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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica «in albis»
Parrocchia S. Vincenzo de’ Paoli, 30 marzo 2008


1. "Sia benedetto Dio e Padre del S.N.G.C.; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva". Siamo qui, carissimi fratelli e sorelle, per benedire e lodare il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, per l’azione da lui compiuta nel suo Figlio unigenito, ed attraverso di Lui in ciascuno di noi.

Quale azione ha compiuto in Gesù Cristo nella notte pasquale? Egli lo ha risuscitato da morte. Dobbiamo dare a queste parole tutto il loro peso. Colui che la sera del venerdì era stato messo nel sepolcro, era stato ucciso; viene deposto in quella tomba un cadavere devastato e disfatto da tre interminabili ore di agonia sulla Croce. E’ quello stesso cadavere che viene risuscitato. Non semplicemente alla vita di prima: sarebbe morto ancora. Alla vita stessa di Dio.

Notate come la pagina del Vangelo vuole farci capire questa fondamentale verità sul Cristo Risorto. Chi è il Cristo Risorto? E’ lo stesso crocefisso: "mostrò loro le mani e il costato"; ed ancora: "poi disse a Tommaso: metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato". Ma questo stesso corpo crocefisso e risuscitato è entrato nel possesso di una vita tale che lo rende capace di una presenza in mezzo ai suoi amici, assolutamente nuova: "mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli … venne Gesù". Ed otto giorni dopo: "venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro".

Carissimi fratelli e sorelle, la risurrezione di Gesù non è un’opera miracolosa compiuta dal Padre, che si pone nella stessa linea di tanti altri interventi miracolosi e salvifici sia pure come il più grande di tutti. No: è un’opera assolutamente unica, poiché – pur essendo essa accaduta dentro a questo mondo, in un luogo preciso e in una notte della nostra era – essa ha radicalmente cambiato l’uomo, la sua storia e le strutture di questo mondo.

Ha cambiato l’uomo! E noi oggi siamo qui per dire: "sia benedetto Dio e Padre del S.N.G.C., perché mediante precisamente la risurrezione di Gesù Cristo dai morti ed in essa ci ha ri-generati". In che cosa consiste questa "ri-generazione" dell’uomo? La parola di Dio, attraverso l’apostolo Pietro, ci dice che essa consiste nel ridare all’uomo "una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce". Ma è proprio vero che la persona umana, quando acquista il diritto di sperare, è profondamente rigenerata?

Carissimi fratelli e sorelle: qui tocchiamo veramente il "nodo" più drammatico della nostra vita quotidiana. Si può forse vivere senza speranza? Non c’è forse come una sorta di identificazione fra il vivere e lo sperare, come ha ben visto la saggezza popolare che dice: "fin che c’è vita, c’è speranza"? del resto il poeta ha detto: "anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri". Ma il vero problema della nostra vita è: "che cosa ho il diritto di sperare?". Solo ciò che posso avere prima di morire? Se così fosse, ben povera sarebbe la nostra speranza. Orbene, colla e nella risurrezione di Gesù ogni persona umana ha acquisito il diritto di sperare non solo in ciò che può avere prima di morire, ma anche in "qualcosa" che è più forte della morte. Esso è chiamato dall’apostolo: "un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce". In Gesù risorto, l’umanità – ciascuno di noi – è già stata chiamata e destinata a vivere della stessa vita di Dio, nella sua eterna beatitudine. Siamo qui per benedire il Dio e Padre del S.N.G.C. perché ci ha destinati alla sua stessa vita eterna. In questo senso, l’azione con cui il Padre risuscita il suo Unigenito, è un fatto unico che cambia radicalmente il mondo.

2. Fratelli e sorelle: non mi nascondo che dentro al vostro cuore, se mi avete seguito, possa sorgere un grave dubbio. "Come è stato rigenerato l’uomo, come si può dire che la risurrezione di Gesù ha cambiato le strutture di questo mondo, quando si pensa a ciò che sta succedendo in tante parti del mondo? l’innocente non continua ad essere violato ed ucciso?".

A chi scriveva l’apostolo Pietro? a persone perseguitate, a poveri ed indifesi, esposti ai soprusi di un potere tirannico. Egli dice loro: "dalla potenza di Dio siete custoditi … ora dovete essere afflitti da varie prove…". La fede è messa alla prova: la nostra fede. Insidiata come è dal pensiero che non sia vero niente di ciò che dice la fede cristiana e che alla fine il mondo sia destinato ad essere sempre dominato dall’ingiustizia.

A noi è chiesto di essere vera speranza dentro, non fuori di questo mondo. Non ci è chiesto di far trionfare la giustizia, ma di essere sempre giusti e di agire sempre con giustizia: di essere il segno vivente della beatitudine con cui termina il quarto Vangelo: "beati quelli che pur non avendo visto crederanno".

Ecco il significato ultimo di questa celebrazione che dà inizio alla Missione nella vostra parrocchia. La Missione consiste nell’annunciare il Vangelo della "speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce". Sarà fatto nelle case: la casa non è forse il luogo dove la persona viene educata alla speranza, venendo educata alla vita?

L’annuncio della speranza sarà fatto fra voi in modo più intenso del solito. Solo così sarete in grado di introdurre sempre più la "novità" evangelica dentro al vostro vissuto quotidiano. Chi lavora nel suo ambiente di lavoro; chi è sposato dentro al suo matrimonio; chi soffre dentro alla sua sofferenza; chi sta morendo dentro alla sua morte.