XV DOMENICA PER ANNUM (B)
13 luglio 1997
1. “In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo... predestinandoci
ad essere suoi figli adottivi”, per opera di Gesù Cristo”.
Queste parole ci svelano che cosa sta all’origine della nostra
vita, da chi veniamo, qual è il nostro destino. All’origine della
nostra esistenza non ci sta il caso: nessuno di noi esiste per caso. Ciascuno
di noi è stato scelto “prima della creazione del mondo”: è
stato pensato e voluto dal Padre. In vista di che cosa? per essere suoi
figli adottivi, per essere partecipi della sua stessa vita divina. La nostra
destinazione definitiva è la vita di Dio, la sua eternità.
Ecco perché nessuno di noi è inutile; nessuna esistenza è
priva di significato.
La nostra elezione si compie “per opera di Gesù Cristo”.
E’ Gesù Cristo che realizza questa inspiegabile decisione del Padre.
E’ in Lui che “abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione
dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia”. E’ Gesù Cristo,
solo Lui che compie il significato della nostra vita; è solo Lui
che ci dona in pienezza quella vita in vista della quale siamo stati creati.
E’ questo, fratelli e sorelle, tutto il progetto di salvezza
che il Padre ha pensato a nostro riguardo. Se ci poniamo fuori di esso,
perdiamo la nostra vita: perdiamo noi stessi, anche se guadagniamo il mondo
intero.
2. Ma oggi la parola di Dio ci invita a guardare ad un aspetto della
realizzazione di questo progetto. Un aspetto davvero sconcertante. L’apostolo
Paolo nella seconda lettera ci ha insegnato che la nostra elezione si compie
“per opera di Gesù Cristo”. Anzi l’opera che Gesù il Cristo
è venuto a compiere è precisamente questa! “Quando venne
la pienezza del tempo... perché noi ricevessimo l’adozione a figli”.
Ebbene, Egli, Gesù, associa a sé altri uomini, perché
per Lui, con Lui compiano quest’opera. Questa misteriosa associazione è
descritta nel modo seguente nel Vangelo: “Gesù chiamò i dodici,
ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti
immondi”. Notate bene, fratelli e sorelle, dentro queste parole stanno
nascosti grandi misteri.
L’associazione all’opera di Gesù è frutto di una
sua chiamata: “nessuno assuma per sé questo onore, se non vi è
chiamato”. “Gesù chiamò i dodici”: ora Egli non è
più solo. Comincia ad essere il primo di molti fratelli. E’ una
chiamata puramente gratuita, non esige in chi è chiamato nulla,
se non che vi risponda. La prima lettura descrive la chiamata di un profeta,
fatta dal profeta stesso: “non ero profeta, né figlio di profeta”:
non si tratta di una chiamata che si trasmette per eredità, di padre
in figlio. “Ero pastore...”: la chiamata è fatta anche a chi svolge
un lavoro del tutto estraneo ad ... ogni preoccupazione religiosa. E’ come
una cattura che il Signore compie di una persona: “il Signore mi prese
di dietro il bestiame”.
Ma in che cosa consiste precisamente questa associazione all’opera
di Cristo? “Ed incominciò a mandarli”. E’ una missione: “per mandarli
a predicare” (Mc 3,14). Ecco, in questo consiste la missione di coloro
che Gesù si è associato: annunciare il Vangelo. Non ciò
che si è sentito dire, ma ciò che si è sperimentato
in prima persona. Il Vangelo di oggi ci dice con una parola sola che è
tutto il contenuto di questo annuncio: “predicavano che la gente si convertisse”.
In fondo questo è tutto ciò che si deve dire all’uomo: che
si converta dai suoi idoli al Dio vivente. L’opera della salvezza si compie
attraverso la predicazione del Vangelo.
Ascoltando questa parola, qualcuno potrebbe dire: “tutto questo
non mi riguarda! Non sono stato chiamato!” non è così! Ogni
cristiano è chiamato ad essere con Cristo per testimoniare poi questo
incontro. “Ma non sono capace!”: la pagina del Vangelo sottolinea oggi
che questo annuncio del Vangelo deve essere fatto in assoluta povertà
di mezzi: “Ed ordinò loro...”. Sei chiamato semplicemente a comunicare
all’altro ciò che tu stai già vivendo: hai scoperto nell’incontro
con Cristo la gioia di vivere!
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