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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


ASCENSIONE
11 maggio 1997

1. “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. Come sempre, la semplicità della parola di Dio sa narrarci i più grandi misteri della nostra fede. Avete udito la narrazione del mistero che oggi celebriamo: “Il Signore Gesù...”. Ascoltando queste parole, la nostra immaginazione può ingannarci, presentando alla nostra fantasia l’ascensione al cielo di Gesù come un movimento da un luogo all’altro: dalla terra al cielo. In realtà, si tratta piuttosto di un cambiamento della condizione umana di Gesù, di una intima trasformazione accaduta nella sua umanità, di una vera e propria trasfigurazione: cambiamento, trasformazione, trasfigurazione suggeriti dalle parole evangeliche “fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. Si degni il Signore di rivelarci il senso profondo di queste parole; mi guidi il Signore nello spiegarvi il  suo santo mistero, perché sia Lui stesso a nutrirvi colla sua verità mediante le mie parole.
 Dunque, celebriamo oggi il mistero della glorificazione dell’umanità di Cristo. In che cosa essa consiste? “Egli, pur essendo di natura divina” ci insegna l’Apostolo Paolo “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso ... facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2,6-7a e 8b). Mirabile mistero della tenerezza, della misericordia di Dio! Egli venne a cercarci dove noi eravamo caduti: nella morte eterna. Egli lasciò la pace della sua eternità per venire dentro al tumulto della nostra vita temporale. Egli, in una parola, si fece simile in tutto a noi, fino alla morte, per rendere ciascuno di noi partecipe della sua stessa vita. Egli visse in sé stesso lo stesso dramma della nostra salvezza. La sua umanità distrutta dalla morte venne investita nel sepolcro dalla gloria della vita divina, e fu risuscitato. Questo stesso avvenimento può anche essere narrato nel modo in cui oggi è fatto: la sua umanità venne introdotta nella pienezza della vita, della gloria di Dio. Cioè: ascende in cielo l’umanità di Colui che era disceso “per noi uomini e per la nostra salvezza”. “Ma che significa” si chiede l’Apostolo nella seconda lettura “la parola «ascese», se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli”.
 Oggi, noi celebriamo, la perfetta glorificazione della santa umanità di Cristo.

2. Ma, come abbiamo già detto tante volte, quanto avviene in Cristo, avviene perché accada poi anche in ciascuno di noi. I misteri di Cristo sono la sorgente della nostra salvezza, poiché unendoci a Lui attraverso la fede e la celebrazione dell’Eucarestia, anche noi in Cristo ascendiamo al cielo. Che cosa significa, che cosa produce nella nostra persona questa partecipazione all’ascensione di Cristo? In primo luogo, in Lui noi diventiamo partecipi fin da ora di quella vita divina che manifesterà tutto il suo splendore quando colla morte saremo a Lui pienamente uniti. “Vedete” ci esortava alcune domeniche fa l’apostolo Giovanni “quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente ... noi fin da ora, siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato rivelato” (1Gv 3,1-2). La celebrazione dell’Ascensione al cielo ci svela così “ciò che saremo”, quale è cioè la nostra patria definitiva, il nostro destino finale: essere dove è Cristo nostro Capo. La sua ascensione è una promessa per te. Pensiamo che noi in Lui siamo già contati in cielo. Noi non siamo un pacco senza valore spedito dall’ostetrico al becchino: siamo ormai destinati a partecipare di quella stessa vita divina di cui oggi Cristo è entrato in possesso pieno.
 In secondo luogo celebrando il mistero dell’ascensione al cielo, noi scopriamo la nostra sublime dignità. “Veramente grande e ineffabile fu il motivo di gioia, allorché la natura, appartenente al genere umano, ascese a una onorificenza superiore a quella di tutte le celesti creatura, per porsi al di sopra delle schiere angeliche ed essere elevata oltre le sublimi sedi degli arcangeli senza che alcuna delle altissime creature  possa paragonassi all’esaltazione di lui. Soltanto la natura assunta, accolta nel consesso dell’eterno Padre, fu socia nel trono di gloria di quelli alla cui matura era strettamente unita nel Figlio.” (S. Leone Magno).
 Ci liberi il Signore da ogni visione dell’uomo secondo la quale il suo destino di chiude dentro al tempo. La negazione che l’uomo sia destinato all’eternità è la base di ogni violazione della dignità umana: il mistero dell’ascensione è la nostra esaltazione.

Conclusione

 La preghiera della Chiesa raccoglie tutto il significato di questa festa: “poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria”. Ci liberi dalla nostra malattia peggiore, la mancanza di speranza. Ci ridoni la gioia più grande : vivere nella speranza di raggiungere Cristo nella gloria.