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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXVI DOMENICA PER ANNUM
Inaugurazione Oratorio S. Benedetto
1 ottobre 2000


Abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri

L’episodio da cui ha inizio la pagina evangelica appena letta, ci introduce assai profondamente nel significato della celebrazione odierna: la benedizione solenne del nuovo oratorio. Vediamo come.

Una persona, che apparteneva al gruppo dei discepoli di Gesù, aveva usato il nome di Gesù in una formula di scongiuro. Giovanni, più preoccupato del prestigio e della espansione del gruppo che della liberazione di un uomo, avverte Cristo che i suoi discepoli lo hanno impedito. Un fatto analogo era già successo nella vita di Mosè, come avete sentito nella prima lettura. Due uomini che non erano nel gruppo portato da Mosè "alla tenda", cominciarono ugualmente a profetizzare, cioè a parlare in nome di Dio. Giosuè preoccupato più del prestigio di Mosè che grato per il dono dello Spirito, chiede che si ponga fine a questo disordine. Carissimi fratelli e sorelle, prestatemi attenzione perché qui è nascosto un grande insegnamento.

La Chiesa, anticipata già nella comunità dei discepoli di Gesù e prefigurata dal popolo ebreo con Mosè, non esiste per affermare se stessa: essa esiste in ordine a Cristo per la redenzione di ogni uomo. La comunità cristiana non ha come referente se stessa. Essa ha due referenti: Gesù il Cristo e l’uomo. Gesù il Cristo: essa esiste per annunciarlo, per celebrarne i misteri, per essere il suo corpo e la sua sposa. L’uomo: la Chiesa esiste perché la persona umana, ogni persona umana nella sua singolare ed irripetibile singolarità, sia portata all’incontro con Cristo. Gesù a Giovanni, Mosè a Giosuè rimprovera un ripiegamento della comunità in se stessa. La via della Chiesa è Cristo e quindi la via della Chiesa è ogni uomo vivente.

Vorrei però che faceste molta attenzione alla ragione del richiamo fatto da Gesù a Giovanni: "non c’è nessuno che operi prodigi nel mio nome e possa subito dopo parlare male di me". Cioè: una certa simpatia e fiducia in Gesù, è il primo passo verso la piena comunione con Lui. Ogni uomo sente già nel suo cuore un’attrattiva verso Cristo, perché ogni uomo, senza eccezione alcuna, è stato redento da Cristo; perché con ogni uomo il Verbo facendosi uomo, si è in un qualche modo unito; perché ad ogni uomo è stato promesso lo Spirito del Signore.

La pagina del Vangelo, vi dicevo, ci spiega profondamente che cosa è l’oratorio oggi inaugurato. Non è luogo in cui la comunità cristiana si ripiega su se stessa, ma è luogo in cui essa offre ad ogni giovane la possibilità dell’incontro con Cristo: senza nessuna preclusione. La via che essa deve percorrere è la persona di ogni ragazzo e giovane in tutta la verità della loro vita, nella loro coscienza, nella loro debolezza e al contempo nel loro desiderio di bene, di giustizia e di bellezza, nella loro povertà e nella ricchezza del loro cuore. Che nessuno non si senta a casa propria in quel luogo. Perché? Perché Cristo è la vera casa di ogni uomo, poiché è solo in Lui che trova pienezza di vita. L’oratorio ha un solo scopo: che ogni ragazzo, che ogni giovane possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa percorrere con Lui la strada della vita. Non chiudete le porte a nessuno.

2. "Se la tua mani ti scandalizza, tagliala; è meglio per te entrare nella vita monco". Gesù esprime la radicalità con cui il male morale deve essere estirpato dalla nostra persona col detto sulla mutilazione della mano, del piede e dell’occhio. Il senso dei tre detti di Gesù è chiaro: la perdita di ciò che è più prezioso per una persona, come la mano, il piede, l’occhio, non è paragonabile al danno che ne deriva dall’adesione al peccato.

Questo insegnamento di Gesù completa quello precedente, sul quale abbiamo meditato. Se la Chiesa, attraverso questo oratorio, sceglie in Cristo l’uomo, la persona del ragazzo e del giovane come sua via, dobbiamo sempre vedere l’uomo nella sua concreta situazione. Essere quindi consapevole delle possibilità del ragazzo e del giovane, ma anche delle insidie che oggi minacciano la sua persona.

La persona di Gesù è il criterio di lettura della condizione giovanile, perché ci indica quale è il vero male dell’uomo: quello morale. Esso infatti non riguarda l’avere della persona, ma il suo essere; ne deturpa la dignità. Meglio quindi, dice Gesù, un corpo deformato che una persona sfregiata.

Carissimi fedeli di S. Benedetto, è un grande dono che oggi il Signore vi fa. Ma è un dono fatto anche a tutta la città: ne ringraziamo il Signore. Ringraziamo la famiglia salesiana nella persona dell’Ispettore don Eugenio Riva; ringrazio tutta la comunità salesiana parrocchiale, ma in primo luogo don Aldo; ringrazio ogni benefattore. Sia su noi tutti la benedizione del Signore, la protezione di Maria Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco: la passione di Cristo per l’uomo dimori inestinguibile nel nostro cuore.