OMELIA BASILICA DI S. PIETRO
Pellegrinaggio a Roma 5 marzo 1997
1. “Ascolta, Israele ...”. Fratelli, sorelle, il Signore ci ha chiamati
a celebrare i suoi divini misteri in questo luogo santo, vicino alla tomba
dell’Apostolo. Che cosa ha Egli da dirci, da raccomandarci in primo luogo?
Prima di tutto Egli ci richiama ad ascoltare: “ascolta, Israele”. La promessa
di vedere il Signore si realizzerà solo dopo la nostra morte, se
moriremo nella sua grazia. Per ora, durante il pellegrinaggio della nostra
vita, ci è chiesto di ascoltare. Tutta la nostra vita per ora, si
fonda sull’ascolto, dal momento che tutta l’esistenza cristiana si basa
sulla fede, e “la fede” - come insegna S. Paolo - “dipende dall’ascolto”
(fides ex auditu) (Rom 10,17). Fratelli e sorelle, siamo in cammino verso
il grande Giubileo 2000: dobbiamo renderci conto che questo cammino deve
essere guidato dall’ascolto della parola di Dio, sempre più ispirato
da esso.
Che cosa il Signore ci chiede di ascoltare? “le leggi e le norme
che io vi insegno, perché le mettiate in pratica”. Il Signore vuole
essere nostro pastore e nostra guida. Egli ci guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome, verso pascoli erbosi, perché viviamo in
pienezza. Ma proprio in questo consiste la differenza profonda, la diversità
più importante fra il popolo dell’antica alleanza, al quale per
primo queste parole erano dette, e noi che siamo il popolo della nuova
ed eterna alleanza. La parola di Dio, che Israele è richiesto di
ascoltare sono le leggi e le norme “che non trasformano chi li ascolta.
Giudicano soltanto e condannano l’uomo, perché dimostrano come l’uomo
è estraneo a Dio e incapace di compiere la sua volontà: quante
volte anche noi abbiamo vissuto questa esperienza! Quante volte ci è
stato detto che cosa è bene e cosa è male, e, nonostante
questa conoscenza, abbiamo fatto il male ed omesso il bene!
Non è così nella Nuova Alleanza. Anch’essa si fonda
sull’ascolto, ma il Signore Iddio non parla più solo all’esterno
attraverso la predicazione: Egli parla dentro di noi, parla nel nostro
cuore. Questa interiorizzazione della Parola ascoltata è compiuta
dallo Spirito Santo che viene a dimorare in ciascuno di noi. “Che il Cristo
abiti per la fede nei vostri cuori” (Ef. 3,17), scrive S. Paolo. Ecco:
in questo ha pieno compimento la pagina che abbiamo letto, la prima lettura.
La fede è ascolto della predicazione della Parola di Dio: tutto
ha inizio da questo ascolto. Ma, mediante la fede, è Cristo stesso
che viene ad abitare dentro di noi. Egli ti assimila a Sé; ti trasforma
sempre più in Sé fino al punto che Egli stesso rivive in
te i suoi misteri, la sua vita. “Infatti, qual grande nazione...” quale
profondità di nuovi e più completi significati racchiudono
queste parole per noi cristiani! La vicinanza di Dio è giunta al
punto tale che egli viene a dimorare in noi. L’ascolto è un ascolto
del cuore. Non a caso, un testo fondamentale della vita cristiana, la Regola
benedettina, inizia proprio così: “Ascolta, o figlio, piega l’orecchio
del tuo cuore”.
2. “Chi dunque, trasgredirà ...”. Ora possiamo comprendere queste
parole di Gesù. L’attenzione, l’ascolto deve essere misurato dalla
grandezza del dono che riceve, dalla grandezza di Colui che ti parla. E’
lo stesso Spirito Santo che, venuto ad abitare dentro al tuo cuore, ti
interiorizza ogni parola che ti viene predicata. Allora ciascuno di noi
deve progressivamente farsi tutto attenzione, tutto ascolto: non lasciare
cadere nessuna parola nel vuoto e nell’oblio. “Se Egli è rivolto
verso di te, tu non puoi sottrarti a Lui che si dona, tu non devi sottrarti
in nessun modo e in nessuna misura a questo dono che Egli ti fa di Se stesso.
Non volerlo ricevere secondo una tua misura, un tuo desiderio, un tuo bisogno,
secondo una tua volontà, ma volerlo ricevere secondo la Sua misura,
secondo la Sua volontà, secondo la pienezza del Suo amore. Pura
attenzione: divenire tutto occhio per contemplarlo, divenire tutto orecchio
perché tutta la vita non sia più che ascoltarlo. Alla pienezza
infinita del dono deve corrispondere sempre più la capacità
dell’anima che lo accoglie” (Divo Barsotti, Il Signore è uno, Edizioni
del Seminario, Caltanissetta 1991, pag. 22-23) . Allora diremo in
tutta verità: “”Le tue parole, Signore, sono spirito e vita: tu
hai parole di vita eterna”.
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