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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di santa Clelia Barbieri, patrona dei catechisti dell’Emilia Romagna
Santuario di S. Maria delle Budrie a San Giovanni in Persiceto, 13 luglio 2008


1. "Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". Cari fedeli, queste parole di Gesù ci svelano il segreto più profondo di Clelia: della sua persona e della sua vita. Ella è stata gratificata di quella "rivelazione" che il Padre rifiuta "ai sapienti e agli intelligenti", e riserva "ai piccoli". La ricevette l’apostolo Paolo, che la descrive nel modo seguente: "E Dio che disse: rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo" [2Cor 4,6]. La ricevette Clelia, che la descrive nel modo seguente: "Grandi sono le grazie che Iddio mi fa il giorno 31 del mese di gennaio 1869 nel mentre che io mi trovavo in Chiesa a udire la Santa Messa".

Quale è il contenuto di questa rivelazione o illuminazione interiore? Pur nella diversità dei momenti storici e delle vicende esistenziali di ogni battezzato, il contenuto è sempre il medesimo. L’apostolo Paolo dice che è "la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo". Non la gloria della Sua onnipotenza divina, ma dell’amore del Padre verso ogni uomo: la gloria dell’amore che risplende nel volto di Cristo che dona se stesso sulla Croce. Nel cuore di Paolo è nata una convinzione che ha totalmente trasformato la sua persona: "mi ha amato e ha dato se stesso per me" [Gal 2,20]. Non un amore generico, per qualcosa. Ma un amore che ama lui, personalmente.

È esattamente la stessa esperienza vissuta da Clelia quella mattina del 31 gennaio 1869: ha visto nel volto di Cristo l’amore di Dio per lei. Un amore "forte come la morte", le cui vampe "sono vampe di fuoco". È stata colpita dal fulgore dell’amore di Cristo: un amore che la travolge e la sconvolge fin nell’intimo, cioè nell’esercizio della sua libertà. "Mi sentii una ispirazione granda di mortificare la mia volontà in tutte le cose per piacere sempre più al Signore". E con una logica tipicamente femminile, Clelia giunge a dire: "Signore aprite il vostro cuore e buttate fuora una quantità di fiamme da more e con queste fiamme acendete il mio fate che io brucio da more".

2. Carissimi fratelli e sorelle, qualcuno di voi potrebbe chiedersi: "ma tutto questo, poi, che cosa cambia nella vita quotidiana di una persona, nella sua vita di famiglia, nel suo lavoro quotidiano?". Tutto e niente, vi rispondo, carissimi.

Non cambia niente. Clelia è vissuta in una povertà ed in un nascondimento sconvolgenti. La stessa vita di ogni ragazza povera delle campagne bolognesi del XIX secolo. Così, miei cari, voi che credete in Cristo ed al suo amore vivete la stessa vita di chi non crede.

Ma in un senso più profondo, cambia tutto, perché la fede cambia la coscienza che l’uomo ha di se stesso. Egli non è più tentato di ritenersi un effetto casuale della natura. Ciascuno di noi, sapendosi amato e voluto da un Dio che ci ama all’infinito, prende coscienza della dignità sublime della sua persona, del suo matrimonio, del suo lavoro, della sua sofferenza.

Clelia ci aiuta a scoprire la verità più profonda circa la nostra esistenza: la nostra vera grandezza, la grandezza del nostro operare è misurata dalla grandezza e dalla qualità del nostro amore. Niente è piccolo in chi agisce per amore.