Sesta Catechesi dei giovani
22 febbraio 1997
È RAGIONEVOLE CREDERE CHE GESU’ È DIO?
(Fil 2,5-11)
Al centro della fede cristiana sta la descrizione di un evento accaduto
dentro la nostra storia. La professione “ufficiale” di fede proclamata
dai suoi discepoli così dice: Dio si è fatto uomo ed è
venuto ad abitare fra noi.
Questa sera dobbiamo cercare di rispondere alla domanda: è ragionevole
credere tutto questo? Ossia: il ritenere che tutto questo sia vero è
un atto della ragione oppure è un atto che con la ragione non ha
nulla a che fare, o perché è un atto contro la ragione o
perché è un atto puramente emotivo?
Come già vi dissi la volta scorsa, riconoscere che credere è
ragionevole, non è ancora credere. La fede è un atto che
dipende dalla libertà. Noi possiamo rifiutarci di compiere un atto
che giudichiamo ragionevole.
1. Il punto di partenza è posto nella seguente domanda: ciò
che gli apostoli predicarono circa Gesù di Nazareth, Dio fattosi
uomo, è vero o falso? E’ ovvio che posso rispondere, alla fine,
in due modi: è vero - è falso. Tuttavia, se rispondo che
gli apostoli predicarono il falso, devo spiegare come o perché predicarono
il falso. Ora, come vedremo subito, sono possibili due sole spiegazioni:
l’ipotesi critica o l’ipotesi mitica. E così le soluzioni possibili
al problema posto alla ragione umana dalla predicazione della Chiesa sono
tre: è la soluzione critica; la soluzione mitica e la soluzione
di fede.
La soluzione critica. All’origine della fede cristiana c’è un
uomo di nome Gesù: un uomo forse straordinario, ma nulla più
che uomo. Dopo la sua morte, è stato divinizzato dai suoi discepoli
che gli attribuirono miracoli e risurrezioni dai morti. Perché questa
attribuzione? Perché questa divinizzazione? Forse egli stesso in
una sorta di delirio di autoesaltazione, si attribuì poteri sovrumani
e fu creduto da altri esaltato. Oppure, furono i suoi amici, che o mentendo
sapendo di mentire o illusi, finirono col divinizzarlo. In sostanza: Gesù
non è che un uomo che è stato progressivamente divinizzato
e pertanto non è ragionevole ritenere vero ciò che la Chiesa
dice di Lui.
La soluzione mitica. All’origine della fede cristiana sta un
mito di carattere religioso, assai precedente alla stessa. E’ il mito della
divinità che in forma umana viene a visitare l’uomo, che muore e
poi risorge. Che cosa fecero alcuni “discepoli di Gesù”? applicarono
questa mitologia religiosa ad un uomo, Gesù di Nazareth, dando così
un nome concreto a tutta la vicenda mitologica, rivestendola dei panni
di un racconto storico. In sostanza: Gesù è un dio mitico
che si è progressivamente umanizzato.
Ora dobbiamo verificare se ciascuna di queste due soluzioni è
ragionevole: è ragionevole ritenere vera la soluzione critica o
la soluzione mitica? Sono alcune riflessioni essenziali che, se attentamente
meditate, sono guide sufficienti alla risposta.
2. E’ ragionevole la soluzione critica? Ricordiamo la sostanza di questa
soluzione: la predicazione della Chiesa non è credibile, perché
è stato divinizzato un uomo. Trattasi di un “falso”: il più
grave che sia accaduto in seno all’umanità.
Partiamo dalla costituzione di un fatto: la (supposta) divinizzazione
di Gesù è accaduta subito dopo la sua morte. E’ stato possibile
questo? Riflettiamo attentamente sui seguenti fatti
- Gli ebrei accettarono la distruzione totale del loro paese
piuttosto che non dico divinizzare l’imperatore, ma accettare la semplice
presenza delle immagini di quel “dio” dipinte sui labari dei legionari
presenti a Gerusalemme.
- Mai gli ebrei avevano pensato che il Messia atteso era equiparabile
a Dio stesso.
- Non solo, ma nel caso di Gesù si giunse ad affermare
che Egli era Dio già prima della nascita e che Dio poteva prendere
corpo nel ventre di una donna: era l’estrema ripugnanza per un ebreo.
Siamo di fonte ad un fatto: alcuni uomini ci hanno detto che Gesù
di Nazareth è Dio (fattosi uomo). Vediamo di spiegarlo. Hanno mentito,
sapendo di mentire? È una ipotesi semplicemente assurda: non si
muore per una bugia. Hanno mentito, senza saperlo (cioè: hanno esaltato
un uomo per una sorta di allucinazione)? Per ammettere questo bisogna dimenticare,
cioè non prendere in considerazione tutto quello che abbiamo detto
sopra sul contesto ebreo in cui sarebbe accaduta quella “divinizzazione”.
Data la celerità con cui questa divinizzazione è accaduta,
essa poteva essere contestata con precisi riferimenti alla storia di Gesù
di Nazareth. Inoltre, bisognerebbe spiegare come mai questa esaltazione
è stata subito così “contagiosa”: tutti esaltati? La soluzione
critica non riesce a rispondere a tutte queste difficoltà.
La spiegazione storicamente più semplice è che il contenuto
della testimonianza sia vera. Che cosa significa? Che non hanno mentito
né sapendo di mentire né per allucinazione. Hanno detto ciò
che è; hanno detto ciò che hanno detto sulla base di ciò
che avevano visto, udito, toccato: avevano visto, udito e toccato un uomo,
Gesù di Nazareth, che era Dio. Avevano vissuto con Dio fatto uomo!
Questa che è la spiegazione storicamente più semplice,
è anche la più difficile ad essere accettata, ma non a causa
del valore della testimonianza che l’accredita, ma a causa del fatto testimoniato.
Ricordate ciò che ho detto nell’ultimo punto della catechesi precedente
sulla vera ragionevolezza.
3. E’ ragionevole la soluzione mitica? Ricordiamo la sostanza della
soluzione mitica. Essa rifiuta assolutamente l’ipotesi critica: è
impossibile che possa essere divinizzata una persona umana in così
poco tempo, nell’ambiente ebraico. Dunque, all’origine della fede cristiana
non ci può essere una persona. C’è una dottrina, un mito
(cioè una dottrina religiosa attinente alla salvezza dell’uomo),
una idea. Questa dottrina è stata poi “applicata” a Gesù
di Nazareth; è stata come “esemplificata” in Lui. Insomma: Gesù
è stato rivestito dei panni del mito del dio che muore per salvare
l’umanità. Riflettiamo seriamente de questa ipotesi, oggi molto
presente anche se in forme più o meno larvate.
Dobbiamo porre subito ai “mitologi” una domanda: ma questo Gesù
di Nazareth è esistito o non è esistito? Alcuni di essi (vedremo
poi perché) hanno negato la sua esistenza: una tale negazione è
semplicemente insostenibile dal punto di vista storico. Se si nega l’esistenza
di Gesù, credo che si possa negare l’esistenza di tutti i personaggi
della antichità. Nessuno infatti ha una tale ricchezza di testimonianze.
La maggior parte dei “mitologi” afferma l’esistenza di Gesù,
dunque. Ma a questo punto, l’ipotesi si trova di fronte ad una difficoltà
insormontabile. Si può infatti dimostrare che “quella divinizzazione
è avvenuta subito. Non è il risultato (già pochissimo
credibile) del lavorio di alcune generazioni. E’ l’annuncio immediato fatto
da ebrei della stessa generazione dell’oscuro predicatore. L’abisso, invalicato
in migliaia di anni, tra Jahvè e un mortale, è colmato di
colpo. E per quale uomo! Un predicatore fallito, che è stato condannato
dal supremo consesso religioso di Israele” (V. Messori, Ipotesi su Gesù,
ed. SEI, Torino, pag. 170). L’individuazione di antiche formule kerigmatiche
negli scritti del Nuovo Testamento ha mostrato che, pochissimi anni dopo
la scomparsa di Gesù, tutto il contenuto della fede cristiana già
esisteva.
La mitizzazione non è possibile in pochi anni, nei confronti
di un personaggio realmente esistito: ecco, perché, alla fine i
sostenitori di questa ipotesi sono condotti a negare l’esistenza stessa
di Gesù. Come persona storica.
Ma esiste un’altra gravissima difficoltà contro questa ipotesi.
Tutti i miti non hanno mai riferimenti geografici e storici precisi: non
hanno una base storica. Ora, un immane serie di ricerche archeologiche
hanno dato una puntuale conferma di quanto è scritto nei Vangeli.
4. Da questa riflessione derivano due conclusioni:
- negare la veridicità della testimonianza apostolica, lascia
senza risposta alcuna molte più domande di quanto non ne risolva,
ed urta contro la certezza di fatti storicamente sicuri;
- affermare la veridicità della testimonianza apostolica spiega
molti più fatti che non la negazione della stessa, senza urtare
contro nessun fatto accertato storicamente.
Quale allora delle due posizioni è la più ragionevole?
Ragionevole non significa la più chiara nei suoi contenuti. Può
essere più ragionevole ammettere l’esistenza di un avvenimento che
non riesco a spiegare, piuttosto che negare l’esistenza dell’avvenimento
perché non riesco a spiegarlo. La mia ragione non è la misura
della realtà.
Riconoscere che è ragionevole il ritenere vera la testimonianza
apostolica, non equivale a credere. La fede consiste nel ritenere vero
ciò che gli apostoli mi hanno testimoniato. Una cosa è dire:
quella testimonianza è credibile; una cosa è dire: quella
testimonianza è vera.
Conclusione
Chi crede, sa per certo che Dio si è fatto uomo , è
morto ed è risorto la per la nostra salvezza. Questa è la
fede cristiana nel suo nucleo originario.
|