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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Catechesi ai giovani
25 ottobre 1997
LIBERI E’ BELLO !


E’ un itinerario affascinante quello che oggi cominciamo a percorrere e che percorreremo durante tutte queste catechesi: l’itinerario della libertà, l’itinerario alla scoperta della libertà. Vogliamo capire che cosa significa essere veramente liberi; non solo vogliamo capire, ma anche vivere una profonda esperienza di libertà. Vi ricordate che cosa scrive Dante?
“Lo maggior don che Dio per sua larghezza
fesse creando, e a la sua bontate
più conformato, e quel ch’ei più apprezza,
fu de la volontà la libertate;
di che le creature intelligenti,
e tutte e sole, fuoro e son dotate”

E’ il tesoro più grande, più prezioso che possedete. Voglio aiutarvi in queste catechesi a riscoprirlo, indicandovi i sentieri della libertà: perché non vi capiti di dilapidare il vostro più grande patrimonio, di svenderlo ai padroni del momento. Ecco il senso di queste catechesi.

1. Vorrei che iniziaste questo itinerario verso la scoperta della libertà, cercando insieme di rispondere ad una grande, una difficile domanda: che cosa succede veramente in noi quando scegliamo-decidiamo di fare una cosa piuttosto che un’altra? Ci sono tante cose che succedono in noi e di cui non ci rendiamo neppure conto, non ci pensiamo neanche: se prima di venire alla catechesi, avete cenato, in questo momento in voi avviene la digestione del cibo ingerito. Voi state digerendo, state compiendo un’attività (la digestione) di cui non siete neppure consapevoli.
 Quando tu ti decidi a compiere qualcosa, a venire questa sera alla catechesi e non andare al pub, è successo qualcosa in te di cui ti sei reso neppure conto, a cui non hai neppure pensato? No, certamente. E’ stata una decisione che tu hai preso; è stata una scelta che hai fatto (venire in Cattedrale o andare in un pub). Ed infatti se qualcuno ti chiedesse: “ma chi te lo ha fatto fare ...?” tu risponderesti: “nessuno; io l’ho fatto”.
Considerate bene, attentamente le cose: ci sono delle attività che succedono in noi, ma non sono decise, disposte da noi (come la digestione); ci sono delle attività che non solo succedono in noi, ma sono decise, disposte, volute da noi. Tanto è vero che nessuno di noi è stimato, è amato, è lodato o premiato perché ha una buona digestione; uno è stimato, amato, lodato o premiato perché, per esempio, ha donato tutto se stesso ai poveri, come Madre Teresa. Solo le azioni scelte da noi sono nostre azioni. C’è un passo della S. Scrittura che spiega in modo molto chiaro e bello che cosa succede in noi, quando compiamo un atto libero: “Egli da principio creò l’uomo, e lo lasciò in balia del suo proprio volere. Se Egli ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua, là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir. 15,14.16-17).
Possiamo già dare una prima risposta alla nostra domanda: quando noi ci comportiamo da persone libere, succede che agiamo secondo scelte consapevoli, mossi solo da convinzioni personali, e non per un impulso istintivo cieco o da una costrizione esterna. Ma possiamo anche già capire la risposta contraria: tu non ti comporti da persona libera, quando agisci in modo inconsapevole (non sai quello che fai; non pensi a ciò che stai facendo); quando agisci non mosso da intime convinzioni personali, ma o da un impulso istintivo cieco o da una costrizione esterna. Sono tentato di dirvi tutto questo con una stupenda formulazione di S. Agostino: “Noi siamo liberi precisamente  se e quando ci sottomettiamo solo alla verità conosciuta” . Che cosa grande che è la libertà!
E’ a causa di essa che noi siamo servi di nessuno, se non siamo noi a decidere di esserlo: ciascuno di noi è re e suddito di se stesso. Il passo della S. Scrittura lo dice in un modo suggestivo: “Egli ... lo lasciò in balia del suo proprio volere”. Carissimi giovani: lasciate davvero risuonare dentro al vostro cuore queste parole, dal significato immenso. Ciascuno di voi è messo nelle sue stesse mani; tu puoi fare di te stesso ciò che vuoi: tu sei il padre e la madre di te stesso. Tu: non dare ad altri questo potere. Non mettere te stesso in altri mani, dissipando così la tua esistenza, fuggendo nell’irresponsabilità e nella falsità. Droga, abuso di sostanze alcoliche, pornografia e disordini sessuali, violenza: ecco alcuni sentieri percorrendo i quali, tu metti te stesso in balia di altri. Rinunci alla tua libertà.

2. Ma è proprio ora che nasce la domanda più grande riguardante la vostra libertà: e che cosa me ne faccio della mia libertà? Vorrei aiutarvi a capire fino in fondo, a sentire il peso di questa domanda: è la domanda che in modo più o meno consapevole abita dentro al vostro cuore. Posso partire da un esempio molto semplice: non vi è mai capitato di trovarvi nella situazione di chi, almeno per qualche momento, non sa che cosa fare? E’ una situazione insostenibile. La possiamo sopportare per qualche momento, ma non può durare a lungo. Perché? perché in questa condizione comincia ad insinuarsi in noi  la peggiore insidia alla nostra gioia: la noia, la noia di vivere. E la noia genera un’insopportabile tristezza del cuore.
Quest’esperienza (“non so che cosa fare”) ci insegna una grande verità: la libertà esige di essere orientata, indirizzata verso una meta. Una libertà priva di qualsiasi orientamento, che girovaga a destra e a sinistra senza sapere mai dove andare, diventa una cosa insopportabile. E quindi chi vive così la sua libertà, ha bisogno, un bisogno incontenibile di vivere almeno qualche momento come se perdesse per qualche istante la sua libertà: ha bisogno di evadere attraverso la droga, l’alcool, lo “sballo”...
Spero dunque di essere riuscito a farvi prendere coscienza più viva della fondamentale domanda riguardante la vostra libertà: “Che cosa me ne faccio della mia libertà?” Le nostre catechesi cercheranno di rispondere a questa sola domanda, per impedirvi di perdere il gusto di essere liberi e per aiutarvi ad esserlo pienamente ed interamente. Non è dunque che noi questa sera esauriremo la nostra risposta. La inizieremo solamente.
 Cominciamo col dire che questa domanda venne fatta anche a Gesù, e quasi sempre da giovani: che me ne faccio della mia libertà? gliela fece un giovane che era molto ricco: “che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (cfr. Mc 10, 17-22; Mt 19,16-22; Lc 18,18-23). Gliela fece un giovane per altro già assai impegnato e che ad un certo momento della sua vita si accorse di avere sbagliato tutto: “Io dissi allora: che cosa devo fare, Signore” (At. 22,10). Ma una volta è Gesù stesso che la suscita nel cuore di due giovani attratti, senza ancora sapere perché, dalla sua “persona”: “che cosa cercate?” (Gv 1,38). E’ la domanda sulla direzione fondamentale da imprimere alla vostra vita. Ritornano le grandi parole della S. Scrittura: l’uomo è lasciato in balia del suo proprio volere. Vi invito in questo momento ancora una volta a dire a voi stessi: “che cosa cerco veramente? Cerco la verità o l’ignoranza? Desidero la certezza o di vivere sempre dubitando di tutto? Cerco di amare e di essere amato o di ignorare gli altri e di essere ignorato? Desidero servire gli altri o servirmi degli altri? in una parola; che cosa me ne faccio della mia libertà?” L’uomo è libero perché cerca la verità, ami la verità conosciuta e viva di questo amore.
Cristo ha detto: “venite e vedete”. Ed anche: “io sono la via, la verità, la vita”. Egli si presenta come Colui seguendo il quale, troverai la vita piena: è la sfida suprema alla tua libertà.