Settimana Mariana 1997
OMELIA GIORNATA DELL’AMMALATO
Cattedrale Ferrara 9 ottobre 1997
1. “Risplenda su di noi, o Signore, la luce del tuo volto”. Questa preghiera
che abbiamo elevato al Signore, rispondendo alla sua Parola, nasce in un
modo singolare nel vostro cuore, carissimi fratelli e sorelle ammalati.
Quando infatti siamo nella malattia, nella sofferenza, siamo spesso tentati
di pensare che la luce del volto del Signore non risplenda più sopra
di noi. E la preghiera si fa più pressante: “Dio abbia pietà
di noi e ci benedica”.
La Chiesa mette oggi sulle vostre, sulle nostre labbra questa
preghiera come conseguenza di un racconto di cui il popolo ebreo voleva
custodire perenne memoria. Di questo racconto abbiamo ascoltato la sintesi
finale. Si tratta di questo. Una intera comunità era stata destinata
alla distruzione fisica. Interviene Ester e colla sua preghiera salva il
popolo. E “per i giudei era spuntata una luce; ci fu letizia, esultanza,
onore”.
Tutto ciò che è stato scritto nella S. Scrittura,
è stato scritto per la nostra istruzione, perché attraverso
la consolazione delle S. Scritture possiamo riprendere coraggio. Che cosa
ci insegna questa pagina? Che la preghiera è potente. Parla della
preghiera di intercessione, come potere di chiedere grazie. Sentite che
cosa ci dice l’apostolo Giacomo: “Molto vale la preghiera del giusto fatta
con insistenza. Elia era un uomo della nostra stessa natura: pregò
intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei
mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra
produsse il suo frutto” (Gc 5, 16b-17). L’apostolo ricorda l’esempio di
Elia; ma la Scrittura ne riferisce anche tanti altri. Leggiamo che Iddio
rivela in anticipo i suoi propositi di giusta vendetta ad Abramo e a Mosè
in modo che essi intercedono e quei propositi non sono eseguiti. Altrove
leggiamo delle preghiere elevate al Signore da Geremia, da Samuele e da
Daniele. Sì, fratelli e sorelle: con piena fiducia, e con intima
certezza, ricordando tutto questo insegnamento della S. Scrittura, possiamo
dire: “Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere
il suo volto”.
2. “Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: non
hanno più vino”: Oggi però noi siamo invitati a contemplare
soprattutto una persona che intercede per noi, Maria la Vergine delle Grazie.
Il Vangelo di Giovanni ci parla di Maria due volte: nel matrimonio celebrato
a Cana e poi al momento della crocifissione di Gesù. Quale legame
stupendo esiste fra queste due pagine! Al momento della sua morte, Gesù
dona a ciascuno di noi come madre la sua Madre (“Donna ecco tuo Figlio”)
e dona a sua Madre ciascuno di noi (“Figlio, ecco tua madre”). Questa maternità
era già stata come anticipata a Cana: ella interviene a favore della
miseria, del dolore di quei due sposi. La sua maternità si esprime
in primo luogo nel fatto che ella intercede per noi. Con questo carattere
di intercessione che si manifestò per la prima volta a Cana, la
maternità di Maria continua anche oggi nella Chiesa e nel mondo.
Infatti “con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del
Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino
a che non siano condotti nella patria celeste” (Cost. dogm. Lumen Gentium
62; EV 1/436). La sua preghiera per ciascuno di noi non cesserà
fino a quando non saremo introdotti nella vita eterna: in cielo la sua
intercessione per ciascuno di noi è continua. Ecco perché
noi la invochiamo come nostra ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice.
Questa maternità che si esprime in primo luogo nella sua
intercessione a nostro favore, è un dono che Gesù ha fatto
personalmente a ciascuno di noi. Dobbiamo accogliere questo dono con profonda
gratitudine, istituendo un intimo rapporto con Maria, come di figli con
la madre. Questo rapporto si può esprimere interamente nella parola
“affidamento”. Affidarsi è rispondere all’amore di una persona per
noi: in particolare all’amore materno.
3. La parola di Dio oggi ci ha fatto meditare sul potere di intercedere
per noi, che hanno i santi. In modo particolare ci ha svelato l’onnipotente
intercessione di Maria a nostro riguardo. Ma non posso concludere senza
dirvi che questo potere di intercessione appartiene in modo singolare a
voi, fratelli e sorelle ammalati. La vostra particolare partecipazione
alla passione di Cristo vi rende particolarmente abilitati a questo servizio:
intercessione per noi, per la nostra Chiesa, per le sue necessità
ed in primo luogo per la Grande Missione.
Non privateci di questo tesoro: il tesoro della vostra potente
intercessione.
|