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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Veglia vocazionale (nell’ambito della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni) con i giovani over 18 e l’ammissione di 4 seminaristi come candidati al presbiterato
Seminario, 28 aprile 2009
[ ]


Carissimi giovani, vedete un gesto liturgico che nella sua semplicità è semplicemente grandioso. Si chiama "Candidatura al Diaconato e al Presbiterato". Di che cosa si tratta?

Quattro giovani hanno buone ragioni per ritenere che Cristo li abbia chiamati ad amarlo con cuore indiviso, e quindi a porsi al suo servizio nel sacerdozio. Questa sera chiedono alla Chiesa di essere pubblicamente riconosciuti "candidati" a ricevere da Cristo questo dono, e di essere aiutati dalla Chiesa medesima a verificare la loro decisione.

È una grande decisione che essi prendono perché li immette ufficialmente in un cammino di preparazione alla più alta auto-realizzazione che una persona possa progettare per sé.

Ed allora, carissimi giovani, nel contesto di questo gesto vorrei proporvi alcune riflessioni, alla luce della pagina evangelica appena letta.

1. La vita è determinata da un incontro: "quel giorno si fermarono presso di Lui", dice il Vangelo dei due discepoli.

Il bambino cresce perché ha di fronte il volto di sua madre, dentro al calore della sua presenza. Quando una persona si chiude in se stessa o comunque vede tutto in funzione dei suoi desideri - "vive per se stesso" [S. Paolo] - nonostante le apparenze entra nel deserto della morte.

Fu l’incontro con un lebbroso che consentì a Francesco di convertirsi a Cristo; fu l’incontro con un ragazzo capace solo di fischiare, avvenuto in una sagrestia della città di Torino, che fece scoprire a Giovanni Bosco la sua vocazione. Un lebbroso, un povero ragazzo sono stati capaci di generare due personalità straordinarie come Francesco e Giovanni Bosco? C’è qualcosa di molto profondo in tutto questo: è ciò che il cristianesimo dice all’uomo. È narrato nella pagina evangelica.

È Dio stesso che in Cristo incontra ciascuno di noi, anche se con modi diversi. Ciò che viene narrato in questa pagina del Vangelo è semplicemente il cristianesimo: la possibilità di incontrare in Cristo Dio stesso. Non posso ora prolungarmi molto; lo abbiamo fatto tante altre volte.

Questa sera vorrei che partiste di qui semplicemente con una intima convinzione. Nel cammino della vita – un cammino che avete davanti, e che a volte vi affascina ed altre volte vi spaventa – non siete soli, perché Cristo vuole farsi vostro compagno di viaggio.

Che cosa accadde a Francesco, a Giovanni Bosco, a ciascuno di voi incontrando Cristo? Diventate persone veramente libere, che non si lasceranno sequestrare da nessun potere di questo mondo. Capaci di costruire pezzi di una civiltà vera, di un mondo più bello, semplicemente vivendo la vostra vita quotidiana.

2. C’è un altro particolare nel racconto evangelico, troppo importante per essere tralasciato. C’è una chiamata che il Signore rivolge ai due discepoli: "venite e vedrete". A Simone viene perfino cambiato il nome proprio.

Cari giovani, in questo momento mi rivolgo a voi colle parole di un Salmo: "C’è qualcuno che vuole la vita e desidera giorni felici?". Sono sicuro che ciascuno di voi risponde: io! Attenzione però! Avete pronunciato una parola molto grande: "io". Se è stata detta consapevolmente e non solo colle labbra, avete avuto coscienza di essere "persona", qualcuno e non qualcosa.

Anche Gesù ha detto una volta ad un giovane: "se vuoi entrare nella vita …". Egli fa una proposta radicale: lascia tutto, vieni e seguimi! Ed il giovane si allontanò infelice, perché rifiutò.

Gesù si rivolge questa sera a ciascuno di voi e dice: "c’è qualcuno che vuole la vita e desidera giorni felici?"; se rispondi: "Io, Signore", Gesù continua: "se vuoi entrare nella vita … vieni e seguimi!". È la vocazione alla verginità consacrata; è la vocazione al sacerdozio. Non mancate all’appuntamento; non indietreggiate.