MESSA CAPITOLARI DOMENICANI
Chiesa di S. Domenico, Ferrara
19 luglio 1998
Il racconto delle due sorelle (di Betania), di Marta “tutta presa
dai molti servizi” e di Maria silenziosamente seduta ai piedi di Gesù,
è diventato nella tradizione spirituale della Chiesa il testo classico
per configurare le due forme fondamentali della vita cristiana, quella
contemplativa e quella attiva.
In realtà la pagina evangelica, che fa immediato seguito
alla parabola del samaritano meditata domenica scorsa e che terminava con
un perentorio «va’ e anche tu fa lo stesso», merita di essere
attentamente letta, ascoltata, meditata e lungamente pregata e contemplata.
Solo così essa diviene luce per i nostri passi” e mistagogia al
divino mistero che stiamo celebrando. Il Signore ponga sulle mie labbra
parole che illuminino il vostro cuore.
1. Realmente, il racconto evangelico sottolinea chiaramente la profonda
diversità del comportamento delle due sorelle. Mentre Maria sta
seduta ai piedi di Gesù, Marta è “tutta presa da molti servizi”.
Mentre Maria fa una sola cosa, ascoltare ciò che Gesù stava
dicendo, Marta al contrario è preoccupata da molte cose. La quiete
e il movimento, l’unità e la molteplicità, la concentrazione
e la distrazione: tali sembrano essere le linee essenziali che disegnano
il volto spirituale rispettivamente di Maria e di Marta. “Con l’esempio
di Marta e Maria” scrive S. Ambrogio “ci viene messo dinanzi della prima
la devozione instancabile nelle opere, e della seconda la religiosa applicazione
dell’anima al Verbo di Dio” (operibus actuosa devotio, religiosa mentis
intentio Dei Verbo: Exp. Ev. sec. Lucam VII, 85; BA 12, 152-153).
Ad una lettura però più attenta della parola divina,
noi vediamo quale è il giudizio dato da Gesù su questi due
comportamenti, e la gerarchia di valore che Gesù istituisce fra
di essi. Da una parte, Marta non riceve propriamente rimprovero per il
suo servizio, ma piuttosto per un certo eccesso nel medesimo; dall’altra,
Maria non viene distolta dalla sua quiete di ascolto, poiché “si
è scelta la parte migliore”.
E siamo così giunti al “nodo centrale” di questa pagina
evangelica. Dopo che Gesù ha insegnato al dottore della legge la
necessità e la modalità del farsi prossimo ad ogni bisognoso,
ad ogni sofferente, Egli vuole che il suo discepolo comprenda che non è
possibile farsi prossimo ad ogni uomo, se non si è seduti all’ascolto
della parola del Signore. E’ un movimento che resta sempre nello stesso
posto. Ambedue i momenti sono costitutivi della nostra esistenza cristiana:
il farsi prossimo a ciascun uomo e il restare seduti ai piedi di Gesù.
Non nel senso – come da alcuni è stato inteso – di una distribuzione
di “compiti ecclesiali”: a chi lo stato contemplativo, a chi l’impegno
attivo; una distribuzione che poi troverebbe la sua unità nella
comunione ecclesiale. Il rimprovero fatto a Marta va anche in questa direzione;
la visione evangelica è più profonda.
Ogni azione finita e finalizzata della Chiesa si radica su una contemplazione;
l’atto contemplativo reciprocamente è l’abbandono puro e semplice
al Padre, in piena apertura ai suoi interessi. E’ il grande insegnamento
di Teresa di Lisieux: l’atto contemplativo è l’utero spirituale
in cui viene concepita tutta l’azione della Chiesa. E’ l’insegnamento di
Tommaso alla fine il migliore commento a questa pagina, quando parla di
un’attività che nasce dalla pienezza della contemplazione (quod
ex plenitudine contemplationis derivatur), da preferirsi ad ogni altra
attività ed ad una (supposta) pura contemplazione: “sicut enim manis
est illuminare quam lucere solum, ita manus est contemplata aliis tradere
quam solum contemplari” (2,2, q. 188, a.6).
2. Il fondamento ultimo del significato di questa pagina si trova nella
vita stessa del Verbo incarnato: Egli è nel seno del Padre ed è
l’inviato a compiere l’opera del Padre. Egli si fa prossimo di ogni uomo
perché è sempre nella comunione col Padre nel vincolo dello
Spirito Santo. E’ lo Spirito che fa della vita del Figlio incarnato una
perfetta obbedienza di amore al Padre e una totale offerta di Sé
all’uomo.
La fondazione cristologica del significato di questa pagina ci
porta a concludere con due riflessioni finali di grande rilievo ecclesiale.
Prima riflessione finale. Se la pagina evangelica ha una precisa
fondazione cristologica, la nostra esistenza è cristiana solo se
conserva quella sintesi gerarchica di ascolto ed azione. L’evasione mistica
dalla storia, la disincarnazione dell’esperienza cristiana è la
forma oggi dell’insidia gnostica sempre presente nel cristianesimo. L’impegno
etico e l’affermazione del primato dell’etica nella fede cristiana è
la forma che oggi assume l’insidia pelagiana.
Seconda riflessione finale. La celebrazione dell’Eucarestia è
il vero “luogo ermeneutico” di questa pagina evangelica. Siamo resi presenti
al “momento” in cui la dedizione al Padre di Cristo è il supremo
atto di amore all’uomo: e di questo evento siamo resi partecipi realmente.
Fratelli venerabili, figli di S. Domenico: il Signore vi doni
di vivere interamente questa pagina del suo Vangelo e di aiutare i vostri
fratelli a fare altrettanto.
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