Settimana Mariana 1997
OMELIA ORDINAZIONE SACERDOTALE
Cattedrale Ferrara
11 ottobre 1997
1. “Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse:
... vieni e seguimi”. La parola del Vangelo ci rivela il mistero che stiamo
celebrando: il santo mistero dell’imposizione delle mani attraverso la
quale Pietro sarà definitivamente configurato a Cristo Capo, Pastore,
Sposo della Chiesa. Un mistero quello dell’imposizione delle mani, che
trova il suo giusto contesto celebrativo nel mistero più grande
di tutti: il mistero del Corpo offerto e del Sangue effuso, eucaristicamente
presenti. E fra i due misteri, quello eucaristico e quello dell’imposizione
delle mani, esiste un rapporto inscindibile: è di questo rapporto
che il Vangelo parla.
Nella pagina del Vangelo è come adombrato, per contrasto,
l’avvenimento della nostra salvezza in quanto avvenimento vissuto e compiuto
dal Padre e dal Figlio nello Spirito Santo. E’ il Padre che invia il Figlio,
con una decisione incredibile che non deve mai finire di stupire: lo invia
a condividere la nostra condizione umana. Egli, il Figlio unigenito, viene
a cercarci là dove ci troviamo: nella miseria di un deserto di morte.
Egli si caricò della nostra povertà ed entrò nella
morte per riportarci alla vita. A diversità dell’uomo del Vangelo,
il Figlio non rifiutò di venire ad abitare in mezzo a noi, a causa
dei molti beni che aveva. Al contrario. Egli “pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò
se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini
... facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce” (Fil 2,6-8).
Come non esclamare con la liturgia: “O immensità del tuo amore per
noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai
sacrificato il Figlio” (dalla Liturgia della Notte pasquale: Exultet).
E’ questa immensità dell’amore del Padre per noi che noi celebriamo
quando celebriamo l’Eucarestia: essa è oggi l’inestimabile segno
di quella bontà che per riscattare lo schiavo, ha sacrificato il
Figlio.
Ma nella pagina del Vangelo è descritto anche il mistero
dell’imposizione delle mani: è descritto quell’evento che, preparato
fin dall’eternità, ora succederà definitivamente nella persona
di Pietro.
Nella vita di S. Ignazio si racconta un episodio che illumina
stupendamente quanto sta accadendo fra noi. In viaggio verso Roma, nella
cappella di La Storta, vide “Cristo caricato della Croce e, accanto a Lui,
il Padre che gli diceva: «voglio che tu prenda costui come tuo servitore».
Gesù allora lo prendeva dicendo: «voglio che tu ci serva»”
(cfr. Monumenta Ignatiana, Fontes narrativi II, 133). Quello che sta accadendo
ora qui sulla terra, ha la sua origina in cielo, nel dialogo intra-trinitario.
Il Padre dice al Figlio unigenito, eucaristicamente sempre donato all’uomo,
di prendere questo nostro fratello come suo servitore: di associarlo al
servizio della Redenzione del mondo. Ed il Figlio, inviando il suo Santo
Spirito sopra Pietro mediante l’imposizione della mani dirà fra
poco a lui: «voglio che tu mi serva, voglio che tu sia con me nell’opera
di salvezza dell’uomo: vieni e seguimi». Ecco il grande mistero dell’imposizione
delle mani, che ora celebreremo! Inserito in Cristo e reso partecipe della
sua stessa missione. Pietro viene collocato per sempre con Cristo ed in
Cristo nel centro stesso della creazione, nel cuore della storia umana.
La chiave, infatti, il centro ed il fine di tutta la storia umana è
il dono che Cristo ha fatto a Se stesso sulla Croce: il dono sempre eucaristicamente
presente.
“Vieni e seguimi”: ecco che cosa ti è chiesto, carissimo
Pietro. Ti è chiesto di non opporre resistenza a questa decisione
del Padre di associarti alla missione del Figlio, a questo dono che il
Figlio ti sta facendo nello Spirito Santo. “E sol chi non ha niente
è colui che si dona... e sol chi non ha niente dà una corona”
(Ch. Peguy). Non rattristarti per quelle parole, pensando ai tuoi moltibeni
che devi lasciare: al bene dell’amore di una donna, al bene ancora più
grande di poter disporre autonomamente della tua vita. Avrai già
in questa vita cento volte tanto. Lasciati espropriare completamente di
te stesso così che la tua esistenza coincida perfettamente, senza
nessun residuo di separazione, con la tua missione. Solo così eviterai
di corromperla in burocratica professione.
Lascia che Cristo sia tutto per te: da questa sera la tua vita
non ha più nessun senso fuori di Lui, di Lui che dona il suo Corpo
ed effonde il Suo sangue. Ecco perché l’Eucarestia per te è
tutto: tutta la tua esistenza sia sempre abitata dal Mistero eucaristico.
2. “Egli rattristatosi ... se ne andò afflitto, poiché
aveva molti beni”; “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.
Carissimi giovani: ecco le due possibilità inscritte nella vostra
libertà; le due forme possibili di esistenza. Da una parte la tristezza
amara della morte di chi non sa donare né ciò che ha né
ciò che è; dall’altra la gioia stupita di chi vive la vita
come dono a Cristo e agli altri.
Vi prego, vi scongiuro: apritevi alla chiamata di Cristo; donatevi
a Lui. La dignità dell’uomo consiste nella sua capacità di
donarsi.
La Vergine Maria copra ora e sempre della sua protezione la persona
di Pietro; sia vicino a voi giovani, nella suprema decisione della vostra
vocazione; ci accolga tutti nella tenerezza del suo amore materno.
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