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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


FESTA DI S. ANNA
Arcispedale S. Anna
26 luglio 1997

L’odierna celebrazione eucaristica è particolarmente significativa; per il luogo in cui avviene e per il giorno. Per il luogo: l’Ospedale, dove scienza e pietà di compongono e si coniugano assieme per liberare l’uomo dal male della malattia. Per il giorno: la Chiesa oggi celebra la Memoria di S. Anna, la santa madre di Maria SS., alla quale quest’ospedale è dedicato. Non solo, ma mi piace anche unire questa celebrazione dei divini misteri alla memoria di chi ha voluto questo ospedale e lo ha dedicato a S. Anna, il grande vescovo di Ferrara il b. Giovanni Tavelli, la cui festa abbiamo celebrato giovedì scorso.
“Facciamo l’elogio degli uomini illustri ... Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità, i loro nipoti”. Non possono non suscitare profonda emozione queste parole che la Chiesa oggi applica ai Ss. Anna e Gioacchino. “I loro nipoti”, cioè il loro nipote che è Gesù Cristo, Dio generato nella carne umana da Maria, figlia di Anna e Gioacchino. Davvero preziosa è la loro eredità, se essa è costituita dalla persona stessa del Verbo incarnato! Siamo così immersi pienamente nel Mistero dell’Incarnazione di Dio, cioè di Dio che condivide pienamente la nostra condizione umana: che prende su di sé la nostra miseria perché in essa venga ad abitare la sua ricchezza, la nostra morte perché sia vinta dalla sua vita. Celebrare la festa dei “nonni” di Cristo significa  per la Chiesa prendere sul serio, fino in fondo, l’inserzione  di Dio stesso nelle generazioni umane: significa quindi passione per tutto ciò che è veramente umano, sussulto di compassione permanente per ogni miseria umana. I santi sono coloro il cui cuore è pieno di questa passione e compassione, generate dallo stupore senza fine di fronte alla dignità dell’uomo, che splende nell’Incarnazione di Dio.
Ed è da questo che è nato anche questo Arcispedale: la difesa della dignità della persona umana ammalata. La malattia è un male, ma essa non diminuisce la dignità della persona umana: essa continua a meritare un rispetto assoluto. Che cosa significhi questo in termini politici ed amministrativi, non ho né l’autorità né la competenza per dirlo. Ma umile, il più umile successore del grande Tavelli ed indegno ministro di Cristo, ho il grave dovere di richiamare almeno due  criteri che devono orientare e le scelte politiche e le scelte amministrative.
 Il primo criterio è costituito dal primato della persona dell’ammalato sulla struttura burocratico-amministrativa: non le esigenze della persona devono piegarsi alle esigenze della struttura, ma viceversa. Poiché questo è l’ordine delle cose, ogni scelta dovrà in primo luogo preoccuparsi di rispondere a questa domanda: che cosa favorisce di più le giuste esigenze dell’ammalato? dell’ammalato: non di altri.
 Il secondo criterio è costituito dalla preferenza che si deve accordare nell’organizzazione dei servizi, alle esigenze delle persone più deboli (come gli anziani) ed ai servizi di base. Esiste una domanda che non abbiamo mai il diritto di farci: “quanto vale una persona?” perché non abbiamo mai il diritto  di dire di fronte ad una persona: “non è bene che tu esista”. La giusta, doverosa preoccupazione di “far quadrare i bilanci” deve preoccuparsi in primo luogo di togliere ogni spesa che non sia necessaria, ma non necessaria per il bene dell’ammalato. Questo bene deve comunque essere il criterio fondamentale, anche amministrativo, dell’Ospedale: in bene dell’ammalato è l’unica sua ragione d’essere.
Il b. Tavelli ci ha lasciato una grande eredità: non dilapidiamola. Ne siamo tutti responsabili.