XVII DOMENICA PER ANNUM (B)
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Lido di Volano e Porto Garibaldi
27 luglio 1997
La Chiesa oggi interrompe la lettura del Vangelo sec. Marco, per
introdurre la lettura del cap. sesto del Vangelo sec. Giovanni, una lettura
che durerà cinque domeniche. E’ una grande rivelazione che Cristo
intende fare di se stesso, del mistero della sua persona, al fine di suscitare
nel nostro cuore una fede in Lui così profonda da legarci per sempre
a Lui. Il capitolo termina con una straordinaria professione di fede, fatta
da Pietro: “Signore, tu solo hai parole di vita eterna”.
Donde comincia questa rilevazione che Cristo fa di se stesso?
“Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla...” ecco:
tutto comincia da questo sguardo con cui Gesù il Cristo vede ciascuno
di noi, vede tutta l’umanità. Nel Vangelo di domenica scorsa, era
detto che Gesù “si commosse”. Il nostro non è un Dio estraneo
alle nostre miserie di ogni giorno: è un Dio che posa lo sguardo
su di noi. “Il mio cuore si commuove dentro di me; il mio intimo freme
di compassione” (Os 11,8). Egli non ignora il mio nome.
Ma il seguito è sconvolgente: il dialogo con Filippo.
Il vero nutrimento non si può comperare, ma può essere solo
dono di Dio: “O voi tutti assetati venite all’acqua; chi non ha denaro
venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa vino e
latte”. (Is 55,1). Tuttavia, Gesù non rifiuta di prendere i cinque
pani e i due pesci. Si nasconde qui un grande mistero: la salvezza è
l’incontro di due libertà. La libertà di Dio che gratuitamente
ci dona tutto e la corrispondenza dell’uomo.
Dall’incontro nasce la sazietà dell’uomo: in Cristo trova
il compimento dei suoi desideri.
“Rivolgiamoci a colui che ha compiuto tali cose; Egli è
il pane disceso dal cielo: un pane che fa ristorare e non si può
consumare, un pane che si può nutrire e non si può esaurire”
(S. Agostino).
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