Messa natalizia universitari
Chiesa di S. Girolamo, 10 dicembre 1997
Feria IV 2a sett. Avvento
1. “A chi potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari? Dio eterno
è il Signore, creatore di tutta la terra // Venite a me voi tutti
che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. L’accostamento
fra la parola del Profeta sull’infinita distanza qualitativa di Dio dall’uomo
e la parola di Gesù che invita ciascuno ad andare a Lui, ci introduce
nel mistero del Natale. Anzi questo accostamento ci mostra il paradosso
cristiano in tutta la sua forza. L’assoluta trascendenza di Dio: “a chi
potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari?” si manifesta nell’invito
anzi nell’Invitante che dice: “venite a me voi tutti che siete affaticati
ed oppressi”: Giovanni l’evangelista ha espresso questo che è il
contenuto essenziale del cristianesimo in due formulazioni che non cesseranno
mai di stupire il credente.
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra noi” Quale accostamento:
Verbo-carne! Il Verbo che è Dio; il Verbo per mezzo del quale tutto
è stato fatto. La carne, cioè l’uomo nella sua condizione
di debolezza e di mortalità. “Se dunque Verbo significa Dio e carne
significa uomo, che cosa significa: il Verbo si è fatto carne se
non «Colui che era Dio si è fatto uomo»? e perciò
colui che era Figlio di Dio è divenuto figlio dell’uomo assumendo
ciò che era inferiore, non mutando ciò che era superiore;
prendendo ciò che non era, non perdendo ciò che era” (S.
Agostino, Sermone 186,2; NBA XXXII/1, pag. 15). E così si è
messo alla nostra portata: venite a me voi tutti! Perché la nostra
debolezza divenisse forte, la sua fortezza si è fatta debole: “anche
i giovani faticano e si stancano ...”. Perché tu potessi mettere
ali di aquila Egli si è umiliato; perché la tua mortalità
fosse vivificata, la sua immortalità si è fatta mortale.
Ma l’evangelista Giovanni ci aiuta a capire meglio oggi la Parola
di Dio anche con un’altra descrizione del fondamentale paradosso cristiano.
“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito,
ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi
abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia
il Verbo della vita” (1Gv 1,1).
“E chi può toccare con le mani il Verbo, se non perché
il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare fra noi? Questo Verbo,
infatti, che si è fatto carne per poter essere toccato con le mani,
ha incominciato ad essere carne dal seno di Maria; ma non ha cominciato
allora ad essere Verbo, perché Giovanni dice: «ciò
che era da principio» (S. Agostino, Comm. alla 1Gv., Disc. 1; ed.
Rusconi Libri 10, pag. 79).
Ecco, carissimi, il Mistero centrale del Cristianesimo. E’ a
causa di esso che questa sera vi è rivolto l’invito: “venite a me
...”. Cioè: “vieni fino alla mia vita, vieni fino alla mia gioia,
vieni fino al mio amore, vieni fino a me!” Ma tu forse puoi dire: “è
vero, Signore, che io sono fatto per te ed è inquieto il mio cuore
fino a quando non riposa in te, ma come posso venire fino a te dal momento
che abiti in una distanza infinita?” E’ come se vedessi da lontano la mia
vera Patria, ma ci fosse di mezzo il mare che mi separa da essa. Vedo dove
devo andare, ma mi manca il mezzo con cui andare: video meliora proboque
et deteriora sequor”. Egli ti risponde: “Io ho preparato la nave su cui
tu puoi fare la traversata. Mi sono fatto ciò che non ero perché
tu potessi giungere a ciò che Io sono: aggrappati a me, sali con
me. Ho preparato il legno con cui tu puoi attraversare il mare: anche se
sei affaticato e stanco, sono io che ti ristoro, che ti dono forza.”
2. Ecco, carissimi: questa è, chiamiamola così, la dialettica
cristiana dell’esistenza dalla quale siete oggi invitati ad uscire dai
falsi interpreti del cristianesimo. Sono due le porte di uscita che esse
vi indicano. La prima consiste nel negare che Gesù di Nazareth generato
da Maria sia il Verbo stesso fattosi carne e che pertanto egli si limiti
ad insegnarci una dottrina: Egli non è venuto per trasportarci nel
mare, ma per insegnarci ad attraversarlo. La seconda consiste nel negare
che il Verbo si sia fatto carne e che pertanto Gesù non è
l’unico salvatore del mondo, e che ogni religione sia obiettivamente dotata
della stessa capacità salvifica.
Ma in un modo o nell’altro si è semplicemente distrutto
il cristianesimo perché si è negata l’unità reale
di Dio e di un uomo singolo in una situazione storica reale, per porre
al centro una dottrina e quindi una possibilità umana. Nel mistero
del Natale tu contempli quell’unità reale e puoi veramente sentirti
dire da Dio stesso: vieni a me che sei stanco ed affaticato ed io ti ristorerò.
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