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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica Seconda di Pasqua, secondi Vespri
Castelfranco Emilia, 11 aprile 2010


1. Cari fratelli e sorelle, le divine parole che abbiamo ascoltato intendono svelarci la perfezione assoluta dell’atto redentivo di Cristo. In che cosa consiste questa perfezione? "avendo offerto un unico sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio". Egli ha introdotto definitivamente - "per sempre" - la nostra umanità nella stessa condizione divina: nel santuario celeste. La distanza fra la santità e la gloria di Dio da una parte, e la miseria dell’uomo dall’altra, è stata superata: "si è assiso per sempre alla destra di Dio". Tutti infatti, abbiamo peccato e siamo privi della gloria di Dio, ma siamo giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù [cfr. Rom 3,23].

Tutto questo, ci dice la Parola di Dio, è stato realizzato mediante un "unico sacrificio per i peccati". È indubbio che il riferimento è al sacrificio della Croce.

Cari fratelli e sorelle, è l’insondabile mistero pasquale che la Chiesa celebra in queste settimane. In esso è avvenuto uno "scambio di posti" fra Dio e l’uomo. Il Verbo incarnandosi ha preso il posto dell’uomo: ha portato sulla croce nel suo corpo i nostri peccati. E l’uomo "si è assiso alla destra di Dio". Scrive un Padre della Chiesa che "Dio ha fatto propria la nostra realtà … ed ha rappresentato in se stesso la nostra condizione"; "portando in se stesso tutto quanto me con quello che mi appartiene, per consumare in se stesso il peggio … e perché io partecipi a ciò che appartiene a Lui, tramite questa unione" [Gregorio Nazianzeno, Orazione 30, 5-6].

Cari fratelli e sorelle, in questo Vespro noi stiamo celebrando questa divina opera della nostra salvezza.

La parola divina dice ancora: "con un’unica oblazione egli ha reso perfetti coloro che vengono santificati". Fate bene attenzione: è accaduto un evento: "ha reso perfetti"; ma questa "perfezione" opera oggi in "coloro che vengono santificati".

Non solo. Nella realizzazione della sua efficacia, l’atto redentivo di Cristo trova contro di sé anche dei nemici che devono divenire lo sgabello dei piedi del Signore Risorto.

2. Cari amici, la celebrazione di questi Vespri dà inizio ad un cammino di preparazione alla grande Festa della famiglia, che celebreremo il prossimo uno maggio. Quanta luce viene a noi dalle divine parole appena ascoltate!

L’autore della lettera agli Efesini mette in rapporto il sacramento del matrimonio con l’"unico sacrificio" di cui ci ha parlato l’autore della lettera agli Ebrei. Esso "ha reso perfetti" gli sposi che ora "vengono santificati".

È già accaduto il fatto che ha redento il matrimonio e lo ha elevato alla dignità di essere sacramento della Nuova ed Eterna Alleanza: il fatto che lo ha reso perfetto. Ma nello stesso tempo gli sposi che "vengono santificati" sono chiamati ad appropriarsi sempre più profondamente del dono ricevuto: ad entrare sempre più con tutta la loro umanità – il loro corpo, la loro anima, il loro spirito – nell’unico sacrificio di Cristo.

Questa appropriazione ha due dimensioni. Una negativa: la liberazione da tutto ciò che impedisce la carità coniugale; una positiva: la partecipazione, come vi ha detto il Padre della Chiesa, "a ciò che appartiene a Lui".

Iniziamo dunque il nostro itinerario, perché "coloro che ha resi perfetti per sempre, vengano santificati".