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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
Bondeno 16 novembre 1997

1.  “Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio”. Al termine di un anno di lavoro, carissimi coltivatori diretti, avete voluto presentarvi al Signore vostro Dio, per benedirlo a causa dei frutti della terra e del vostro lavoro. Avete obbedito al comandamento del Signore: “Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio”. La dimenticanza di Dio è la nostra peggiore disgrazia poiché dimenticando il Signore edifichiamo la nostra vita personale e sociale sulla sabbia.
La parola di Dio oggi ci presenta, ci descrive due modi diversi di vivere: due strade che si aprono davanti alla nostra libertà.
 Il primo modo di vivere è caratterizzato da tre attitudini o comportamenti: il ricordo, la riconoscenza, l’osservanza.
 Il ricordo: quante volte abbiamo sentito ripeterci questa parola nella prima lettura!: “Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio ... ricordati invece del Signore tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze”. Ricordarsi del Signore significa custodire nella propria coscienza il senso della sua Presenza attiva nella nostra vita quotidiana. La nostra vita quotidiana è abitata continuamente dalla Presenza del Signore: “In Lui infatti noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At. 17,28) e mai “ha cessato di dar prova di Sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi di cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori” (ib. 14,17). E’ questo il vero senso religioso che dimora in ogni cuore retto: la consapevolezza di dipendere in ogni istante dal Signore e di appartenere a Lui.
 Di conseguenza il ricordo genera la riconoscenza: essa è la risposta adeguata al fatto che in tutto noi dipendiamo dal Signore. “Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore tuo Dio a causa del paese fertile che ti avrà dato”, ci ha appena detto il Signore. La gratitudine è la quintessenza dell’atteggiamento giusto della creatura davanti al Creatore. Ogni celebrazione eucaristica è essenzialmente, come dice anche la parola stessa “Eucarestia”, rendimento di grazie rivolto al Padre in Cristo, per mezzo del quale Egli dona al mondo ogni bene. La consapevolezza che noi abbiamo tutto dal Signore genera il ringraziamento continuo. Ciò che voi fate oggi esprime la legge fondamentale dell’esistenza di ogni persona umana che voglia essere semplicemente vera e giusta davanti al suo Creatore.
 Ricordarsi del Signore significa mantenere in noi vigile la consapevolezza che tutto ciò che siamo ed abbiamo è suo puro dono; questa consapevolezza genera in noi la riconoscenza o gratitudine; ricordo e gratitudine ci rendono osservanti della legge del Signore. Se infatti nulla viene da me, ma tutto ciò che sono ed ho viene dal Signore, come posso pensare e decidere di non vivere secondo la sua legge? se appartengo al Signore e non a me stesso, non posso vivere se non nella sua obbedienza.
 Fratelli e sorelle, l’atto che stiamo compiendo, l’Eucarestia che stiamo celebrando è oggi carica di un particolare significato. Essa nasce dalla consapevolezza profonda e chiara della nostra verità, della verità della nostra persona: siamo creature che in tutto dipendono dalla libertà e dall’amore del Creatore.

2. Ma proprio per questo oggi la stessa parola di Dio ci mette in guardia dal rischio di non percorrere la strada appena tracciata, la strada del ricordo (del Signore), della riconoscenza e della gratitudine: “guardati dal dimenticare ...” E’ possibile vivere nella dimenticanza del Signore, nell’ingratitudine radicale e quindi nella disobbedienza alla sua santa Legge.
 Questa esistenza si esprime in ciò che la parola di Dio oggi chiama l’orgoglio del cuore. “Il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio”: vedete come orgoglio nel cuore e dimenticanza del cuore vanno assieme. E in che cosa consiste l’orgoglio del cuore? Ascoltate: “Guardati dal pensare: la mia forze e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze”. L’orgoglio del cuore spegne nel cuore il ricordo di Dio, poiché a causa di esso (orgoglio) l’uomo attribuisce solo a se stesso tutto ciò che è e tutto ciò che ha: “la mia forza e la potenza della mia mano ...”. Questo orgoglio raggiunge perfino la stoltezza di pensare che la nostra vita appartenga a noi stessi, al punto di attribuirci il potere di poterne disporre a nostro piacimento, come lo stolto del Vangelo.
 Questo orgoglio è la radice di tutte le nostre disgrazie, personali e sociali. E’ l’apostolo che ci mette in guardia al riguardo: “L’attaccamento al denaro ... molti dolori”. E pertanto la parola del Signore ci indica oggi la via più semplice per guarire da questa malattia spirituale. Ascoltiamo ancora l’apostolo: “ai ricchi raccomanda ... la vita vera”. Poiché la vera stoltezza è “di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio”.

 Fratelli e sorelle: “la terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio; ci benedica Dio” perché possiamo godere di tutto ciò che Egli ci dona.