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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Articolo per l’Osservatore Romano per i 15 anni di pontificato del s. Padre Giovanni Paolo II
ottobre 1993


L’autore della lettera agli Ebrei raccomanda ai suoi destinatari di vedere nei pastori della Chiesa la presenza dello stesso Signore, sempre vivente nella Sua Chiesa: ieri, oggi e nei secoli. Questa visione profonda impedisce ai credenti di lasciarsi sviare da dottrine peregrine e il loro cuore viene rinsaldato dalla grazia (cfr. Ebr. 13, 8-9). La presenza dello stesso Signore non impedisce che i pastori, che si succedono nei tempi, non abbiano un loro particolare volto spirituale. Al contrario, in un certo senso lo esige: solo così l’infinito Amore dello Sposo per la Sposa, la Santa Chiesa, viene sempre più svelato. È fuori dubbio che il tema del matrimonio e della famiglia occupi un posto centrale nel Magistero di Giovanni Paolo II e sia al centro della sua preoccupazione pastorale. Ne abbiamo avuta una conferma anche… quantitativa poco tempo fa: una conferma che ci ha profondamente impressionato

Nel 1991 il nostro Istituto con il Centro Studi Famiglia dell’Università di Navarra (Pamplona) pubblicò un Enchiridion Familiae in cinque volumi (escluso il volume degli indici) più o meno della stessa ampiezza. Ebbene il primo volume è stato sufficiente a raccogliere tutti i documenti da Papa san Clemente a Pio XI, il secondo volume da Pio XII a Giovanni XXIII, il terzo comprende esclusivamente il magistero di Paolo VI, il quarto e il quinto il magistero di Giovanni Paolo II, nei primi dieci anni di pontificato..

Il fatto non può non impressionare: nessun Papa nella storia della Chiesa ha donato un Magistero tanto ampio sul Matrimonio e sulla Famiglia. Perché? Vorrei tentare una risposta precisamente a questa domanda.

Possiamo partire dalla constatazione che il tema matrimonio-famiglia è strettamente connesso col tema della verità dell’uomo. Mi spiego. Il Magistero di Giovanni Paolo si è strettamente impegnato nel dire all’uomo, nello svelare all’uomo la sua verità. E poiché trattasi di una verità, quella dell’uomo, affidata alla sua libertà, svelare all’uomo la sua verità implica necessariamente la riflessione sul bene della persona umana.

Antropologia ed etica si sostengono a vicenda e, se cadono, cadono sempre insieme. Il matrimonio e la famiglia sono uno dei luoghi fondamentali, originari, nel quale l’uomo è chiamato a scoprire la sua verità e il suo bene. Perché? per una serie di ragioni sulle quali il Santo Padre ama spesso ritornare nel Suo Magistero.

L’uomo rimane un enigma a se stesso fino a quando non conosce l’amore vero, fino a quando non fa un’autentica esperienza di amore. L’amore coniugale è una Via fondamentale per giungere a questa scoperta. Non a caso al tema dell’amore umano, alla sua intima verità, il Santo Padre ha dedicato un lungo ciclo di catechesi del mercoledì. L’amore coniugale è l’unica culla degna della persona umana, in cui una persona umana può essere concepita. La famiglia è la prima, fondamentale e insostituibile scuola di umanizzazione della persona. In questo contesto si capisce un punto del Magistero di Giovanni Paolo che gli è stato sempre, anche in questi giorni, fortemente contestato: il suo insegnamento sulla dignità della procreazione umana. La condanna, senza ambiguità, della contraccezione è, in realtà, l’esaltazione dell’amore coniugale, la difesa della sua intrinseca bellezza.

L’apporto che il Magistero di Giovanni Paolo II ha dato alla Tradizione (nel senso teologico più rigoroso) della Chiesa è un guadagno acquisito definitivamente: ha inserito il costante insegnamento della Chiesa sulla contraccezione nel contesto di una visione della persona e dell’amore coniugale, mostrando così le radici ultime, anche rivelate, di quell’insegnamento.

Questo rapporto molto stretto fra verità-bene della persona umana e verità-bene del matrimonio e della famiglia, potrebbe essere approfondito mostrando la profonda armonia interiore fra questo magistero di cui stiamo parlando e il magistero sociale di Giovanni Paolo, che molti cercano di opporre. La linea di congiunzione è sempre la stessa: la persona umana, il suo bene, la sua verità.

Uno dei testi conciliari, a vedere dal numero di volte che è citato, che il Santo Padre Giovanni Paolo II ama di più è una profonda affermazione di Gaudium et Spes, che dice: “In realtà solamente nel mistero del verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo… Cristo... proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente all’uomo l’uomo” (n. 22,1). Ed è questo il testo teologico chiave, credo, per capire il magistero del Santo Padre sul matrimonio e sulla famiglia. La verità e il bene della persona umana trovano piena luce, si svelano interamente nel Verbo incarnato, poiché solo in Lui viene svelato all’uomo la sua infinita dignità, dal momento che è il Cristo a svelarci che ciascuno di noi è amato infinitamente dal Padre. Si vede come la connessione amore-verità-bene della persona raggiunge ora la sua perfezione ultima.

Nella Redemptor hominis il Santo Padre aveva detto che “quest’immenso stupore per il valore e la dignità dell’uomo si chiama Vangelo” (n. 10,3).

In questo contesto cristologico trova la sua ragione ultima il magistero di Giovanni Paolo II sul matrimonio e la famiglia. In che senso? La connessione fra la difesa e la promozione della dignità umana e il matrimonio e la famiglia, non deve indurci a pensare ad una sorta di vago umanismo. Si tratta di una connessione radicata nella verità, insegnata da Gaudium et Spes.

Mi spiego. Solo nel Cristo l’uomo è salvo e la Chiesa esiste per annunciare e compiere non una salvezza qualsiasi, ma questa salvezza. Il matrimonio e la famiglia sono luoghi obbligati in cui si svolge il dramma della salvezza della persona. Dunque, matrimonio e famiglia devono essere capiti nella luce del verbo incarnato. Ed è ciò che il Santo Padre ha insegnato sia nelle catechesi del mercoledì sull’amore umano sia nella parte dottrinale della Familiaris consortio e in molti altri luoghi.

Si potrebbe spiegare anche in un altro modo, molto caro ai Padri greci e seguito anche da Giovanni Paolo II. L’amore coniugale è “sacramento primordiale” del progetto di Dio sull’uomo. La cura pastorale che la Chiesa ha del matrimonio e della famiglia è la preoccupazione che nell’universo visibile rimanga santo il tempio in cui Dio celebra la liturgia del suo amore, del suo amore creatore: tempio dell’amore coniugale.

܂E all’uomo, alla donna non sia tolta la possibilità di ritrovare quell’immenso stupore per il valore e la dignità della persona che si chiama Vangelo.