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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Veglia di Pentecoste
Cattedrale di S. Pietro, 10 maggio 2008



PRIMA RIFLESSIONE

Stiamo celebrando il compimento del desiderio di Mosè: "fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito". Il mistero della Pentecoste è narrato da Pietro in questa luce: "Accade … quello che predisse il profeta Gioele: negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profeteranno". S. Agostino descrive in modo mirabile questo fatto. Dopo aver ricordato che nell’antica Alleanza l’unzione era riservata solo a poche persone, scrive: "Non solo però è stato unto il nostro Capo, ma siamo stati unti anche noi, suo corpo … perciò l’unzione spetta a tutti i cristiani … Appare chiaro che noi siamo il corpo di Cristo dal fatto che siamo tutti unti e tutti in lui siamo Cristi e Cristo, perché in certo modo la testa e il corpo formano il Cristo nella sua integrità" [Enarr. In Ps 26,11.2; CCL 38,154ss].

Fedele a questa grande tradizione, il Concilio Vaticano II insegna: "Il popolo santo di Dio partecipa pure della funzione profetica di Cristo, dando viva testimonianza di Lui anzitutto con una vita di fede e di carità" [Cost. dogm. Lumen gentium 12,1; EV 1/315].

La consapevolezza della partecipazione alla missione profetica di Cristo è la pietra angolare del carisma di ogni Movimento ed Associazione ecclesiale, e della costruzione di ogni robusta coscienza laicale.

La profezia significa e comporta responsabilità verso la verità divinamente rivelata e trasmessa dalla Chiesa, una responsabilità che ha due dimensioni strettamente connesse fra loro.

Responsabilità verso la Parola di Dio significa in primo luogo l’obbedienza della fede ad essa. Non c’è un altro atteggiamento che possa consentire all’uomo di accogliere la divina Rivelazione: "A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede (cfr. Rom 16,26; rif. Rom 1,5, 2 Cor 10,5-6), per la quale l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente" [Cost. dogm. Dei Verbum 5; EV1/877]. L’indole profetica della vostra vita laicale esige permanente radicazione nella fede della Chiesa, la viva partecipazione al suo sensus fidei.

Responsabilità verso la Parola di Dio significa anche e di necessaria conseguenza testimoniarla dentro al secolo presente. La profezia dei Movimenti e delle Associazioni laicali, la profezia del singolo laico trova nell’esercizio di questa responsabilità la sua espressione più alta.

Si tratta da parte vostra di introdurre ed esprimere dentro alle gravi contraddizioni della condizione presente la forza rinnovatrice del Vangelo. La sfida che il mondo oggi lancia alla profezia cristiana è che si può vivere una vita umana buona, anzi migliore, prescindendo dalla proposta cristiana e religiosa.

La vostra profezia testimonia che l’incontro con Cristo genera pienezza di umanità: nella vita matrimoniale, nel lavoro quotidiano, nella passione per il bene comune.

Il vostro vivere nel mondo non è solo una condizione estrinseca alla vostra fede, una mera connotazione ambientale. È invece il vostro modo di essere e vivere in Cristo; il modo proprio di chi porta la creazione al suo compimento, Cristo.

Cari fratelli e sorelle, quando e come la vostra responsabilità profetica viene elusa? In due modi: o rifacendosi ad altre parole come a criterio veritativo e valutativo ultimo o evadendo in forme di ascolto della Parola di Dio che vi sottraggono dalla vostra condizione secolare. Tutti e due i modi di eludere la vostra responsabilità profetica hanno come capolinea la separazione nell’ambito del giudizio fra la fede e la vita.

Il dono della profezia che vi è fatto dallo Spirito è dono e compito: inserire la novità e l’originalità del Vangelo nel mondo, nella comunità umana.

SECONDA RIFLESSIONE

Ancora una volta il luminoso insegnamento del Concilio Vaticano II ci aiuta a capire la Parola di Dio. Dice il Concilio: "Fattosi obbediente fino alla morte e perciò esaltato dal Padre (cf Fil 2,8-9), Cristo è entrato nella gloria del suo regno. A lui sono sottomesse tutte le cose, fino a quando egli stesso si sottometterà al Padre con tutte le creature, affinché Dio sia tutto in tutti (cf 1Cor 15,27-28). Questo suo potere Cristo l’ha comunicato ai discepoli, perché anch’essi siano stabiliti nella libertà regale e vincano in sé il regno del peccato (cf. Rom 6,12) con l’abnegazione di sé e la vita santa … Il Signore … desidera estendere il suo regno anche per mezzo dei fedeli laici" [Cost. dogm. Lumen gentium 36,1; EV 1/378].

Cari fratelli e sorelle, voi partecipate anche all’ufficio regale di Cristo, e siete da Lui chiamati ad estendere il suo regno nella storia.

Il primo significato ed il primo contenuto della vostra regalità in Cristo sono chiaramente indicati nella pagina di S. Paolo appena ascoltata. La vostra regale dignità significa la liberazione dalla legge del peccato e della morte mediante l’abnegazione di sé, ponendovi "sotto il dominio dello Spirito". Il Concilio, alla luce del testo paolino, parla infatti di una condizione di libertà regale.

Tendendo allo stato di libertà regale, vivendo secondo lo Spirito, voi divenite partecipi della stessa libertà regale di cui gode Cristo, glorificato per la sua obbedienza al Padre.

Già nell’antica Alleanza il dono che Dio aveva fatto della sua Legge mirava alla liberazione del suo popolo, a fare di esso un regno di sacerdoti. Ma il profeta Geremia, testimone della più grave tragedia del popolo di Dio – distruzione del Tempio e della città, ritorno alla schiavitù in Babilonia – si rese conto che il dono della Legge da solo non liberava. Era necessario che essa fosse interiorizzata; che il Signore la scrivesse nei cuori. È questa l’opera che compie lo Spirito Santo. Col dono dello Spirito "ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio l’ha reso possibile". La festa della Pentecoste è la festa della vostra intronizzazione, della vostra incoronazione regale. Come il poeta aveva ben visto. "Perché, baciando i pargoli/ la schiava ancor sospira?/ E il sen che nutre i liberi/ invidiando mira?/ Non sa che al regno i miseri/ seco il Signor solleva?" [A. Manzoni, La Pentecoste 65-70].

Ma, come ci avverte anche il testo conciliare, la partecipazione alla regalità di Cristo non ha solamente una dimensione soggettiva. Ha anche una dimensione oggettiva: "il Signore infatti desidera estendere il suo regno anche per mezzo dei fedeli laici". La lotta di cui parla l’Apostolo non avviene solo nel cuore dell’uomo, ma si esprime anche obiettivamente. La schiavitù dell’uomo genera e produce istituzioni che rendono l’uomo meno libero. È anche all’interno di questa "contro-creazione" e "contro-redenzione" che deve esercitarsi la regalità dei fedeli laici. È ancora il Concilio ad insegnarlo: "I laici … uniscono le loro forze per risanare le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, quando esse inducessero comportamenti di peccato, così che diventino conformi a giustizia e favoriscano l’esercizio delle virtù anziché ostacolarlo" [ibid.; EV 1/380].

L’esercizio della vostra regalità sul piano obiettivo consiste dunque nel permeare istituzioni e società di quei valori morali che le rendano una dimora degna dell’uomo, conformi alla sua verità e dignità.

In quali ambiti oggi la vostra regalità deve esercitarsi? Non è questo il momento in cui dare una risposta articolata a questa domanda. Mi limito a qualche telegrafico accenno.

Hanno urgente bisogno di essere conformate alla dignità dell’uomo soprattutto le due principali istituzioni educative: la famiglia e la scuola. Esse sono il luogo in cui normalmente si costruisce il destino di beatitudine o di infelicità della persona. La difficoltà crescente nel rapporto intergenerazionale e la spaventosa perdita di identità che sta minando l’istituzione scolastica, sono due sfide rivolte alla vostra regalità laicale. Alla vostra partecipazione al potere redentivo di Cristo.

TERZA RIFLESSIONE

La partecipazione del fedele laico alla missione profetica e regale di Cristo è compiuta dallo Spirito Santo.

Proprio nel contesto in cui promette lo Spirito, Gesù aggiunge: "quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio". La vostra opera profetica e regale, di cui ho parlato nelle due riflessioni precedenti, è sostenuta, ispirata e accompagnata dall’azione dello Spirito Santo. E questa è un’opera di convincimento del mondo, che si svolge in tre ambiti: il peccato, la giustizia, il giudizio.

Convincere il mondo quanto al peccato significa mostrare che il non credere in Gesù è la scelta che conduce l’uomo alla morte. Il peccato di cui lo Spirito convince il mondo è l’incredulità.

Carissimi fratelli e sorelle, è in quest’opera di convincimento che si radica la vostra missione profetica. Nella vostra coscienza, prima di tutto. Sarete veri profeti se sarete intimamente convinti che Gesù è l’unico Salvatore dell’uomo e che quindi non c’è salvezza fuori dalla fede in Lui. Se sarete intimamente convinti che solo in Gesù l’umanità di ogni uomo è salvata nella sua intera verità.

La vostra missione profetica scaturisce dalla convinzione che è dono dello Spirito: "siamo veramente convinti che solo nel mistero del Verbo fatto carne diventa veramente chiaro il mistero dell’uomo [cfr. Gaudium et spes 22]? abbiamo noi affidato totalmente la nostra volontà e il nostro intelletto al Dio che si rivela?" [cfr. Benedetto XVI, Incontro con il mondo universitario cattolico alla C.U. il 17-04-2008].

Ma la vostra missione profetica affonda le sue radici nell’opera di convincimento compiuta dallo Spirito Santo, anche da un altro punto di vista. La vostra fede non va solo esclamata, deve anche essere interrogata e quindi pensata [cfr. Agostino, Contra Academicos III, 20,43]. Solo così voi saprete rendere ragione della speranza che è in voi, e convincere il mondo. Non c’è un’altra modalità di annunciare il Vangelo, perché non c’è altra modalità di proporlo – come si deve – alla libertà dell’uomo. L’urgenza dell’evangelizzazione è prima di tutto l’urgenza di mostrare che l’uomo attende Cristo: è di rinnovare l’amicizia fra la fede e la retta ragione.

Lo Spirito Santo convince il mondo quanto alla giustizia, perché gli mostra che il Risorto ha vinto ogni male, ha liberato l’uomo da ogni ingiustizia. Nello stesso momento in cui lo Spirito Santo convince il mondo quanto al peccato, gli mostra la giustizia, che è entrata nella storia dell’uomo con Gesù, l’uomo nuovo, il vero Adamo.

Carissimi fratelli e sorelle, è in quest’opera di convincimento che si radica la vostra missione regale sia nella vostra vita sia nel mondo in cui vivete. La vostra missione regale consiste infatti nel liberare l’uomo, inteso integralmente, dal regno dell’ingiustizia ed introdurlo in quella giustizia che è in Gesù Risorto e che riceve dal Padre.

Liberare l’istituzione matrimoniale da tutto ciò che ne deturpa l’intima bellezza e ne degrada la dignità. Liberare l’istituzione famigliare da ciò che le impedisce di essere vera scuola di umanizzazione. Liberare l’istituzione pubblica sia dall’insidia individualista sia dall’insidia statalista.

Lo Spirito convince il mondo quanto alla giustizia perché attraverso di voi continua a far risuonare nella coscienza dell’uomo la domanda fattagli dall’inizio della sua ingiustizia: "Adamo, dove sei?" [Gen 3,9]. Cioè: dove ti trovi? Sei nella creazione dove regna la giustizia o nella creazione dove regna l’ingiustizia? Sei te stesso o altro da te stesso? Vergognarsi di essere nudi è solo un momento. Lo Spirito Santo convince l’uomo a rivestirsi di Cristo, per essere nella giustizia e nella santità vera [cfr. Ef 4,24].

È in questo modo che la creazione è condotta fuori da quel giudizio nel quale "il principe di questo mondo è stato giudicato", e cacciato fuori.

Cari fratelli e sorelle, la Chiesa di Dio in Bologna vi è grata. La vostra esistenza, l’esistenza del Movimento od Associazione cui appartenete è un grande dono.

Scenda su di voi in pienezza lo Spirito Santo e vi conformi sempre più intimamente a Cristo profeta e re, così che attraverso di voi lo Spirito Santo convinca il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.