PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
Cattedrale di Ferrara 30 novembre 1997
Con la prima domenica di Avvento la Chiesa inizia un nuovo anno
liturgico, un anno cioè durante il quale essa farà memoria
della vita, della morte e risurrezione del Signore Gesù. Non sarà
solo un ricordo di avvenimenti passati. Celebrando la divina Eucarestia,
noi siamo messi in grado di attingere a quei misteri di salvezza ciò
di cui abbiamo bisogno per vivere in questo mondo senza perdere se stessi,
incamminati come siamo verso l’eterna vita divina. Sono queste le tre dimensioni
essenziali della nostra esistenza che si distende nel tempo: il passato,
il presente, il futuro. E l’anno liturgico della Chiesa ci educa precisamente
a viverle integralmente tutte e tre, senza identificarci completamente
con nessuna di esse. Infatti l’anno liturgico è memoria di ciò
che il Signore Gesù ha compiuto per la nostra salvezza; è
incontro con la Sua Persona presente oggi in mezzo a noi; è attesa
della sua venuta alla fine della nostra vita e alla fine della storia.
Memoria, incontro, attesa: sono le esperienze fondamentali che vivremo
soprattutto in queste settimane di Avvento e che ci consentono di “redimere
il tempo”. Senza distruggere in esso la nostra vita o con la nostalgia
di un passato irrecuperabile o con l’identificazione coll’istante presente
e sempre fuggente o con il sogno di un futuro irraggiungibile. Gesù
ci redime nel tempo, poiché Egli è Colui che era, che è,
e che viene: lo stesso ieri, oggi e sempre. Poniamoci allora in ascolto
della Parola di Dio.
1. “Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò
le promesse”. Fratelli, sorelle: questo è il punto fondamentale,
la roccia su cui poggiare i nostri piedi, se non vogliamo essere travolti
dalla corrente del tempo della storia. Questa, la storia umana e la nostra
storia personale, non è vacuo ed estenuante girovagare senza nessuna
meta, come ci insegna l’atmosfera nichilista che respiriamo. La storia
è un cammino che ha come termine i giorni nei quali il Signore realizzerà
la sua promessa. Quale promessa? La promessa di un’esistenza di pienezza,
di giustizia.
“State bene attenti” ci dice il Signore nel Vangelo “che i vostri
cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della
vita”. E’ questo il rischio grave di ciascuno di noi. Spegnere in noi i
nostri desideri più profondi; restringere la misura della nostra
attesa dentro al solo momento presente, creando nel nostro spirito quella
tristezza del cuore che è propria di chi non aspetta più
nulla nella e dalla vita. Il cuore si è appesantito: non cammina
più, è troppo stanco, oppresso e triste, anche se cerca di
dimenticarsi “in dissipazioni, ubriachezze ed affanni della vita”.
La promessa del Signore come si compie? Si compie con la venuta
nella nostra carne del Figlio di Dio. Tre sono le sue venute: quella passata
che si è compiuta nella sua morte e risurrezione; quella presente,
che si attua ogni volta che noi siamo alla sua Presenza; quella futura,
anticipata per ciascuno nella propria morte e poi estesa a tutti alla fine
dei tempi. Certo: noi siamo preoccupati soprattutto dell’ultima. Ma ascoltiamo
che cosa ci dice l’Apostolo.
2. “Il Signore vi faccia crescere ed abbondare nell’amore vicendevole
... per rendere saldi ed irreprensibili i vostri cuori”. Cioè: è
ora che dobbiamo comportarci in modo tale che i nostri cuori possano attendere
con fiducia la venuta finale del Signore. Quali sono i comportamenti richiesti?
L’apostolo ci dice che è l’esercizio della carità
reciproca; il Signore nel Vangelo insiste sulla vigilanza e la preghiera:
“Vegliate e pregate ...” la vigilanza ci impedisce di pensare che tutto
finisca colla nostra morte; la preghiera è la forza che ci impedisce
di soccombere alla tentazione dell’incredulità.
In conclusione, fratelli e sorelle, l’inizio del nuovo anno liturgico
ci richiama alla necessità di vivere il presente come amministratori
saggi e prudenti. Per questo siamo invitati a condurre una vita sobria
e vigilante, piena di carità e di preghiera. Così puoi avere
un cuore saldo ed irreprensibile, “nell’attesa che si compia la beata speranza
e venga il Signore nostro Gesù Cristo”.
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