OMELIA PRESENTAZIONE AL TEMPIO:
GIORNATA DELLA VITA
CATTEDRALE 2 febbraio 1997
1. “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”. Celebriamo
in questa divina liturgia il mistero dell’offerta che Giuseppe e Maria
fecero del bambino Gesù al Tempio. Essi andarono al tempio “per
adempiere la Legge” come dice il Vangelo: riconoscere che il bambino era
del Signore Iddio. E’ durante questa offerta-presentazione che l’uomo,
Simeone, vede “la salvezza preparata” da Dio “davanti a tutti i popoli”.
Vive l’esperienza intima della vittoria sul timore della morte, esclamando:
“Ora lascia ...”. La morte non è più la parola definitiva
sull’uomo.
Vedete, fratelli e sorelle, quanti misteri sono racchiusi in
questa santa celebrazione che stiamo vivendo! Gesù compie l’offerta
di se stesso, riconoscendo di appartenere totalmente al Padre; questo sacrificio
come ci ha insegnato la seconda lettura, salva definitivamente l’uomo dal
timore della morte.
Tutti questi santi misteri illuminano mirabilmente la “giornata per
la vita” che oggi celebriamo.
Celebrando la “giornata per la vita”, che cosa in realtà
celebriamo? Celebriamo il valore assoluto ed incondizionato di ogni persona
umana, in ragione della sua appartenenza esclusiva al Signore Iddio suo
Creatore.
Col loro gesto, Maria e Giuseppe ci ricordano che la vita umana
è sacra al Signore e che nessuno ne può disporre. Questa
“indisponibilità” vale in primo luogo della persona già concepita
e non ancora nata. Se ogni omicidio è abominevole delitto, l’aborto
lo è in sommo grado, sopprimendo la più innocente, debole
ed indifesa persona umana.
Col loro gesto, Maria e Giuseppe ci insegnano anche quale è
la radice ultima del rispetto che dobbiamo ad ogni vita umana e quindi,
per contrasto, quale è la causa ultima di quella “cultura di morte”
nella quale viviamo. Quando si perde progressivamente la consapevolezza
della nostra appartenenza al Signore, quando si smarrisce il senso di Dio
creatore, si smarrisce anche il senso dell’uomo, della sua dignità,
del valore incomparabile della sua persona. E’ solo l’esperienza che l’uomo
fa del suo rapporto unico ed immediato con Dio, che lo aiuta a vedersi
come misteriosamente altro rispetto alle altre creature. Perso il senso
di Dio creatore, l’uomo si considera come uno dei tanti esseri viventi:
come un “animale” più perfetto. La negazione di Dio genera sempre
di fatto una caduta vertiginosa di stima dell’uomo. Ed il primo a subire
la conseguenza di questa disistima è logicamente la persona umana
più debole, quella già concepita e non ancora nata. “Il criterio
proprio della dignità personale - quello cioè del rispetto,
della gratuità e del servizio - viene sostituito dal criteri dell’efficienza,
della funzionalità e dell’utilità” ... e’ la supremazia del
più forte sul più debole” (Ev. Vitae 23)
2. Ma sta accadendo in mezzo a noi qualcosa di ancora più grave,
in un certo senso: si è legittimato l’abominevole delitto dell’aborto.
Il delitto è stato dichiarato diritto: una tale legge non merita
più di essere chiamata tale. “Il compito della legge civile consiste,
infatti, nel garantire una ordinata convivenza sociale nella vera
giustizia, perché tutti «possiamo trascorrere una vita calma
e tranquilla con tutta pietà e dignità» (1Tm 2,2).
Proprio per questo, la legge civile deve assicurare per tutti i membri
della società il rispetto di alcuni diritti fondamentali, che appartengono
nativamente alla persona e che qualsiasi legge positiva deve riconoscere
e garantire. Primo e fondamentale tra
tutti è l’inviolabile diritto alla vita di ogni essere umano
innocente. Se la pubblica autorità può talvolta rinunciare
a reprimere quando provocherebbe, se proibito, un danno più grave,
essa non può mai accettare però di legittimare, come diritto
dei singoli - anche se questi fossero la maggioranza dei componenti la
società -, l’offesa inferta ad altre persone attraverso il misconoscimento
di un loro diritto così fondamentale come quello alla vita”. (Ev.
Vitae 71).
Conclusione
L’offerta che Cristo oggi fa di sé al tempio ci ha ridonato
la possibilità di riscoprire l’incommensurabile dignità della
persona umana. Giunga questa stupenda riscoperta anche nel cuore della
nostra città. La sua elevazione alla dignità di essere luogo
che appartiene al patrimonio culturale dell’umanità non avrebbe
molto senso se non sarà accompagnato dal rifiorire in essa di una
vera e propria stima per ogni uomo, ma soprattutto per il concepito, per
l’anziano, per l’ammalato. Il nostro vero patrimonio culturale è
l’uomo, la sua incommensurabile dignità.
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