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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA S. MESSA 28 novembre 1997
Cattedrale di Ferrara

 La Parola di Dio annunciata in questa santa Liturgia illumina di luce singolare la vostra iniziativa, e ciascuno di noi, dal momento che ci istruisce circa il modo di essere dentro la storia.
1/ La lettura profetica ci dona una visione della storia di singolare profondità. La storia umana non è un cerchio che ricomincia sempre dove finisce, disegnando e circoscrivendo uno spazio chiuso in se stesso. Essa, secondo la visione profetica, è una linea retta che, pur disegnandosi attraverso tappa successive qui raffigurate dalle quattro bestie, si muove verso un fine preciso, una meta finale. La meta finale è costituita da una misteriosa figura, un “figlio d’uomo”, che avrà “un potere eterno che non tramonta mai” ed “un regno tale che non sarà mai distrutto”. Fratelli e sorelle: custodiamo intatta questa certezza.  La storia umana non è il risultato casuale dell’incrocio di forze che nessuno governa, oppure la vittoria della “bestia” cioè del tiranno di turno, sia esso un individuo sia esso un popolo. Nella storia si realizza un disegno provvidenziale in forza del quale “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rom 8,28). Questa certezza si fonda sulla Rivelazione profetica: “furono collocati i troni e un vegliardo si assise”. La certezza che dentro alla storia si va realizzando un progetto si fonda sul fatto che la storia è sottoposta al giudizio di Dio. Un giudizio al quale non sfugge nulla: “la corte sedette e furono aperti i libri”; un giudizio che viene eseguito: “e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco”; un giudizio che muove la storia degli uomini verso un evento finale al quale essa è intimamente orientata: “ecco apparire sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio d’uomo”. Come allora dobbiamo starci, dentro la storia?

2/ “Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: guardate il fico...”. La venuta di Cristo, il figlio dell’uomo cui fu dato ogni potere, ha dato compimento alla storia umana. Dopo la morte e risurrezione di Cristo, i giorni continuano a scorrere al solo scopo di realizzare la chiamata di tutti gli uomini alla salvezza. “Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2Pt 3,9). Il Regno di Cristo sta già accadendo all’interno del tessuto concreto delle vicende umane, dentro alla nostra storia quotidiana. Il contadino guarda il fico che germoglia; non si può sbagliare: è il segno che l’estate è vicina. Il credente ha occhi penetranti: essi guardano dentro alle nostre vicende quotidiane per vedere se già il fico germoglia. Egli intra-vede nella confusa complessità della nostra storia la venuta della salvezza di Cristo. E’ dentro al nostro tempo che si sta preparando la beata eternità, come nel germoglio sta già maturando il frutto. “Non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avverato”. L’evento della salvezza è contemporaneo ad ogni uomo ed è sempre sul punto di accadere dentro alla sua vita: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre”. Purché ci si apra docilmente al dono.

3/ E’ in questo contesto che si pone la vostra proposta: volete porre un piccolo segno, ma carico di grande significato, dentro alla nostra società, un segno di quella  salvezza che cambia radicalmente la storia di ciascuno e di un intero popolo. Una società, un popolo infatti si costruisce dalle scelte di amore delle persone che lo compongono, come ci ha insegnato il grande Agostino. O l’amore del proprio interesse fino al disprezzo del Bene comune, o l’amore del Bene comune fino al disprezzo del proprio interesse individuale. Pertanto il nostro popolo, la nostra città sarà tanto più vera quanto più positive, cioè rivolte al bene, saranno le scelte delle persone che in essa vivono. Il resto è organizzazione amministrativa, giuridico-politica, che sarà orientata al bene comune nella misura in cui si porrà al servizio di quelle scelte di bene. Il massimo grado di socialità non coincide col più alto grado di organizzazione amministrativa-politica, ma col massimo di amore che ogni persona di questa città sarà in grado di esprimere. Poiché è l’amore vero l’unica forza di rigenerare la società. E’ il germoglio temporale dentro la storia del frutto che maturerà nell’eternità: la società dei santi uniti nell’indivisibile amore del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo.