XXIII DOMENICA PER ANNUM (B)
Parrocchia del Barco e Santuario Madonna della Pioppa
7 settembre 1997
Carissimi fratelli, carissime sorelle:
il Vangelo di oggi è una stupenda pagina nella quale viene descritto,
ci viene svelato che cosa accade nella nostra persona, nella nostra vita,
quando incontriamo il Signore Gesù. La pagina del Vangelo parla
di un sordo - muto guarito dal Signore, mediante alcuni gesti uniti ad
una parola. Ma in questo racconto è narrata anche la storia di ogni
persona che voglia incontrare la persona di Cristo.
Di chi si tratta, di chi si parla? E’ un uomo sordo e muto. Riflettiamo
un momento sulla condizione di questa persona: essa è condannata
ad una solitudine completa, a vivere come in un deserto, in assenza di
ogni relazione personale. Che cosa ci mette in rapporto, in contatto con
le altre persone? La possibilità di ascoltare e la possibilità
di parlare. L’intreccio dell’ascolto con la parola è l’avvenimento
mirabile del dialogo interpersonale: il dialogo crea la comunione profonda,
l’amicizia fra le persone. E’ questa un’esperienza così profonda,
così quotidianamente vissuta che quando rompiamo ogni rapporto con
una persona, diciamo semplicemente: “con te non parlo più” oppure
“parla pure, tanto non ti ascolto più”. L’uomo dunque di cui parla
l’Evangelo, è un uomo incapace di dialogo, di comunione con gli
altri, poiché non è capace né di ascoltare né
di rispondere.
Ma questo non è sufficiente per descrivere la condizione di
questo uomo. La Parola di Dio ci conduce a vedere in questa sordità
e mutevolezza il segno di una condizione spirituale ben più profonda,
ben più drammatica. Esiste una “sordità” del cuore, che ci
rende incapaci di ascoltare una Parola che non è umana, ma Parola
che ci viene detta dal Signore. Questa Parola risuona nell’intimo della
nostra coscienza morale e che ci dice: “fa il bene; evita il male”. “Nell’intimo
della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma
alla quale deve obbedire. Questa voce che lo chiama sempre ad amare, a
fare il bene ed a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità
del cuore” (Conc. Vaticano II, Cost. Gaudium et Spes 16,1). Ascoltare questa
voce è la nostra dignità. Ma la Parola di Dio risuona anche
nella predicazione del Vangelo: in questo momento attraverso la mia parola.
Esiste una sordità interiore che ci impedisce di ascoltare questa
parola. E’ questa una sordità terribile! Perché? perché
rompe il nostro rapporto con Dio e l’uomo è perduto. Chi non ascolta
il Signore, non è capace neppure di rivolgere a Lui la sua Parola.
Ascoltando infatti il Signore, ciascuno di noi siamo in grado di rispondergli:
entriamo in dialogo con Lui diveniamo partners della sua Alleanza. Essere
sordomuti davanti al Signore è la nostra condizione! E da questa
condizione è venuto a liberarci il Signore, così che possiamo
ricostruire il nostro dialogo.
2. Che cosa accade quando l’uomo sordomuto incontra Gesù il Salvatore?
La pagina narra precisamente che cosa il Signore vuol compiere in noi.
Dove avviene l’incontro? “E portandolo in disparte lontano dalla
folla”. E’ la prima azione che il Signore compie nei nostri confronti:
portarci in disparte, lontano dalla folla. Incontrare il Signore comporta
inevitabilmente un essere messi ed un metterci in disparte, lontano dalla
folla. E l’uscita più difficile è quella del proprio egoismo.
Che cosa succede nell’incontro con Gesù? Egli agisce;
Egli ha l’iniziativa: Egli guarisce la nostra sordità spirituale,
rendendoci capaci di ascoltarlo. L’ascolto è la nostra prima, originaria
liberazione: come possiamo dirci discepoli del Signore, se non lo ascoltiamo?
Egli guarisce la nostra incapacità a parlare, aprendoci l’accesso
al Mistero di Dio, così che possiamo parlare con piena confidenza
al Padre.
Come accade questo miracolo? Avviene attraverso un contatto con
Cristo stesso: “gli pose le dita negli orecchi”; “gli toccò la lingua”.
Ed è un contatto che è accompagnato da una parola del Signore:
“Apriti”. Ed è questa Parola che spezza ogni resistenza: la sua
Parola onnipotente che spezza la nostra sordità. Ma tutto questo
avviene accompagnato a un gemito del Signore (“gemette”). Il dono che il
Signore ci fa è frutto della sua morte sulla Croce.
L’uomo che ha vissuto questa esperienza, esclama: “Ha fatto bene ogni
cosa”. chi ha incontrato Cristo riacquista la capacità di stupirsi
di fronte alla bellezza ed alla bontà della realtà. Esce
da quell’annoiata disperazione che gli impedisce di godere la vita, nel
senso più profondo e più vero. Riscopre la verità,
la bontà, la bellezza di ogni cosa: “ha fatto bene ogni cosa”.
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