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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
Cattedrale di Ferrara, 7 dicembre 1997

 Domenica scorsa, prima di Avvento, il Signore ci ha indicato la via per “redimere il tempo”, per trascorrere la nostra esistenza dentro il tempo. Esso, il tempo, è già stato visitato dal Signore quando è venuto a porre la sua dimora fra noi. Noi possiamo vivere nel tempo aspettando che si compia oggi in ciascuno di noi quella salvezza già accaduta nella morte e risurrezione del Signore. Come possiamo vivere in modo tale che il nostro presente sia abitato dalla Presenza del Signore, ed in attesa della sua definitiva venuta? Iniziamo il nostro ascolto dalle parole dell’Apostolo.

1. “Prego ... perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri ed irreprensibili per il giorno del Signore”. Dobbiamo vivere nel tempo presente “distinguendo sempre il meglio”, esercitando cioè un acuto discernimento per conoscere che cosa è santo, giusto, gradito al Signore nelle situazioni storiche in cui viviamo. Solo così potremo “essere integri ed irreprensibili per il giorno del Signore, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo”.
 Questa capacità di discernimento che deve orientare la nostra vita presente, si situa ad uguale distanza sia da una esecuzione servile e cieca di una legge esteriore sia dalla pura improvvisazione che sgorga da un’affettività irragionevole e sregolata. Il discernimento cristiano nasce, e può nascere solo dalla carità vera. Essa, l’amore di Dio, è dinamismo interiore che ci spinge a riconoscere in ogni situazione ciò che è conforme alla volontà di Dio. Vivendo così nel nostro tempo presente, noi siamo già incamminati verso il momento dell’incontro finale col Signore. Ma la Chiesa ci mette accanto nelle prossime due settimane, la seconda e la terza di Avvento, una guida ed un maestro straordinario, S. Giovanni Battista.

2. Giovanni B. è guida e maestro sia colla sua vita sia colla sua predicazione.
 Colla sua vita. Egli vive nel deserto per indicare la necessità per ciascuno di noi di vivere nel silenzio. Il silenzio: questo valore d’incalcolabile preziosità che sembra abbiamo perduto. Non parlo solo del silenzio esteriore; parlo del silenzio interiore. Il silenzio nel quale nulla ci distrae: in esso solo può risuonare ed essere udita la parola nuova che ci rigenera. “La parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”.
 Colla sua dottrina. Egli predica un battesimo di conversione per la remissione dei peccati: è il primo, fondamentale contenuto della sua predicazione. L’uomo, ciascuno di noi, ha bisogno di essere perdonato dal Signore. Egli esprime la sua richiesta di esserlo attraverso un segno, un battesimo appunto di conversione. Domenica scorsa la parola di Dio ci metteva in guardia dall’appesantire i nostri cuori “in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Oggi essa ci svela quale è il vero peso della nostra vita, il nostro peccato. E da esso può liberarci solo il Signore. Notate bene: peccato non è la colpa. Dalla colpa e dal senso di colpa ci può liberare la psicologia clinica. Dal peccato solo il perdono del Signore. Quale è la differenza? Il peccato è una scelta che riguarda il rapporto della tua persona con Dio stesso; la colpa è qualcosa che riguarda solo te stesso: è una sorta di sconfitta sentita come auto-disfacimento. Ecco perché dalla colpa, dal senso di colpa l’uomo può liberare se stesso; dal peccato può liberarlo solo il perdono di Dio. Non a caso, quando diminuisce il senso del peccato cresce il senso di colpa: e l’uomo ne soffre sempre più. Giovanni Battista viene ancora oggi ad annunciare che l’uomo deve in primo luogo riconoscere il suo peccato, dal momento che “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. A ciascuno è offerto il tempo presente come il tempo della misericordia del Signore.

 In conclusione, fratelli e sorelle, voi vedete come trascorrendo questo tempo dell’Avvento veniamo istruiti dalla parola di Dio a vivere il tempo presente “valutando” con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cielo”.
 Per questo dobbiamo accogliere il perdono del Signore, che ci libera da ogni peccato ed essere in grado di discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.