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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA DI PASQUA 1997

“Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocefisso. E’ risorto, non è qui”.
Fratelli, sorelle: queste parole che avete appena ascoltato, racchiudono in se stesse l’intera fede cristiana. Esse descrivono un avvenimento, un fatto realmente accaduto: “Gesù Nazareno, il crocefisso. E’ risorto”. Esse indicano il significato che questo avvenimento ha per l’uomo, per ciascuno di noi: “Non abbiate paura”.

1.  In primo luogo, noi oggi celebrando la Pasqua, affermiamo che è realmente accaduto un fatto, accaduto in questo nostro mondo, dentro la nostra storia umana: Gesù Nazareno crocefisso è risorto. Non stiamo comunicando una dottrina religiosa o morale, rivestendola, per facilitarne l’apprendimento, di pseudo-informazioni fattuali. No: il cristianesimo è nel suo nucleo centrale, l’informazione, la narrazione di un fatto, il fatto che Gesù crocifisso è risorto. Esso ci narra che proprio Colui che finì sulla Croce, proprio Colui che come ogni morto venne sepolto e chiuso ermeticamente in un sepolcro, è ritornato in vita. Non una vita come quella di cui viveva prima della sua morte, una vita che sarebbe ancora terminata nella morte. E’ ritornato in vita, una vita incorruttibile ed immortale: una vita divina. Solo Dio infatti possiede una vita eterna. Fino al giorno di Pasqua, l’uomo conosceva solamente una vita destinata alla morte e nutriva la speranza di una vaga immortalità spirituale. Nel giorno di Pasqua, l’uomo conosce una morte che diventa vita ed ha così la certezza che Uno, uomo perfettamente uguale a noi, è già in possesso di una vita senza fine.
 La pagina del Vangelo appena letta ci indica anche le basi sulle quali la narrazione di quel fatto è fondata: una base negativa ed una base positiva.
 “Non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto”. Il sepolcro è vuoto. Qui doveva essere, perché era morto e la casa dei morti sono i sepolcri. Qui doveva essere, perché nel sepolcro ognuno attende di finire ed il sepolcro è la fine di ogni nostra attesa. Ma qui, in questo sepolcro, è successo un avvenimento unico che cambia tutto: il cadavere del Crocefisso non c’è più.
 “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Il sepolcro è vuoto, precisamente perché Egli ormai vivente si fa vedere (“là lo vedrete”) ai suoi amici. Si fa vedere non nella maniera in cui un morto si mostra in visione, in sogno, di notte, durante particolari riti religiosi. Egli si fa vedere nelle circostanza più normali ed ordinarie della loro vita: mentre pescano, mentre camminano, mentre mangiano. “Là lo vedrete”: veramente i discepoli videro, e non con una visione puramente spirituale ed interiore, il Crocefisso risorto.

2. Questo fatto accaduto ha un significato sconvolgente per la vita umana: libera l’uomo dalla paura. “Non abbiate paura”, furono le prime parole dette alle prime persone, tre donne, che vennero a conoscenza di quel fatto. Fratelli, sorelle: in questo momento vi chiedo di entrare dentro di voi; osservate attentamente che cosa succede non fuori di voi, nel mondo, ma dentro al vostro cuore. Di che cosa avete paura? Quale è la cosa il cui pensiero cerchiamo di censurare sempre? Quale è il male che temiamo di più? la morte. Considerate attentamente che cosa dicono e che cosa fanno le tre donne di cui parla il Vangelo.
 “Esse dicevano fra loro: chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” Nessuno è in grado di aprire il sepolcro: la pietra che la morte pone sulla vita di ciascuno di noi è irremovibile. La morte ha sempre l’ultima parola. Nessuno è in grado di vincerla per sempre. Il nostro è veramente un “essere - per la morte”.
 “Entrando nel sepolcro”: esse entrano nel sepolcro. La salvezza non può consistere nell’evasione. E’ necessario un confronto onesto, senza barare, con la morte. Bisogna entrare nel sepolcro, avere la coscienza piena della nostra verità: siamo destinati a morire. Come potete constatare queste tre donne hanno vissuto la nostra paura più grande.
La morte ci fa paura perché essa è il male assoluto: è la perdita di ogni relazione; è la perdita dell’essere; l’assenza di significato. Ecco perché la morte può essere stata causata solo dal peccato: esso infatti è la rottura della nostra relazione con Dio; esso è una sorta di auto-distruzione; esso è colpevole insignificanza, perché è menzogna ed ingiustizia.
 E proprio nel momento in cui esse entrano nel sepolcro, si sentono dire: “non abbiate paura”. Perché non devo più aver paura, se mi trovo dentro al sepolcro, dentro alla morte? Perché Lui, Cristo, non è più qui! E’ risorto: dove dovrebbe stare un cadavere, è stata vinta la morte. Dove potevi constatare la sua vittoria, ora puoi constatare la sua sconfitta. Ecco, fratelli e sorelle, perché quel sepolcro vuoto ha sconvolto l’esistenza umana.
Non avere più paura: la morte è stata vinta. Eri assenza di relazioni vere, perché eri egoismo e prepotenza; eri perduto, perché eri schiavitù e cattiveria; eri insignificante, perché eri nella menzogna e nell’ingiustizia. Ora, come ti ha detto l’Apostolo - sei “nuova pasta”, dal momento che Cristo nostra Pasqua è stato immolato. Puoi diventare luce, amore, gioia, pace, libertà. Puoi vivere nel Risorto la vita nuova.

“Non abbiate paura”: la risurrezione di Cristo ci liberi da ogni paura, da quella sterilità spirituale che non ha più futuro. Da quella paura del futuro che impedisce agli sposi della nostra città di donare la vita: una città senza bambini. Da quella paura del futuro che impedisce nella nostra città la gioia di lavorare e di produrre: una città senza lavoro. Da quella paura del futuro che impedisce il rischio di rinnovarsi.
“E’ risorto”: ogni uomo lo può incontrare e questo incontro fa rifiorire in lui la gioia di vivere.