STAZIONE QUARESIMALE: MALBORGHETTO
21 marzo 1997
1. “I giudei portarono pietre per lapidare Gesù”. L’opposizione
fra Gesù e i giudei raggiunge ormai il suo culmine: Egli deve essere
ucciso, tolto cioè dal consorzio umano. Quale è la sua “colpa”?
“Perché tu che sei uomo, ti fai Dio”. Dunque, alla fine, tutto può
essere accettato in Cristo, meno una cosa: che Egli si proclami Dio. Ed
infatti che cosa è stata la cultura della modernità se non
il tentativo di ricondurre Cristo “dentro i confini della ragione”, dentro
i confini del puramente umano? E di volta in volta, Egli è
stato presentato come un grande maestro di morale, un rivoluzionario della
società del suo tempo, un esempio di solidarietà e fraternità
sociale, un difensore dei poveri: ovviamente si aveva e si ha attenzione
di aggiungere che Egli è “il più grande di tutti”. Pietre
portate per lapidarlo. Infatti, Egli non si presenta come il primo della
serie: si presenta come unico, come assolutamente singolare. Il vero problema
non è di sapere se la sua dottrina è più o meno profonda
di quella di altri: tutto questo non ha nulla in comune con i fondatori
di altre religioni, poiché semplicemente Egli si dichiara Dio. Ed
allora che cosa fare? “Anche se non volete credere a me, credete almeno
alle mie opere”. Ecco la vera provocazione, la sfida che Egli lancia all’uomo:
verificare se la sua dichiarazione di essere Dio è vera, sulla base
di ciò che ha fatto, sulla base della sua vita stessa. I casi infatti
sono due: o ciò che dice, è falso, ed allora è un
pazzo; o ciò che dice, è vero ed allora bisogna riconoscere
che Egli è nel Padre ed il Padre è in Lui. Bisogna riconoscere
che Egli è Dio resosi presente nel nostro mondo facendosi uomo.
Voler costruire, vivere un cristianesimo senza rispondere a quella domanda,
cioè senza la certezza che Egli è Dio, significa cadere nella
più tragica menzogna, anche se fosse mascherata da grandi impegni
sociali o da grandi esperienze mistiche. Sia gli uni che le altre sarebbero
pietre portate per lapidare Gesù.
2. Ma che cosa è che spinge l’uomo a negare l’unicità
, la singolarità, in una parola la divinità di Cristo? L’evangelista
Giovanni ci dice: la luce che illumina ogni uomo, viene nel mondo, ma le
tenebre non l’accolsero. Cristo, Dio fatto uomo, svela all’uomo la verità
del suo essere: una verità che l’uomo non vuole conoscere, poiché
ha deciso di vivere nella menzogna. In quale menzogna? Quella di pensare
di essere capaci di salvare se stesso colle sue proprie mani, di non aver
bisogno di Dio. Chi non ne vuole sapere del medico? Colui che è
assolutamente certo di essere sano: e Dio si presenta come Colui che guarisce
le nostre malattie. Chi non ne vuol sapere di un salvatore? Colui che è
certo di non essere perduto: e Dio si presenta come colui che è
venuto a salvarci. In una parola: di un Dio venuto a fargli compagnia,
l’uomo non sa che farsene, ritenendo di non aver bisogno. E così
accade qualcosa di paradossale. L’umiltà di Dio è, per chi
non crede, inutile e stolta; ma per chi crede, la Sua debolezza è
la forza che vince il mondo e la sapienza che vince ogni stoltezza. Ammettere
che Dio si è fatto uomo, che è vissuto come noi e che ha
vinto la morte, è un evento così unico che, se vero, cambia
il senso di tutta la nostra vicenda umana.
La Pasqua è ormai vicina: è in essa che si rivela completamente
il mistero di Cristo, il suo essere figlio di Dio. Preghiamo perché
la nostra fede non venga meno.
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