TERZA DOMENICA DI PASQUA
12 aprile 1997
Il tempo della Pasqua, sette settimane che, partendo dal giorno
della Risurrezione che abbiamo celebrato domenica 30 marzo, conducono fino
al giorno della Pentecoste, che celebreremo il 18 maggio, è il momento
più intenso dei giorni in cui la nostra vita si svolge. E’ in esso,
in questo tempo, che ci è donato di vivere in modo unico l’esperienza
centrale della nostra fede: l’incontro con Cristo Risorto. Rivivere la
stessa esperienza vissuta dagli apostoli, così come ci è
descritta nel Vangelo.
1. Rileggiamo allora attentamente quella pagina, senza lasciarci sfuggire
nessun particolare.
La sera di Pasqua si radunano tutti insieme, probabilmente nel
Cenacolo e parlano fra loro. Ed accade in mezzo a loro un evento straordinario:
“Gesù in persona apparve in mezzo a loro”. Notate bene: si tratta
di Gesù in carne ed ossa. Gesù è lì, davanti
a loro, col suo corpo fisico. “Guardate le mie mani, ed i miei piedi ...
come vedete che io ho” E’ come se Gesù dicesse: “Si tratta proprio
dello stesso corpo che avete visto crocefisso sulla Croce e chiuso nel
sepolcro: delle stesse piaghe”. Anzi per togliere ogni dubbio al riguardo,
Gesù mangia del pesce arrostito alla presenza dei discepoli.
Fratelli, sorelle: lasciamoci prendere interamente da questa
straordinaria pagina! La risurrezione di Gesù è un fatto
concretamente avvenuto, non è un mito religioso o una leggenda inventata
per comunicarci in modo semplice una dottrina religiosa. Fra Gesù
crocefisso morto e Gesù risorto c’è identità: è
Gesù crocefisso che è risuscitato nel suo vero corpo. Nella
risurrezione, l’umanità di Gesù in tutta simile alla nostra,
entra nel possesso della vita stessa di Dio, vincendo la morte, nel senso
che la morte non corruppe definitivamente quel corpo.
Quale fu la reazione dei discepoli di fronte a questo fatto?
“Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti”. Sono parole
dal significato immenso, queste! tante volte di fronte a certe notizie,
anche noi abbiamo esclamato: “è troppo bello, per essere vero!”.
Siamo ormai rassegnati al nostro destino che ha come termine finale la
morte, alla nostra quotidianità spesso stanca ed annoiata. Certamente:
il nostro cuore sente una profonda nostalgia e prova il desiderio di una
gioia vera. Questa era la reazione dei discepoli: “per la grande gioia
...”. E’ come se pensassero: “che cosa stupenda sarebbe, perché
Cristo sarebbe ancora con noi, in mezzo a noi; perché allora veramente
la morte su di Lui non avrebbe potere”. E Gesù si adatta persino
a mangiare, per provare che veramente Egli è risorto nel suo corpo.
Ecco, questa fu l’esperienza dei discepoli.
E’ impossibile rivivere anche noi questa stessa esperienza, di
incontro col Signore risorto? Oppure a noi è dato solo di leggere
il racconto di una esperienza fatta dagli altri? Nel suo nucleo essenziale,
cioè appunto l’incontro col Signore, è dato anche a noi di
rivivere la pagina del Vangelo. Riascoltiamo il testo evangelico: “Allora
aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”. Nelle nostre
celebrazioni eucaristiche succede precisamente ciò che succede nel
Cenacolo: noi non siamo meno favoriti dei discepoli. Gesù è
presente in mezzo a noi; Egli stesso ci parla attraverso la lettura della
S. Scrittura che stiamo facendo; Egli stesso spezza il pane dell’Eucarestia
perché noi mangiandone, lo incontriamo nel suo vero corpo. Certamente:
a noi non è concesso di vederlo fisicamente. Ma anche gli Apostoli
incontrarono il Signore non a causa semplicemente del fatto che lo videro
fisicamente: quante persone lo videro in questo modo! E’ il vederlo mediante
la fede che ci fa incontrare Gesù Risorto.
2. Come vi dicevo all’inizio, queste sette settimane ci sono donate
perché accada in noi questo incontro. In vista di che cosa? Ci sono
incontri che cambiano la vita, interamente! Ha cambiato la vita degli apostoli.
Può cambiare veramente la nostra vita. In che senso? Le tre letture
di oggi insistono tutte sul legame strettissimo fra Risurrezione di Gesù
e perdono dei peccati. Ecco il cambiamento! Attraverso i santi sacramenti
noi incontriamo il Risorto, e ci sono rimessi i nostri peccati. Colla sua
Risurrezione, il Signore ci ha trasferiti dal potere delle tenebre nella
luce del suo Regno.
Conclusione
La celebrazione del mistero pasquale durante queste settimane
ci fa capire che cosa è il cristianesimo e che cosa significa essere
cristiani. Esso non è una dottrina religiosa e morale insegnataci
da una grande personalità ormai defunta e passata; essere cristiani
non significa apprendere questa dottrina e impegnarci a viverla. Il cristianesimo
è Gesù Cristo crocifisso risorto e dunque sempre presente
in mezzo: al centro sta la sua Persona. Ed essere cristiani significa incontrare
il Risorto e porci nel suo seguito, nella nostra vita quotidiana: vivere
per il Padre in Cristo Gesù nostro Signore.
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