Pellegrinaggio regionale dei giovani
al Santuario eucaristico di S. Maria in Vado a Ferrara
1 MAGGIO 1997
EUCARESTIA E VOCAZIONI
Catechesi dei Giovani a S. Benedetto
Benvenuti, carissimi giovani in questa stupenda città di Ferrara:
vi attendavamo da tempo! E’ un dono stupendo quello che il Signore ha voluto
farci, oggi: vivere una intera giornata nella condivisione della stessa
fede nel mistero dell’Eucarestia, e quindi della gioia di sentirci amati
da un Amore così grande. Passerete questa giornata portando dentro
al vostro cuore la domanda più grande che un giovane possa fare
a Cristo: “Signore, che cosa vuoi che io faccia? Come vuoi che io viva
la mia vita?”. Ed allora, poniamoci subito all’ascolto di Cristo. che cosa
Egli vi dice?
1. “Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”.
Ecco: Gesù vi conduce subito ad ascoltare il vostro cuore, il desiderio
più profondo del vostro cuore. Quale? Il desiderio di beatitudine.
Il problema dell’uomo, l’eterno problema dell’uomo è tutto racchiuso
nella possibilità che quelle parole di Gesù si realizzino:
“sarete beati”. Che queste parole non siano dette invano. Ma se voi ascoltate
veramente il vostro cuore, voi sentirete che la beatitudine che esso desidera
è ben diversa da quella pseudo-felicità che molti mercanti
della noia e dell’indifferenza vi vogliono offrire. Quali sono questi mercanti?
Sono i maestri dell’attimo fuggente che vi invitano ad assecondare
ogni istintiva propensione e brama, con il risultato di farvi cadere in
un’indifferenza piena di insoddisfatta sazietà, accompagnata da
pericolose evasioni verso fallaci paradisi artificiali, come la droga.
Sono i maestri che cercano di farvi credere che il senso della
vita consista principalmente nella ricerca del successo, nell’accaparramento
del denaro, nello sviluppo delle capacità personali senza riguardo
per le esigenze altrui.
Questi ed altri tipi di maestri non potranno mai mantenere la
parola con cui cercano di vendervi la loro mercanzia di noia: “sarete beati”.
E non lo possono, perché non capiscono la vera misura del vostro
cuore, e del suo desiderio. E’ per questo che voi oggi siete venuti qui
a Ferrara, sicuri che quando Gesù ci dice: “sarete beati”, gli si
può credere. Gli si può credere, perché Egli sa che
cosa c’è dentro al vostro cuore.
Ma Gesù non ci fa solo la promessa (“sarete beati”), ma
indica due fondamentali condizioni perché essa possa realizzarsi.
Egli dice: “sapendo queste cose”, prima condizione. E poi aggiunge: “se
le metterete in pratica”, seconda condizione. Dunque, una prima condizione
riguarda la nostra intelligenza: è un sapere, una scienza della
beatitudine. La seconda riguarda la nostra volontà, la nostra libertà:
è un modo di essere liberi. Fermiamoci allora a riflettere attentamente
su queste due condizioni.
2. “Sapendo queste cose”, dice Gesù. Quali cose devo sapere per
essere veramente beato? Le cose che sono appena successe e che l’evangelista
ha appena narrato: la lavanda dei piedi. Carissimi giovani, fermiamoci
a contemplare, a meditare questa straordinaria pagina del Vangelo. E vi
invito a farlo, iniziando con un piccolo sforzo di fantasia.
Portiamoci per un momento nel Cenacolo ed immaginiamo di avere
una macchina fotografica. Ecco: fotografate il momento in cui Gesù
sta lavando i piedi a Pietro. E poi guardate bene ora la scena che avete
fissato. Che cosa vedete? Un fatto semplicemente sconvolgente, incredibile:
Dio inginocchiato davanti ad un uomo, Dio chinato di fronte ad un uomo!
E per fare che cosa? per fare all’uomo il servizio più umile che
si possa immaginare, lavargli i piedi! Ma che? forse Cristo ha perduto
in quel momento la coscienza della sua dignità, della sua grandezza?
Al contrario. L’evangelista annota che Egli compie questo gesto, “sapendo
che il Padre ... mani”. La cosa è talmente sconcertante che Pietro
rifiuta di essere ... amato fino a questo punto. E qui, carissimi giovani,
prestate massima attenzione.
Come ragiona, in fondo, Pietro? Nel modo seguente: “c’è
una misura a tutto, anche all’amore che Gesù ha per me. Non
si può sconvolgere l’ordine delle cose fino al punto che sia Dio
ad inginocchiarsi, a lavare i piedi a me (“Signore, tu mi lavi i piedi?”).
Ho accettato che Egli venisse a casa mia, che stesse sulla mia stessa barca.
Ma che ora ... questo è troppo (“tu non mi laverai mai i piedi,
in eterno”)”. Pietro pregiudica, cioè stabilisce lui in anticipo
che cosa Cristo il Signore può / non può fare, deve / non
deve fare. E’ lui col metro della sua ragione che già in anticipo
misura l’estensione dell’amore con cui Dio lo deve amare.
E come risponde Gesù? “Se non ti laverò, non avrai
parte con me”. Questo è un modo tipico di parlare degli Ebrei del
tempo di Gesù. “Aver parte con una persona” significa partecipare
alla stessa eredità, alla stessa ricchezza, agli stessi doni. Dunque,
Gesù dice: “Pietro, se tu non accetti di essere amato fino a questo
punto; se tu non ne vuoi proprio sapere del mio amore; se tu non accetti
che sia io a prendere l’iniziativa di amarti e nel modo, nella misura che
io stabilisco: non avrai parte con me. Tu non sarai con me nella beatitudine”.
Carissimi giovani, in questo dialogo veramente straordinario
fra Gesù e Pietro, è racchiuso tutto il problema della nostra
beatitudine: “sapendo queste cose” appunto “sarete beati”. Il nostro vero
dramma è di mettere dei limiti ai nostri desideri di verità,
di bellezza, di bontà, in una parola, di beatitudine: di pre-stabilire
che, in fondo, “più di quel tanto ...” non è possibile. Pietro
fa questo: “Signore, puoi volermi bene, ma non più di quel tanto!
ma non, comunque, fino al punto di lavarmi i piedi”. Vedete: questo è
ciò che rende schiave le vostre persone. Schiave del potere della
cultura di oggi; schiavi di ciò che dice la maggioranza. Che cosa?
l’atrofizzazione dei nostri desideri, spegnendo alla radice la possibilità
di una vera beatitudine. “Che cosa rende critica la persona? E’ quello
che prima abbiamo chiamato cuore, cioè quel nucleo di esigenze inesauribili
con cui l’uomo paragona e giudica tutto” (L. Giussani). Sapete come si
chiama nel vocabolario cristiano l’atteggiamento di chi semplicemente acconsente
a Cristo di amarlo, nel modo e nella misura “smodata e smisurata” da Lui
stabilita? Si chiama FEDE. Ed il contrario è l’INCREDULITÀ
che può nascere o dalla debolezza dello spirito (“non penso che
Dio si interessi di me fino a questo punto”) o dalla disperazione dello
spirito (“non voglio che Dio mi ami fino a questo punto”).
Ma probabilmente sentirete dentro di voi un certo malessere,
del genere seguente. “Ma quando mai ho visto Cristo chinarsi davanti a
me per lavarmi i piedi?”. E così sembra che tutto questo discorso
resti abbastanza ... campato per aria. Quando Gesù dice: “sapendo
queste cose...”, intende solo che noi leggiamo questa pagina del Vangelo
e così veniamo a conoscenza di questo fatto, accaduto tanto tempo
fa? Gesù non intende questo. Narrandoci la lavanda dei piedi, il
Signore vuole farci capire il significato di un fatto che accade ora in
mezzo a noi. Accade cioè ora un fatto in mezzo a noi che ha in sé
lo stesso significato che ebbe la lavanda dei piedi, quel significato che
si svela soprattutto nel dialogo fra Pietro e Gesù. E’ sapendo questo
fatto, comprendendone il significato, che voi - vi dice Gesù - “sarete
beati”.
Quale è questo fatto? e’ l’EUCARESTIA, o più precisamente
è la CELEBRAZIONE dell’Eucarestia alla quale noi partecipiamo.
Che cosa è infatti la celebrazione dell’Eucarestia? Gesù
nell’ultima Cena istituisce il sacramento o memoriale del suo sacrifico,
cioè del dono che Egli fa di Se stesso per la nostra salvezza, cioè
del suo Amore spinto ormai fino al limite. La lavanda dei piedi era la
prefigurazione dell’amore che si umilia fino alla morte.
“L’Eucarestia non «ripete» la passione di Gesù,
non «rinnova» la sua morte; e, d’altra parte, neppure consiste
nel semplice ricordo o nella lode di un evento ormai del passato
che ci si occupi a recuperare, o in un simbolo che lo evochi, ma sia sprovveduto
della sua «realtà». Al contrario, nella memoria eucaristica
emerge la presenza del Corpo e del Sangue di Cristo.
In virtù dell’azione trasformate dello Spirito, il pane
e il vino, presentati dalla Chiesa, diventano - «veramente, realmente
e sostanzialmente» - il Corpo e il Sangue del Signore: «Il
calice della benedizione, che noi benediciamo, - sono ancora parole di
Paolo - non è forse comunione al sangue di Cristo? e il pane, che
noi spezziamo, non è forse comunione al corpo di Cristo?»
(1Cor 10,16)” (Inos Biffi, Il Corpo dato e il Sangue sparso, ed. Jaca Book,
Milano1996, pagg. 55-56).
E così, nell’Eucarestia Cristo ti offre veramente, anche
se sotto le apparenze del pane e del vino, Se stesso nella donazione dell’amore
senza limiti: ti dona tutto Se stesso, corpo - sangue - anima e divinità.
L’Eucarestia è il sacramento del suo attivo offrirsi e donarsi.
E, dall’altra parte, nell’Eucarestia tu puoi veramente “comunicare” al
suo Corpo offerto ed al suo sangue sparso. Ecco: è lo stesso “straordinario”
incontro che ha vissuto Pietro quando si vide lavare i piedi da Cristo
stesso. “Sapendo queste cose, sarete beati”: è nella conoscenza
di questo amore; è credendo, sentendovi amati in questo modo, che
sarete beati. Gesù non vi fa una promessa vuota. Egli sa che la
persona umana rimane un enigma a se stessa, fino a quando non conosce,
non incontra, non esperimenta un vero e grande amore. Gesù può
dirti: “sarai beato”, perché ti offre questa possibilità,
cioè ti dona l’Eucarestia. E’ l’Eucarestia che scioglie l’enigma
della vostra vita e compie i desideri del vostro cuore.
3. “Se le metterete in pratica”: è la seconda condizione che
Gesù mette alla sua promessa di beatitudine.
“Mettere in pratica che cosa?”, voi chiederete. “Queste cose”,
dice Gesù. “Quali cose?” tu richiedi. Ed Egli ti ha detto che queste
cose sono in sostanza, l’Eucarestia. E’ come se Gesù vi dicesse:
“sarete beati, se metterete in pratica l’Eucarestia che celebrate”. Ecco,
carissimi giovani: Gesù vi indica la strada, la “sua” strada che
porta alla beatitudine. E’ la “pratica” dell’Eucarestia. E’ una strada
difficile e bellissima, come vedremo subito. Ma il bene, tutto ciò
che è grande e bello, è sempre arduo. Non abbiate paura di
imboccare questa strada a causa del fatto che vi potrà sembrare
difficile: non dovete avere paura, perché non dovete aver paura
di essere interamente liberi. E vedremo subito che questa strada che Gesù
vi indica, praticare l’Eucarestia, è la strada della piena liberazione.
Perché, che cosa significa “mettere in pratica l’Eucarestia”?
La risposta è incredibilmente semplice: significa amare
collo stesso amore con cui Cristo ci ha amati. “Se io, il Signore ed il
Maestro ... gli uni gli altri”. E’ come se Gesù vi dicesse: “se
amerai come io ho amato, sarai beato “. Ma prima di proseguire, vi devo
subito mettere in guardia da un gravissimo pericolo, purtroppo. Sentendo
queste parole, uno potrebbe pensare che Cristo è come un modello
a noi esterno, oppure come un maestro di morale che ci insegna un grande
comandamento. No: non è così! Non stiamo parlando di una
morale da osservare, di un modello da imitare: questo solamente non vi
porterebbe mai alla vera beatitudine. Ma partecipando all’Eucarestia, tu
non fare come Pietro: lascia che l’amore di Cristo ti penetri fino alle
radici del tuo essere. Sei assimilato all’amore stesso che ha portato Gesù
ad inginocchiarsi davanti a Pietro per lavargli i piedi. Ed in questo tu
attingi la forza di un amore tale che ti porta a “lavare i piedi” ai tuoi
fratelli. Quando questo accade, tu non solo, sai che cosa è l’Eucarestia,
ma la pratichi e la vivi. Tu fai accadere il vero miracolo nel mondo: il
dono di te stesso nell’amore.
Ecco: siamo entrati ancora una volta dentro al nucleo essenziale
della vostra vicenda umana. Voi sapete, voi sentite che la vita ha un senso
se diventa un dono gratuito fatto al prossimo. E’ per questo che si scopre
il senso della vita nell’Eucarestia.
Ma che cosa significa amore? quale amore voi imparate, voi sapete,
frequentando l’Eucarestia? Prima di tutto, parlando del senso della vita,
voi capite che stiamo parlando della vocazione. La vita di ciascuno di
voi ha un senso, perché nessuno di voi esiste per caso. Ciascuno
di voi è stato pensato, voluto fin dall’eternità, per vivere
in Cristo quella particolare missione che è precisamente il senso
della vostra vita, la ragione del vostro esserci, la vostra vocazione.
Quale?
Carissimi giovani: Cristo è in mezzo a noi per chiedervi
personalmente se volete seguire con decisione la via che Egli vi indica,
se siete disposti ad accettare la sua Verità, se acconsentite al
Suo Amore (sempre eucaristicamente presente) di plasmare tutta la vostra
vita. E’ una decisione che dovete prendere senza paura. Egli vi aiuterà,
vi darà la sua luce e la sua forza perché sappiate rispondere
alla sua chiamata. Rispondete alla chiamata di Gesù e seguitelo!
Ma forse ci saranno fra voi, molti che si chiedono: che cosa vuole Gesù
da me? A che cosa mi chiama? Quale è il contenuto della sua chiamata
per me?
In mezzo a voi ci sono ragazzi e ragazze che hanno già
capito che cosa Gesù vuole da loro. A loro ha chiesto di donarsi
in un amore indiviso con cuore verginale, ad ogni persona bisognosa; a
loro ha chiesto di essere sacerdoti della nuova ed eterna alleanza, amando
i fratelli fino al dono totale di se stessi.
Ci sono altri ragazzi e ragazze che hanno già capito che
Gesù chiede loro di praticare l’Eucarestia nell’amore coniugale,
e già forse sono incamminati al matrimonio, nel fidanzamento. A
questi dico: imboccare la via dell’amore coniugale significa imparare a
non appartenersi più in vista di un auto-donazione definitiva, totale,
feconda. Significa non ridurre il grande contenuto dell’amore a godimento,
reciprocamente deciso nell’uso l’uno dell’altro. Voi questo imparerete,
se vivrete in una grande castità.
Carissimi giovani, ho finito. Cristo vi ha indicato nell’Eucarestia
creduta e vissuta la via che vi porta alla beatitudine, poiché in
essa e da essa voi apprendete la verità della vostra vocazione all’amore,
e ricevete la forza di viverla.
Non permettete a nessuno di impoverirvi, togliendovi la più
grande ricchezza della vostra persona: il desiderio di una vera beatitudine.
Non inscrivete mai nel progetto della vostra vita, nella vostra vocazione,
un contenuto estenuato, limitato di amore: l’amore sia vero! Cercate tale
verità là dove si può trovare: nell’Eucarestia. Se
c’è bisogno, andate contro corrente, la corrente di quei trafficanti
di noia, che vogliono farvi credere che amare è impossibile.
La Chiesa affida a voi oggi un grande compito: rendere testimonianza
alla verità dell’Eucarestia, rendendo testimonianza alla verità
dell’Amore. L’unica verità degna della vostra persona.
|