OMELIA S. MESSA 28 novembre 1997
Cattedrale di Ferrara
La Parola di Dio annunciata in questa santa Liturgia illumina
di luce singolare la vostra iniziativa, e ciascuno di noi, dal momento
che ci istruisce circa il modo di essere dentro la storia.
1/ La lettura profetica ci dona una visione della storia di singolare
profondità. La storia umana non è un cerchio che ricomincia
sempre dove finisce, disegnando e circoscrivendo uno spazio chiuso in se
stesso. Essa, secondo la visione profetica, è una linea retta che,
pur disegnandosi attraverso tappa successive qui raffigurate dalle quattro
bestie, si muove verso un fine preciso, una meta finale. La meta finale
è costituita da una misteriosa figura, un “figlio d’uomo”, che avrà
“un potere eterno che non tramonta mai” ed “un regno tale che non sarà
mai distrutto”. Fratelli e sorelle: custodiamo intatta questa certezza.
La storia umana non è il risultato casuale dell’incrocio di forze
che nessuno governa, oppure la vittoria della “bestia” cioè del
tiranno di turno, sia esso un individuo sia esso un popolo. Nella storia
si realizza un disegno provvidenziale in forza del quale “tutto concorre
al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo
disegno” (Rom 8,28). Questa certezza si fonda sulla Rivelazione profetica:
“furono collocati i troni e un vegliardo si assise”. La certezza che dentro
alla storia si va realizzando un progetto si fonda sul fatto che la storia
è sottoposta al giudizio di Dio. Un giudizio al quale non sfugge
nulla: “la corte sedette e furono aperti i libri”; un giudizio che viene
eseguito: “e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato
a bruciare nel fuoco”; un giudizio che muove la storia degli uomini verso
un evento finale al quale essa è intimamente orientata: “ecco apparire
sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio d’uomo”. Come allora dobbiamo
starci, dentro la storia?
2/ “Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: guardate il fico...”.
La venuta di Cristo, il figlio dell’uomo cui fu dato ogni potere, ha dato
compimento alla storia umana. Dopo la morte e risurrezione di Cristo, i
giorni continuano a scorrere al solo scopo di realizzare la chiamata di
tutti gli uomini alla salvezza. “Il Signore non ritarda nell’adempiere
la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non
volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2Pt
3,9). Il Regno di Cristo sta già accadendo all’interno del tessuto
concreto delle vicende umane, dentro alla nostra storia quotidiana. Il
contadino guarda il fico che germoglia; non si può sbagliare: è
il segno che l’estate è vicina. Il credente ha occhi penetranti:
essi guardano dentro alle nostre vicende quotidiane per vedere se già
il fico germoglia. Egli intra-vede nella confusa complessità della
nostra storia la venuta della salvezza di Cristo. E’ dentro al nostro tempo
che si sta preparando la beata eternità, come nel germoglio sta
già maturando il frutto. “Non passerà questa generazione
finché tutto ciò sia avverato”. L’evento della salvezza è
contemporaneo ad ogni uomo ed è sempre sul punto di accadere dentro
alla sua vita: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre”.
Purché ci si apra docilmente al dono.
3/ E’ in questo contesto che si pone la vostra proposta: volete porre
un piccolo segno, ma carico di grande significato, dentro alla nostra società,
un segno di quella salvezza che cambia radicalmente la storia di
ciascuno e di un intero popolo. Una società, un popolo infatti si
costruisce dalle scelte di amore delle persone che lo compongono, come
ci ha insegnato il grande Agostino. O l’amore del proprio interesse fino
al disprezzo del Bene comune, o l’amore del Bene comune fino al disprezzo
del proprio interesse individuale. Pertanto il nostro popolo, la nostra
città sarà tanto più vera quanto più positive,
cioè rivolte al bene, saranno le scelte delle persone che in essa
vivono. Il resto è organizzazione amministrativa, giuridico-politica,
che sarà orientata al bene comune nella misura in cui si porrà
al servizio di quelle scelte di bene. Il massimo grado di socialità
non coincide col più alto grado di organizzazione amministrativa-politica,
ma col massimo di amore che ogni persona di questa città sarà
in grado di esprimere. Poiché è l’amore vero l’unica forza
di rigenerare la società. E’ il germoglio temporale dentro la storia
del frutto che maturerà nell’eternità: la società
dei santi uniti nell’indivisibile amore del Padre, del Figlio, dello Spirito
Santo.
|