ASCENSIONE
11 maggio 1997
1. “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in
cielo e sedette alla destra di Dio”. Come sempre, la semplicità
della parola di Dio sa narrarci i più grandi misteri della nostra
fede. Avete udito la narrazione del mistero che oggi celebriamo: “Il Signore
Gesù...”. Ascoltando queste parole, la nostra immaginazione può
ingannarci, presentando alla nostra fantasia l’ascensione al cielo di Gesù
come un movimento da un luogo all’altro: dalla terra al cielo. In realtà,
si tratta piuttosto di un cambiamento della condizione umana di Gesù,
di una intima trasformazione accaduta nella sua umanità, di una
vera e propria trasfigurazione: cambiamento, trasformazione, trasfigurazione
suggeriti dalle parole evangeliche “fu assunto in cielo e sedette alla
destra di Dio”. Si degni il Signore di rivelarci il senso profondo di queste
parole; mi guidi il Signore nello spiegarvi il suo santo mistero,
perché sia Lui stesso a nutrirvi colla sua verità mediante
le mie parole.
Dunque, celebriamo oggi il mistero della glorificazione dell’umanità
di Cristo. In che cosa essa consiste? “Egli, pur essendo di natura divina”
ci insegna l’Apostolo Paolo “non considerò un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso ... facendosi obbediente
fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2,6-7a e 8b). Mirabile mistero
della tenerezza, della misericordia di Dio! Egli venne a cercarci dove
noi eravamo caduti: nella morte eterna. Egli lasciò la pace della
sua eternità per venire dentro al tumulto della nostra vita temporale.
Egli, in una parola, si fece simile in tutto a noi, fino alla morte, per
rendere ciascuno di noi partecipe della sua stessa vita. Egli visse in
sé stesso lo stesso dramma della nostra salvezza. La sua umanità
distrutta dalla morte venne investita nel sepolcro dalla gloria della vita
divina, e fu risuscitato. Questo stesso avvenimento può anche essere
narrato nel modo in cui oggi è fatto: la sua umanità venne
introdotta nella pienezza della vita, della gloria di Dio. Cioè:
ascende in cielo l’umanità di Colui che era disceso “per noi uomini
e per la nostra salvezza”. “Ma che significa” si chiede l’Apostolo nella
seconda lettura “la parola «ascese», se non che prima era disceso
quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche
ascese al di sopra di tutti i cieli”.
Oggi, noi celebriamo, la perfetta glorificazione della santa
umanità di Cristo.
2. Ma, come abbiamo già detto tante volte, quanto avviene in
Cristo, avviene perché accada poi anche in ciascuno di noi. I misteri
di Cristo sono la sorgente della nostra salvezza, poiché unendoci
a Lui attraverso la fede e la celebrazione dell’Eucarestia, anche noi in
Cristo ascendiamo al cielo. Che cosa significa, che cosa produce nella
nostra persona questa partecipazione all’ascensione di Cristo? In primo
luogo, in Lui noi diventiamo partecipi fin da ora di quella vita divina
che manifesterà tutto il suo splendore quando colla morte saremo
a Lui pienamente uniti. “Vedete” ci esortava alcune domeniche fa l’apostolo
Giovanni “quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli
di Dio e lo siamo realmente ... noi fin da ora, siamo figli di Dio, ma
ciò che saremo non è stato rivelato” (1Gv 3,1-2). La celebrazione
dell’Ascensione al cielo ci svela così “ciò che saremo”,
quale è cioè la nostra patria definitiva, il nostro destino
finale: essere dove è Cristo nostro Capo. La sua ascensione è
una promessa per te. Pensiamo che noi in Lui siamo già contati in
cielo. Noi non siamo un pacco senza valore spedito dall’ostetrico al becchino:
siamo ormai destinati a partecipare di quella stessa vita divina di cui
oggi Cristo è entrato in possesso pieno.
In secondo luogo celebrando il mistero dell’ascensione al cielo,
noi scopriamo la nostra sublime dignità. “Veramente grande e ineffabile
fu il motivo di gioia, allorché la natura, appartenente al genere
umano, ascese a una onorificenza superiore a quella di tutte le celesti
creatura, per porsi al di sopra delle schiere angeliche ed essere elevata
oltre le sublimi sedi degli arcangeli senza che alcuna delle altissime
creature possa paragonassi all’esaltazione di lui. Soltanto la natura
assunta, accolta nel consesso dell’eterno Padre, fu socia nel trono di
gloria di quelli alla cui matura era strettamente unita nel Figlio.” (S.
Leone Magno).
Ci liberi il Signore da ogni visione dell’uomo secondo la quale
il suo destino di chiude dentro al tempo. La negazione che l’uomo sia destinato
all’eternità è la base di ogni violazione della dignità
umana: il mistero dell’ascensione è la nostra esaltazione.
Conclusione
La preghiera della Chiesa raccoglie tutto il significato di questa
festa: “poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità
è innalzata accanto a te noi, membra del suo corpo, viviamo nella
speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria”. Ci liberi dalla
nostra malattia peggiore, la mancanza di speranza. Ci ridoni la gioia più
grande : vivere nella speranza di raggiungere Cristo nella gloria.
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