GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
Bondeno 16 novembre 1997
1. “Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio”. Al termine
di un anno di lavoro, carissimi coltivatori diretti, avete voluto presentarvi
al Signore vostro Dio, per benedirlo a causa dei frutti della terra e del
vostro lavoro. Avete obbedito al comandamento del Signore: “Guardati bene
dal dimenticare il Signore tuo Dio”. La dimenticanza di Dio è la
nostra peggiore disgrazia poiché dimenticando il Signore edifichiamo
la nostra vita personale e sociale sulla sabbia.
La parola di Dio oggi ci presenta, ci descrive due modi diversi di
vivere: due strade che si aprono davanti alla nostra libertà.
Il primo modo di vivere è caratterizzato da tre attitudini
o comportamenti: il ricordo, la riconoscenza, l’osservanza.
Il ricordo: quante volte abbiamo sentito ripeterci questa parola
nella prima lettura!: “Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio
... ricordati invece del Signore tuo Dio, perché Egli ti dà
la forza per acquistare ricchezze”. Ricordarsi del Signore significa custodire
nella propria coscienza il senso della sua Presenza attiva nella nostra
vita quotidiana. La nostra vita quotidiana è abitata continuamente
dalla Presenza del Signore: “In Lui infatti noi viviamo, ci muoviamo ed
esistiamo” (At. 17,28) e mai “ha cessato di dar prova di Sé beneficando,
concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi di
cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori” (ib. 14,17). E’ questo il
vero senso religioso che dimora in ogni cuore retto: la consapevolezza
di dipendere in ogni istante dal Signore e di appartenere a Lui.
Di conseguenza il ricordo genera la riconoscenza: essa è
la risposta adeguata al fatto che in tutto noi dipendiamo dal Signore.
“Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore tuo Dio a causa
del paese fertile che ti avrà dato”, ci ha appena detto il Signore.
La gratitudine è la quintessenza dell’atteggiamento giusto della
creatura davanti al Creatore. Ogni celebrazione eucaristica è essenzialmente,
come dice anche la parola stessa “Eucarestia”, rendimento di grazie rivolto
al Padre in Cristo, per mezzo del quale Egli dona al mondo ogni bene. La
consapevolezza che noi abbiamo tutto dal Signore genera il ringraziamento
continuo. Ciò che voi fate oggi esprime la legge fondamentale dell’esistenza
di ogni persona umana che voglia essere semplicemente vera e giusta davanti
al suo Creatore.
Ricordarsi del Signore significa mantenere in noi vigile la consapevolezza
che tutto ciò che siamo ed abbiamo è suo puro dono; questa
consapevolezza genera in noi la riconoscenza o gratitudine; ricordo e gratitudine
ci rendono osservanti della legge del Signore. Se infatti nulla viene da
me, ma tutto ciò che sono ed ho viene dal Signore, come posso pensare
e decidere di non vivere secondo la sua legge? se appartengo al Signore
e non a me stesso, non posso vivere se non nella sua obbedienza.
Fratelli e sorelle, l’atto che stiamo compiendo, l’Eucarestia
che stiamo celebrando è oggi carica di un particolare significato.
Essa nasce dalla consapevolezza profonda e chiara della nostra verità,
della verità della nostra persona: siamo creature che in tutto dipendono
dalla libertà e dall’amore del Creatore.
2. Ma proprio per questo oggi la stessa parola di Dio ci mette in guardia
dal rischio di non percorrere la strada appena tracciata, la strada del
ricordo (del Signore), della riconoscenza e della gratitudine: “guardati
dal dimenticare ...” E’ possibile vivere nella dimenticanza del Signore,
nell’ingratitudine radicale e quindi nella disobbedienza alla sua santa
Legge.
Questa esistenza si esprime in ciò che la parola di Dio
oggi chiama l’orgoglio del cuore. “Il tuo cuore non si inorgoglisca in
modo da dimenticare il Signore tuo Dio”: vedete come orgoglio nel cuore
e dimenticanza del cuore vanno assieme. E in che cosa consiste l’orgoglio
del cuore? Ascoltate: “Guardati dal pensare: la mia forze e la potenza
della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze”. L’orgoglio del cuore
spegne nel cuore il ricordo di Dio, poiché a causa di esso (orgoglio)
l’uomo attribuisce solo a se stesso tutto ciò che è e tutto
ciò che ha: “la mia forza e la potenza della mia mano ...”. Questo
orgoglio raggiunge perfino la stoltezza di pensare che la nostra vita appartenga
a noi stessi, al punto di attribuirci il potere di poterne disporre a nostro
piacimento, come lo stolto del Vangelo.
Questo orgoglio è la radice di tutte le nostre disgrazie,
personali e sociali. E’ l’apostolo che ci mette in guardia al riguardo:
“L’attaccamento al denaro ... molti dolori”. E pertanto la parola del Signore
ci indica oggi la via più semplice per guarire da questa malattia
spirituale. Ascoltiamo ancora l’apostolo: “ai ricchi raccomanda ... la
vita vera”. Poiché la vera stoltezza è “di chi accumula tesori
per sé e non arricchisce davanti a Dio”.
Fratelli e sorelle: “la terra ha dato il suo frutto. Ci benedica
Dio, il nostro Dio; ci benedica Dio” perché possiamo godere di tutto
ciò che Egli ci dona.
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