio”: ci avverte l’Apostolo.
Quando l’uomo si rende conto di questa dimensione intima dello
scorrere del tempo, egli diventa capace nello Spirito di liberarsi da ogni
schiavitù. Nella nostra epoca questi vincoli di schiavitù
sono diventati sempre più invadenti, attraverso meccanismi sempre
più sofisticati e sempre meno percepibili. Sono penetrati perfino
nell’intimo dell’uomo, nel santuario della sua coscienza, strappando così
l’uomo dalla sua verità.
Sto pensando, in modo particolare, alla vera e propria devastazione
subita dalla coscienza morale dei nostri giovani. Ad essi, in tanti momenti
della nostra vita quotidiana non diciamo forse, noi adulti, in modo più
o meno chiaro: “dimentica la coscienza, e se vuoi avere successo, segui
le regole del mondo”? Non è stato loro insegnato che non esiste
una vera e propria distinzione fra “bene/male, giusto/ingiusto”, ma solo
fra “utile/dannoso, piacevole/spiacevole”? forse che in questo modo non
si è loro insegnato ad abdicare semplicemente alla loro coscienza
morale e quindi ad essere liberi?
Ancora una volta questa sera risuona il grande messaggio di liberazione
(“non sei più schiavo”!). E’ un messaggio di liberazione per opera
dello Spirito Santo, che aiuta l’uomo a riscoprire in Cristo la piena misura
della vera libertà. “Non sei più schiavo, ma figlio”, dal
momento che “quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo
Figlio … perché ricevessimo l’adozione a figli”.
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