CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO 1997
31 maggio 1997
Carissimi, l’esperienza di fede e di preghiera che questa sera vivremo
in onore della Madre di Dio, è veramente straordinaria.
Siamo di fronte al tesoro più prezioso posseduto dalla nostra
città, la facciata della nostra Cattedrale; al suo centro, come
una gemma incastonata in una cornice sublime, la figura della Madre di
Dio.
Siamo come raccolti attorno al centro ideale della nostra città.
per fare che cosa? in primo luogo per essere educati ad un modo di guardare
alla realtà, che purtroppo abbiamo perduto e che invece i nostri
fratelli, che hanno costruito questa facciata, possedevano in pienezza.
Essi erano spesso persone analfabete, ma in grado di “leggere” la complessa
meravigliosa simbologia di questa facciata, perché sapevano cogliere,
intra-vedere la presenza di Dio in ogni uomo, in ogni cosa. questa capacità
di vedere il Mistero nella quotidiana fatica i vivere, questo senso del
simbolo rendeva quei nostri fratelli di fede più colti nel senso
forte del termine di quanto non siamo noi con la scuola d’obbligo.
Un grande maestro ci aiuterà a ricuperare questa vera, profonda
cultura.
Ma questa sera non siamo qui solo per questo. O meglio: siamo qui per
reimparare a vedere la realtà in questo modo, perché solo
così la nostra vita viene vissuta come essa è in tutta la
pienezza della sua dignità. Essa è abitata da una Presenza:
dalla Presenza di un Mistero di grazia, di misericordia, di tenerezza,
dal momento che Dio si fece uomo nel corpo di Maria.
Vi dicevo che quella figura mariana è il centro della nostra
vita: in Maria Dio si è fatto uomo veramente, pienamente e l’uomo
scopre di essere stato predestinato nel Cristo ad una dignità infinita.
Chi sente la presenza del mistero di questa predestinazione, prega: la
coscienza, la certezza di questa vicinanza prende corpo nella preghiera.
E così questa è una straordinaria esperienza di preghiera.
Per partire di qui con la più grande speranza che possa dimorare
nel cuore umano, la speranza della vita eterna, che dà senso anche
all’esistenza più oscura del più abbandonato.
|