ORDINAZIONE DIACONALE
Abbazia di Pomposa 29 giugno 1997
“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la
sua lode”. Si compia veramente in ciascuno di noi, in questo momento, la
parola del Salmo: benediciamo il Signore in ogni tempo e la sua lode sia
sempre sulla nostra bocca, ma specialmente oggi.
Oggi infatti è una duplice festa: dentro la festa degli Apostoli
Pietro e Paolo, primi instancabili testimoni della Risurrezione di Cristo,
noi celebriamo la fedeltà di Cristo che non abbandona mai i suoi
fedeli, poiché attraverso l’imposizione delle mani, Egli continua
a scegliere alcuni fra i suoi, come servi del suo popolo. Fra i due avvenimenti,
la solenne memoria dei beati apostoli e la consacrazione diaconale di don
Francesco, c’è un richiamo profondo.
1. La liturgia oggi ci presenta Pietro e Paolo nell’aspetto sintetico
della loro personalità, in ciò che fa di loro due santi straordinari.
Di Pietro ci presenta la fede: “Beato te, Simone... nei cieli”; di Paolo
ci presenta la fiducia incrollabile nella grazia di Cristo: “Il Signore
mi è stato vicino e mi ha dato forza”.
Ci sembra di sentire la voce di Cristo a Pietro: “se la carne
ed i sangue possono averti portato, o Pietro, a riconoscere momentaneamente
altri signori, altri amici; se puoi aver avuto paura in altri momenti,
io so che tu non hai altri da cui andare; so che non andrai mai definitivamente
da nessun altro, poiché tu sai che solo io ho parole di vita eterna”.
Ci sembra di udire la voce di Cristo a Paolo: “puoi bene attendere
la corona di giustizia che io, giusto giudice, ti consegnerò; hai
infatti conservato la fede in chi ti ha amato ed ha donato se stesso per
te, dal momento che non eri più tu a vivere di te stesso, ma ero
io a vivere in te”.
Sì fratelli e sorelle! Anche se la debolezza può farci
cadere e la paura farci vacillare, ciò che conta è in chi
abbiamo messo fiducia, quale è la presenza che riconosciamo come
forza che origina e conduce la vita, a cui rivolgerci nel bene e nel male,
nella luce e nell’oscurità, nella giovinezza, nella maturità
o nella vecchiaia. Ciò che si costruisce su questa pietra rimane
per sempre: la fine del tempo non distruggerà ciò che abbiamo
costruito dentro il tempo su quella pietra. Tutto il resto invece se ne
andrà, come se non fosse mai esistito, anche se oggi sembra trionfare.
I quattro picchetti di quattro soldati ciascuno sono stati vinti dalla
semplice preghiera dei credenti.
Ma la santa liturgia ci presenta anche l’amore di Pietro e Paolo.
Paolo ha atteso con amore, giorno per giorno, che giungessero finalmente
il momento in cui versare in libagione il proprio sangue e sciogliere le
vele, per essere sempre con Cristo. Pietro che tradì l’amore per
tre volte, tre volte con umile convinzione poté dire: “Signore,
tu sai che io ti amo”. Ecco, alla fine, l’incomparabile grandezza di questi
apostoli: hanno amato il Signore donandosi senza misura agli uomini.
2. Nella luce della testimonianza dei due apostoli noi celebriamo il
santo sacramento dell’ordine, conferendo il diaconato al nostro fratelli,
che vive la sua consacrazione battesimale nel monachesimo.
Attraverso questo sacramento, inizierà nella sua persona
quella speciale configurazione a Cristo, che lo renderà suo ministro,
amministratore dei beni della salvezza. Egli sarà già posto
in quell’apostolato che ha il suo inizia nella persona dei Ss. Pietro e
Paolo. Come non sentire allora non rivolte in modo speciale al nostro fratello,
le parole rivolte da Cristo a Pietro? “Beato te, Simone ...”. Sì,
veramente beato, se il Padre ti ammaestrerà da questo giorno in
poi, in modo singolare, rivelandoti il suo Figlio unigenito. Se non ti
lascerai ingannare da congetture terrene, ma sarai sempre istruito dall’aspirazione
celeste: solo così la tua esistenza sarà invincibile e le
porte dell’inferno non prevarranno contro di te.
Così sia: per te, e per ciascuno di noi.
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