Catechesi ai giovani
26 aprile 1997
Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
(Mt 28,20)
Testo biblico: Fil. 3,7-14
Ripercorriamo brevemente il cammino che abbiamo fatto finora. Gli apostoli,
cioè le persone che vissero circa tre anni con Gesù, ci hanno
comunicato una notizia “singolare”. Questa notizia: “Gesù di Nazareth
che noi abbiamo visto morire sulla croce e che alcuni di noi hanno quindi
messo in un sepolcro, come si fa con tutti i morti, è apparso vivo
a noi tutti. E’ apparso vivo in carne ed ossa. Non quindi come può
apparire qualche morto, in condizioni particolari o richiamato da riti
magici. Appariva senza che noi lo chiamassimo, di sua iniziativa. Appariva
durante i momenti più comuni della nostra esistenza quotidiana:
mentre eravamo a tavola, mentre stavamo pescando, mentre eravamo in cammino
per strada. Addirittura una volta ha mangiato con noi. Insomma: Lui è
vivo in carne ed ossa; ha ripreso il suo vero corpo; siamo andati alla
sua tomba ed effettivamente essa era vuota”.
Questa è la notizia veramente straordinaria. Noi allora ci siamo
fatti l’unica domanda ragionevole di fronte ad un tale annuncio: ciò
che costoro dicono è vero o è falso? Cioè: queste
persone sono dei bugiardi (mentiscono sapendo di mentire), oppure sono
degli esaltati (mentiscono credendo di dire il vero), oppure dicono la
verità? E nelle ultime catechesi abbiamo visto che l’ipotesi più
ragionevole è l’ultima. E’ ragionevole ritenere che quanto dicono
quegli uomini sia vero; è ragionevole ritenere che Gesù di
Nazareth è veramente risorto. Questa sera facciano un passo avanti
nella nostra riflessione.
1. Secondo il Vangelo di Matteo, le ultime parole dette dal Risorto
ai suoi apostoli sono state le seguenti: “Io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo” (28,20). Fate molta attenzione! Gesù non
dice: “ricordatevi di me, sempre”. Oppure: “non dimenticate quello che
vi ho insegnato”. Cioè: Egli non parla di quella presenza che consiste
nel ricordare una persona, nel custodire nel ricordo le sue parole o ciò
che egli ha fatto. Gesù dice: “io sono con voi”. Cioè: la
mia stessa persona sarà sempre con voi; Lui in persona è
sempre presente.
Ma non solamente. Qualcuno potrebbe chiedere: “e per quanto tempo
dura questa presenza?”, Gesù dice: “fino alla fine del mondo”. Cioè:
la presenza della sua persona non è limitata solo ad un periodo
della storia umana, oppure ad alcuni momenti della storia umana. Poniamo,
nei momenti particolarmente importanti o difficili. Egli in persona
è presente non solo fino alla fine del mondo, ma tutti i giorni:
anche oggi, anche domani. Sempre, fino alla fine del mondo.
Qualcuno potrebbe dire: “Come fa ad essere presente tutti i giorni
fino alla fine del mondo, uno che è vissuto duemila anni fa”. La
risposta è: “perché è risorto”. Se infatti Egli fosse
morto e non risorto, Egli avrebbe potuto certo essere presente in mezzo
ai suoi, cioè a coloro che ne conservano il ricordo; a coloro che
magari ne leggevano le memorie messe per iscritto, per custodirle meglio.
Ma non è una presenza della persona, questa. E’ un ricordo di una
presenza già però finita.
Egli è risorto; è risorto nel suo vero corpo. E’
sempre vivo in carne ed ossa. Se non fosse risorto, quelle parole di Gesù
sarebbero state una falsa promessa, impossibile a realizzarsi.
2. Ed ora facciamo un passo avanti nella nostra riflessione, cominciando
col ripeterci una domanda che non dobbiamo mai stancarci di riproporci:
“che cosa è il cristianesimo” che cosa significa essere cristiani?”.
“Il cristianesimo, in sé, non è una concezione della realtà,
non è un codice di precetti, non è una liturgia. Non è
neppure uno slancio di solidarietà umana, né una proposta
di fraternità sociale. Anzi, il cristianesimo non è neanche
una religione. E’ un avvenimento, un fatto che si compendia in una persona.
Oggi si sente dire che in fondo tutte le religioni si equivalgono perché
ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero. Ma il cristianesimo
con questo non centra. Perché il cristianesimo non è una
religione, ma è Gesù Cristo, cioè è una persona”
(Card. Biffi). E’ il punto centrale. Per essere buddisti, per esempio,
basta conoscere la dottrina e attuarla: si può essere buddisti senza
sapere nulla della vita del Buddha. Non si può essere cristiani
senza “l’incontro” con Gesù Cristo, poiché essere cristiani
è nient’altro che questo evento che plasma tutta la vita. Ma è
necessario precisare ancora. Qualcuno potrebbe pensare che questa “relazione
a, con Cristo” consista nel fatto che noi veniamo a conoscenza dei suoi
insegnamenti e cerchiamo di viverli, conservandone così perennemente
la memoria. Non è questo il cristianesimo. E’ un “incontro” con
Cristo che è vivo oggi, in carne ed ossa come me, con un cuore che
pulsa come il mio. In questo senso si deve dire che il cristianesimo è
la resurrezione di Gesù, meglio è Gesù risorto. Ed
infatti che cosa sono andati a dire gli apostoli di Lui? Una parola sola:
è risorto. Essi avevano vissuto una esperienza straordinaria: avevano
vissuto con Lui. Poi una tragedia terribile: la sua morte. Era la fine
di tutto: ogni speranza era sepolta. Ma essi lo rividero: vivo, in carne
ed ossa. Ed allora la vita ricominciò: “Ho visto il Signore risorto”.
E’ vivo, oggi: il cristianesimo è incontro con Lui. Il cristianesimo
non è alleanza con Dio che parla attraverso i suoi profeti: è
Dio che fattosi uomo è morto ed è resuscitato. Tutto il cristianesimo
è questo.
Ho parlato di “incontro”, di “relazione a, con ...”, usando di
proposito espressioni ancora imprecise. Ora dobbiamo cercare di precisare
al massimo che cosa, quali esperienze denotino quelle parole. Siamo
nel centro della nostra riflessione: in che cosa consiste la pienezza della
fede. Proviamo a leggere una pagina, fra le tante possibili, della lettera
ai Filippesi (3,4-13), dove San Paolo descrive precisamente la sua esperienza.
Prima di tutto, trattasi di un evento che rompe in due la vita
di una persona: la propria biografia è “prima” e “dopo” Cristo.
E’ ciò che la Scrittura chiama conversione.
La prima dimensione di questa esperienza è che si vedono
le cose, la realtà tutta in un modo diverso: ciò che era
considerato un guadagno ora lo si considera una perdita. E’ Lui ormai l’unico
criterio totalizzante del nostro modo di pensare, di giudicare: è
l’orizzonte totale della propria vita. “Tutto”, dice S. Paolo: nulla sfugge
a questa luce. L’esistenza diventa Cristo-centrica.
Ma questa dimensione nasce da qualcosa di ancora più profondo
che è accaduto nella persona: “essere trovato in Lui” dice S. Paolo.
E’ una sorta di espropriazione di se stessi, perché il nostro io
sia Lui stesso. “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che
vive in me”. Ed ancora “Per me vivere è Cristo e morire n guadagno”.
Ora quale è l’espressione del possesso che la persona ha di se stessa?
E’ la sua libertà. L’auto-possesso consiste nel nostro essere liberi:
nell’essere sorgente ultima del nostro agire. E’ ciò che Paolo chiama
“una mia giustizia derivante dalla legge”.
Ecco l’altra fondamentale dimensione: le mie scelte hanno il
loro principio in Cristo stesso che è in me e nel quale io dimoro.
E’ un “lasciarsi condurre da Lui”. S. Ignazio pregava: “prendi tutta la
mia libertà”.
Ecco: credo, che questa sia l’esperienza denotata dalle parole
“incontro con Cristo” “relazione con Cristo”. Esso è l’essere nel
Cristo e Cristo in noi. Questa reciproca immanenza diventa l’unico criterio
di giudizio e fa sì che Cristo sia il principio ultimo di ogni nostra
scelta.
Ma una ultima osservazione. Come ogni grande esperienza che può
coinvolgere la nostra esistenza, essa chiede tempo per investire la nostra
vita in tutta la sua profondità ed estensione. Per questa ragione,
S. Paolo dice: “dimentico del passato e proteso verso il futuro corro verso
la meta”.
L’incontro con Gesù Cristo, mio Signore, non è
una parentesi che si apre per qualche giorno e poi si chiude. E’ un avvenimento
che da origine ad una vita nuova. Hai incontrato Cristo Risorto: la tua
voglia di amare è risgorgata; sei contento di vivere anche nelle
più grandi difficoltà. Succede questo non quando semplicemente
hai appreso che cosa ha insegnato Gesù Cristo e cerchi di viverlo:
il cristianesimo non è una dottrina da imparare e una morale da
vivere. E’ una Persona che tu incontri e che ti cambia la vita. Non è
un incontro culturale, ma esistenziale. E’ un incontro che penetra dentro
e ti fa sentire che quella è la tua vita.
3. Immagino già che cosa sentite dentro di voi, quale domanda
urge dentro di voi: e come, e dove posso incontrare Gesù Cristo
crocefisso-risorto? Cominciamo subito a rispondere, anche se concluderemo
la nostra risposta nella prossima catechesi.
Devo purtroppo iniziare con un “messa in guardia”, dicendovi
“attenzione, pericolo!”. Attenzione a che cosa?
“Purtroppo molti che discutono di teologia e di catechesi, hanno
oggi una tale sottigliezza e scaltrezza di linguaggio da poter coniare
innumerevoli espressioni e giri di frase che lasciano costantemente incerti
il lettore e il fedele proprio sulla questione essenziale: se Gesù
Cristo sia vivo oggi tra noi, come persona, unica irrepetibile, singolare,
così come lo era prima della sua morte, e con tutta la pienezza
di vita (in questo senso si può parlare di «spiritualizzazione
del corpo risorto») dovuta alla risuscitante azione divina del Padre.”
(A. Sicari, Viaggio nel Vangelo, Ed. Jaca Book, Milano 1995, pag. 142).
Detto questo, prima ancora di iniziare la risposta, possiamo
già sapere una cosa assai importante. L’incontro è con la
persona viva del Crocefisso-risorto; non è semplicemente la fede
nella sua “opera”, la presa cioè in consegna della sua “causa”.
Allora non potrò vivere questo incontro, leggendo semplicemente
un libro. Devo poterlo incontrare in un luogo preciso, fisico, concreto.
Una persona viva non la si incontra nei sogni, nelle “visioni”. Questo
luogo preciso, fisico, concreto è la Chiesa, questa comunità
che siamo noi suoi discepoli. Il Risorto è oggi in contatto vivo
con i suoi discepoli attraverso tutta la realtà personale (corpo-sangue-anima-divinità),
in modo tale che tutto quanto è accaduto in Lui possa riaccadere
in noi. Questo è l’Eucarestia.
Giovedì prossimo con tutti i vostri amici della nostra
regione parleremo di questo.
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