VENERDI’ SANTO 1997
Ieri sera abbiamo celebrato l’istituzione della divina Eucarestia: essa
è la memoria della passione e della morte di Cristo. Oggi, in questa
austera celebrazione, col digiuno e colla meditazione, vogliamo immergerci
nella contemplazione della passione del Signore, della sua morte. Vogliamo
adorare la S. Croce, vedendo in essa il luogo in cui Dio ha rivelato
Se stesso nel modo più alto.
1. Abbiamo sentito il racconto della passione del Signore. Nell’animo
stupito di fronte ad una tale tragedia, non può non sorgere una
domanda: perché tutto questo è successo? Quale è
la spiegazione di questa incredibile storia?
“Egli si è caricato delle nostre sofferenze ... guariti”:
E’ la prima, sconvolgente risposta che la Parola di Dio dà alla
nostra domanda. Cristo morì in riferimento a noi; il suo morire
ha a che fare qualcosa con ciascuno di noi, ha un qualche riferimento alla
mia, alla tua persona. Posto di fronte alla Croce, alla passione di Cristo,
devi dire: “tutto quanto è successo, queste sofferenze e questi
dolori, queste angustie e queste paure, queste «forti grida e lacrime»
sono per causa mia”. Cioè, come ci dice il Profeta, “per i nostri
delitti” o “per le nostre iniquità”. Di fronte alla Croce, devi
dire: “io sono responsabile di tutto questo”. Senza questa consapevolezza,
non è possibile comprendere la Croce di Cristo. Egli “si è
caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”.
Prendendo su di sé i nostri peccati, Cristo ha fatto morire il peccato
e ne ha eliminato il potere. Il morire di Cristo, la sua passione ha a
che fare con noi, nel senso che è avvenuto per causa nostra, a motivo
nostro, per amore nostro. Ha preso su di sé le nostre ingiustizie,
sul proprio corpo, versando il proprio sangue per noi. E così ha
tolto ogni potere al peccato e nel suo sangue siamo stati salvati. “Quando
offrirà se stesso ... giustificherà molti”, dice il Profeta.
2. “Tu non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato
dall’alto”. In queste parole dette da Gesù a Pilato, troviamo una
risposta ancora più sconvolgente alla nostra domanda sul perché
della passione di Cristo. “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo
Figlio unigenito”: l’origine ultima della passione di Cristo è da
ricercare nella decisione del Padre di inviare il suo Figlio unigenito
a condividere in tutto la nostra sorte perché la ristabilisse nella
sua originaria verità. Nel sacrifico del Calvario, giunge alla piena
realizzazione il disegno del Padre nei nostri confronti; si esaurisce il
suo amore “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per
tutti noi” (Rom 8,32). Ascoltiamo che cosa scrive un grande Padre della
Chiesa, S. Ambrogio : «Considera l’amore del Padre: a indicare la
sua bontà affrontò, per così dire, la prova del Figlio
destinato a morte; bevve, per così dire, il dolore della sua perdita,
affinché non andasse perduto per te il frutto della redenzione [...].
Tanto grande fu nel Signore il desiderio della tua salvezza, che quasi
pose in giuoco ciò che era suo, pur di conquistarti [...]. Ha dato
[il Figlio] per tutti noi, per dimostrare che ama tutti al punto da dare
per ciascuno il Figlio a lui dilettissimo. Per loro ha dato [...] ciò
che è al di sopra di tutto [...]. Non ha escluso nulla chi ha dato
l’autore di tutto». Ed in senso completo «Per me è stato
generato dal grembo di una vergine, per me è stato immolato, per
me ha esperimentato la morte, per me è risorto. Per me prese su
di sé le mie debolezze, si sottopose alle passioni del mio corpo;
per me, cioè per ogni uomo, divenne “peccato”, per me “divenne maledizione”,
per me e in me divenne “sottomesso” e “soggetto”, per me “agnello”, per
me “servo”.»
Questa sera scopriamo il vero volto di Dio: egli è solo
misericordia. Se tu vedi qualcosa d’altro in questo volto, non lo vedi
più: vedi il volto di un altro, non di Dio. Questa sera tu scopri
il vero volto quindi del tuo destino e del destino del mondo. Esso si svolgeva
sotto il peccato. Dio è intervenuto in una Persona, Gesù;
in un evento storico, la morte di Cristo. In esso ti è offerta la
salvezza definitiva. Nessuno e niente ti potranno più staccare dalla
misericordia del Padre e dell’amore di Cristo. “Io sono persuaso che né
morte né vita, né angeli né principati, né
presente né avvenire, né potenze né altezze né
profondità, ne alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore
di Dio in Gesù Cristo nostro Signore” (Rom 8,38).
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