INCONTRO CON I GENITORI DELLA PRIMA MEDIA - ISTITUTO S. VINCENZO
8 ottobre 1997
Carissimi genitori, ho desiderato incontrarvi e conoscervi personalmente
dal momento che fra noi si è come costituito e siglato un patto.
Voi avete chiesto alla Chiesa di aiutarvi ad educare vostro figlio e la
Chiesa ha accettato di compiere questo servizio educativo. Forse è
utile che cominciamo la nostra riflessione, partendo da questo che potremmo
dunque chiamare un “patto educativo”. Sarà il primo punto della
mia riflessione.
1. Ho parlato di “Chiesa” per indicare uno dei due contraenti.
Infatti questa scuola non educa, non intende educare secondo un progetto
qualsiasi, ma secondo un progetto cristiano. Non solo, ma è precisamente
attraverso le scuole, questa scuola, che la Chiesa svolge la sua missione
educativa. Probabilmente alcuni, molti (non è così importante
saperlo) di voi hanno fatto questa scelta senza pensare esplicitamente
a ciò che sto dicendo. Probabilmente sono stati mossi da motivazioni
esplicite diverse: serietà della scuola, il livello di istruzione
e così via. Ma, alla fine, non è così importante tutto
questo. Infatti che cosa vi preoccupa di più pensando al futuro
del vostro figlio? Quale è la cura che voi avete della sua persona?
Sono sicuro: è il suo vero bene, cioè lo sviluppo integrale
della sua persona, la pienezza del suo essere personale. Nel progetto educativo
cristiano, tutto questo è cercato, voluto: condurre la persona umana
alla pienezza della sua verità. Non è che il progetto educativo
cristiano sia alternativo o concorrenziale con un progetto educativo veramente
umano: ne è la perfetta realizzazione.
L’altro contraente di questo “patto educativo” di cui stiamo
parlando, siete voi: sono i genitori o più completamente, la
famiglia. Ancora una volta vorrei chiedevi di non “arrendervi” mai di fronte
alla “sfida dis-educativa” colla quale oggi la famiglia sembra essere sottoposta.
Per “sfida dis-educativa” intendo quell’atmosfera, quel vissuto in cui
oggi la famiglia è sommersa, e che ritiene essere l’educazione della
persona impresa inutile, bastando un’istruzione che li aiuti ad iscriversi
nel mondo della produzione. E’ questo uno dei punti “nodali” della “crisi”
in cui viviamo: pensare che sia possibile assicurare un futuro alle nuove
generazioni, negando loro la stessa possibilità di crescere. La
negazione non riguarda tanto le opportunità materiali della crescita,
quanto soprattutto l’indicazione di fondamentali “punti cardinali” senza
i quali è impossibile orientarsi nella vita. Ritornerò poi
su questi concetti. Il fatto che avete chiesto alla Chiesa di aiutarvi
ad educare, significa che non vi siete arresi a questa sfida dis-educativa.
Noterete che ho sempre parlato di aiuto che avete chiesto alla Chiesa.
Infatti nessuno, neppure la Chiesa, può o intende sostituirvi. L’atto
educativo appartiene in modo insostituibile a voi genitori. Ma è
ugualmente vostro diritto essere aiutati, in primo luogo dalla Chiesa (ed
anche dallo Stato).
Ed allora questo “fatto educativo” di cui stiamo parlando consiste
in una vera e propria co-operazione, sinergia fra voi e la scuola. E’ allora
importante che ci interroghiamo sulle condizioni che rendono possibile,
che assicurano questa co-operazione.
La prima e più importante è che “ci si muova nella
stessa direzione”. Che cosa significa? Che il progetto educativo che la
famiglia cerca di realizzare non sia contrario al progetto educativo che
la scuola cerca di realizzare, ma i due siano sostanzialmente identici.
Ho parlato poc’anzi di punti cardinali necessari per l’orientamento della
persona, cioè per l’esercizio della propria libertà. Quali
sono questi punti cardinali? Sono precisamente quattro. La libertà
non è capace di esercitarsi se la persona rifiuta di usare della
propria ragione, se ritiene cioè di fatto che la distinzione fra
vero e falso non sia importante e che alla fine, tutte le opinioni ed il
contrario di tutte abbiano lo stesso valore. Il secondo punto cardinale
è che esiste una distinzione netta fra bene, utile e piacevole:
non è bene, non è giusto necessariamente ciò che piace
e/o ciò che è utile. La persona umana non è mossa
solo dal proprio interesse individuale. Il terzo punto cardinale è
l’affermazione del valore assoluto di ogni e singola persona: la distinzione
netta e precisa fra la persona (essere qualcuno) e tutto ciò che
non è persona (essere qualcosa). Il quarto punto cardinale è
l’esperienza di quella dipendenza radicale che definisce l’autentico senso
religioso della persona. In sintesi: educare è portare la persona
alla passione per la verità, all’amore per il bene, nella comunione
con le altre persone, nella consapevolezza che il “fondo” della realtà
è l’atto creativo del Padre (S. Tommaso: veritatem de Deo cognoscere
et in societate vivere).
La seconda condizione è una conseguenza della prima. Per
“muoversi nella stessa direzione” nel significato suddetto, è necessario
che fra scuola e famiglia ci sia un vero dialogo, fatto di incontri veri.
Ho terminato il primo punto della mia riflessione. E’ avvenuto
un fatto fra voi e la Chiesa: avete pattuito una cooperazione educativa.
2. Ma questo “patto” non avviene fuori del mondo, della storia quotidiana:
è intervenuto dentro ad un contesto sociale. E’ importante che prendiamo
coscienza chiara di questo contesto. Cioè delle insidie che possono
minare un tale fatto educativo, al fine di immunizzarci contro esse.
Vorrei partire da una considerazione ancora molto generale, ma
importante. Se guardiamo al mondo delle nuove generazioni lo vediamo immerso
nel “chiaro-scuro”. Esso esprime profonde esigenze di significato ed aspirazioni
ad una vita non più dominata dall’utilitarismo che pervade un po’
tutto. Ma nello stesso tempo appaiono psicologicamente fragili, assai incerti
e disorientati, e come incapaci di prendere decisioni stabili. Ora di fronte
ad una tale situazione, è stolto scaricare la responsabilità
solo sugli adulti o solo sulle nuove generazioni o in modo anonimo su tutta
la società. E’ invece più saggio assumersi ciascuno le proprie
responsabilità di fronte ad una “sfida educativa” forse inedita.
Vorrei dire ora qualcosa su questa “sfida educativa” che le nuove generazioni
ci stanno lanciando.
In maniera un po’ brutale, direi: non possono più vivere
in un mondo costruito sul “fai come ti pare”, purché rispetti il
“fai come ti pare” dell’altro. Le nuove generazioni trovano solo indicazioni
per non pestare i piedi agli altri: altro, come indicazioni di scelte,
non trovano. In questa situazione le loro decisioni sono spesso solo emotive.
Esse ci chiedono in maniera forse ancora confusa, ma non per questo meno
sicura di indicare loro dei criteri di scelta. E’ una grande sfida che
esse ci lanciano. Vorremmo che questo fosse un luogo in cui questa sfida
è raccolta.
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