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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA
Cattedrale Ferrara 16 marzo 1997

Il nostro cammino quaresimale sta per concludersi e siamo ormai alle “porte” delle celebrazioni pasquali. Domenica scorsa ci è stata fatta la rivelazione della Misericordia del Padre che ci ha amati fino al punto di donarci il suo Figlio unigenito, per condurci nel possesso della stessa Vita sua. Oggi ancora una volta, la parola di Dio ci svela le dimensioni più profonde del mistero della nostra salvezza.

1. “In verità vi dico: se il chicco di frumento ...” attraverso una immagine di sconcertante semplicità, Gesù ci dice quale è stato il prezzo della nostra salvezza: che la sua persona fosse come distrutta nella sofferenza e nella morte. E che non si trattasse di una vicenda non vera, non vera dell’intera verità della nostra morte, ce lo ricorda la seconda lettura: “Cristo, nei giorni ... da morte”. Egli affrontò la morte con tutta la paura con cui ciascuno di noi affronta la propria. Anzi, giunse al punto di pregare per esserne liberato: “Ora l’anima mia è turbata...” ma questa morte fu come quella del grano di frumento messo in terra: nascendo, esso produce la spiga. Rinuncia a se stesso, per rifiorire moltiplicato. Proprio a causa della Sua morte, ci dice ancora la seconda lettura: “reso perfetto, divenne causa...”. Il segno di questa salvezza è che proprio nell’imminenza della sua passione, “alcuni greci. Si avvicinarono ...” cioè: tutti, non solo ebrei, sono chiamati a ricevere in dono la salvezza.
 In che cosa consiste la salvezza che la morte di Cristo ha causato? In primo luogo in questo: “ora il principe ...”. la morte di Cristo è condanna del male, di Satana. Fratelli, sorelle: il male è già stato vinto. Certamente siamo ancora tentati, siamo ancora nella sofferenza. Abbiamo spesso l’impressione che siamo come di fronte ad una potenza invincibile. Ma tutto questo lo dobbiamo vivere, radicati e fondati sopra una certezza: “il principe di questo mondo sarà cacciato fuori”. Ma la salvezza che Cristo ci dona non è solo, non è principalmente questo. Gesù dice: “quando sarò elevato...”. ecco in che cosa consiste la salvezza: ciascuno di noi è “attirato” a Cristo. E’ da Lui “attratto”. In che cosa consiste questa attrazione? Ascoltate come S. Agostino la descrive. “Tu mostri alla pecora un ramo verde, e l’attrai. Mostri delle noci ad un bambino e questo viene attratto: egli corre dove si sente attratto; è attratto da ciò che ama, senza che subisca alcuna costrizione; è il suo cuore che rimane avvinto. Ora se queste cose, che appartengono ai gusti e ai piaceri terreni, esercitano tanta attrattiva su coloro che amano non appena vengono loro mostrate - poiché veramente «ciascuno è attratto dal suo piacere» -, quale attrattiva eserciterà il Cristo rivelato dal Padre? Che cosa desidera l’anima più ardentemente della verità? Di che cosa dovrà l’uomo essere avido, a quale scopo dovrà custodire sano il palato interiore, esercitando il gusto, se non per mangiare e bere la sapienza, la giustizia, la verità, l’eternità?... e dove l’anima potrà essere saziata? Dove si trova il sommo bene, la verità totale, l’abbondanza piena”. E Cristo è tutto questo.
 Ma parlare di attrazione significa anche che ciascuno di noi deve lasciarsi attrarre da Cristo: e qui entra in gioco la nostra libertà. Da un duplice punto di vista. Devi vincere l’attrazione che su di te esercitano altre cose: il piacere col suo potere seduttore; le confusioni delle molteplici distrazioni; la vana pena dell’affaccendare attorno a cose inutili; lo spreco del tempo nelle evasioni; le molteplici depressioni della tristezza. E poi lasciarti attirare da Cristo!
 Si compie così la profezia antica: “Porrò la mia legge...”
Fratelli, sorelle: fra pochi giorni celebreremo la Pasqua. Essa ci è donata perché quanto oggi la Parola di Dio ci ha rivelato si compia nella nostra vita. Prepariamoci nella preghiera, nella penitenza e soprattutto nelle opere della carità fraterna.