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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Celebrazione della Passione del Signore
14 aprile 2006


1. "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto". Carissimi fedeli, come avete sentito, l’evangelista Giovanni conclude il racconto della morte di Cristo con queste parole profetiche. Gesù aveva detto: "io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" [Gv 12,32], e l’uomo lasciandosi attrarre dal Cristo, volgerà lo sguardo "a colui che hanno trafitto".

Ed è ciò che ora stiamo facendo anche noi commemorando la passione del Signore, soprattutto quando fra poco adoreremo la santa Croce. Le mie brevi parole hanno lo scopo di offrivi un aiuto perché il vostro sguardo volto "a colui che hanno trafitto" veda più in profondità.

I padri della Chiesa ripetevano che la croce occupa tutto lo spazio dell’universo attraverso la duplice direzione che essa indica: dal basso verso l’alto e collegando oriente ed occidente.

Essa è in primo luogo la via lungo la quale l’uomo può compiere il suo cammino dal basso della regione della morte in cui lo ha esiliato il peccato, verso la dimora del Vivente in eterno. È la santa umanità crocefissa del nostro Redentore la via attraverso la quale l’uomo, ciascuno di noi, rientra nell’alleanza con Dio e viene reintegrato nella sua originaria dignità. Dal costato aperto di Gesù crocefisso, come avete sentito, uscì sangue e acqua. I santi sacramenti del battesimo e dell’Eucarestia ci consentono di attingere a quella fonte di salvezza. L’uomo può accostare le sue labbra a quella sorgente fatta scaturire dalla lancia del soldato e ricevere in dono la vita eterna. Nel deserto – come ricorderete – il popolo di Israele stava morendo di sete; Mosè batté la roccia che spaccandosi effuse acque abbondanti: "e quella roccia era il Cristo" [1Cor 10,4], ci rivela S. Paolo. Cristo è stato percorso dalla lancia; il suo fianco è aperto: da esso sgorga per sempre l’acqua del battesimo che purifica, l’acqua della sapienza che illumina, il sangue eucaristico che ci nutre, il vino dello Spirito che ci inebria.

2. Ma la croce del Signore è fatta anche di un braccio che si estende orizzontalmente, e sopra di esso il Cristo stende ed apre le sue braccia.

Carissimi fedeli, l’apertura delle braccia della croce è l’apertura delle braccia del Padre che vuole salvi tutti gli uomini, e che tutti giungano alla verità. Da oriente ad occidente questo amore di Dio che ha preso corpo e sangue nelle braccia aperte del Crocifisso, è come il sole: "nulla si sottrae al suo calore" [Sal 19(18), 7c].

Fra poco, consapevoli dell’universale volontà salvifica del Padre, rivolgeremo a Lui la nostra preghiera universale.

"Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto": singolare forza di questa visione di fede, che trasforma colui che vede! Le braccia aperte di Cristo ci spingono ad aprire anche le nostre braccia. Le "braccia aperte" indicano una vita che non trattiene per sé nulla; che non desidera essere estraneo a nessuno: sono il segno di vera comunione nella carità. A partire dallo sguardo rivolto al costato squarciato ed alle braccia aperte, il credente riceve in dono un nuovo orizzonte di vita, impara la strada del suo vivere e del suo amare.

Carissimi, la traversata del mare della vita verso il porto della beata eternità è difficile, dovendo non raramente farlo in mezzo a venti e tempeste. Può anche succedere che il buio si faccia così fitto da non riuscire più a vedere dove dobbiamo andare. Che cosa ha fatto il Signore? "ha preparato il legno con cui potessimo attraversare il mare. Infatti, nessuno può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo. A questa croce potrà stringersi, talvolta, anche chi ha gli occhi malati. E chi non riesce a vedere dove deve andare, non si stacchi dalla croce, e la croce lo porterà … lasciati portare da questa nave, lasciati portare dal legno della croce: credi nel crocefisso e potrai arrivare" [S. Agostino].