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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXX DOMENICA PER ANNUM (c)
Istituzione Unità Pastorale
28 ottobre 2007


1. Miei cari fedeli di Bondanello, Castel Maggiore e Sabbiuno, stiamo compiendo un atto importante nella vita della nostra Chiesa: viene ufficialmente costituita una vera e propria Unità Pastorale fra le vostre tre parrocchie che vengono affidate "in solido" a don Pier Paolo e a don Marco, coadiuvati da don Federico.

La pagina evangelica che abbiamo appena udita ci aiuta grandemente a capire il significato profondo di questo fatto. Più precisamente, desidero richiamare la vostra attenzione su un particolare del racconto evangelico. Gesù racconta la parabola "per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzano gli altri". Si istituisce dunque un rapporto fra il giudizio che ciascuno di noi dà di se stesso ["presumere di essere giusti"] e il rapporto che costruiamo con gli altri ["disprezzavano gli altri"]. La conferma puntuale l’abbiamo subito dopo. Il fariseo, che presumeva di essere giusto, diventa giudice spietato del pubblicano.

Che cosa significhi "disprezzavano gli altri" è chiaro. Non è così chiara l’espressione "presumevano di essere giusti". Essa denota l’atteggiamento di chi ritiene di non avere bisogno del dono, della grazia del Signore per vivere una buona vita umana. Denota l’atteggiamento di chi ritiene che si può vivere bene anche senza che Dio intervenga col suo dono nella nostra vita.

Chi pensa così di se stesso finisce nell’incapacità di costruire rapporti sociali veri e buoni; l’auto-affermazione o prima o poi divide l’uno dall’altro.

A questo punto vi chiederete: che cosa ha a che fare con la nostra Unità Pastorale che oggi andiamo costituendo? Prestatemi bene attenzione. Un testo mirabile del Concilio Vaticano II dice: "Il Figlio di Dio ha redento gli uomini, assumendo la loro natura e vincendo la loro morte con la sua morte e risurrezione e li ha trasformati in creature nuove [cfr. Gal 6,15; 2Cor 5,17] . Ha convocato i suoi fratelli da tutte le parti e ne ha fatto il suo mistico Corpo, comunicando loro il suo Spirito" [Cost. dogm. Lumen gentium 7,1; EV 1/296].

Se noi questa sera ci troviamo qui a celebrare i santi Misteri e ad iniziare un nuovo cammino, è perché siamo stati gratificati di un grande dono: lo Spirito Santo. Mediante esso siamo fatti Corpo mistico di Cristo. L’unità fra di noi è stata operata dalla grazia, non in primo luogo dai nostri propositi o dai nostri programmi. Ciascuno di noi, se vuole dimorare nella verità, deve riconoscersi nella figura del pubblicano. Nessuno si senta estraneo all’altro o addirittura contro l’altro, poiché ciascuno è stato convocato qui avendo ricevuto in dono lo Spirito del Signore.

Miei cari, non dovremmo mai cessare di stupirci di fronte alla bellezza della Chiesa, di fronte alla sua santità. Poiché nulla è più meraviglioso di quella unione che misteriosamente ma realmente fa una sola vita di tutti.

2. Lo stesso Concilio Vaticano II insegna che la Chiesa, ben visibile ora in questo luogo, è intimamente unita dalla grazia dello Spirito Santo, ma anche da vincoli esterni. Essa è anche un organismo visibile.

La decisione che – dopo matura riflessione – ho preso di costituire la prima Unità Pastorale affidata "in solido" ad una comunità di sacerdoti, nasce proprio dalla necessità di esprimere più chiaramente sul piano visibile l’intimo mistero, l’invisibile unità della Chiesa. Dunque, miei cari, siamo dentro a questa mirabile realtà del Corpo mistico di Cristo, membra gli uni degli altri, anche attraverso una struttura organizzativa visibile.

Ma come nel nostro corpo nessun organo viene fuso in un’indistinta unità, ma l’unità custodisce la diversità e la diversità non infrange l’unità, così restano le tre parrocchie con le loro opere e tradizioni.

È la sapienza dei vostri sacerdoti aiutati da voi tutti che saprà custodire questa feconda polarità fra le tre parrocchie che restano e l’unità pastorale che questa sera ci costituisce.

Ringrazio il Signore di vedere qui presenti i consigli pastorali, i catechisti, tanti fedeli di ogni parrocchia. La vostra presenza mostra come sia già in opera nei vostri cuori quella divina convocazione di cui parla il Concilio, e che fa di noi tutti il Corpo mistico di Cristo.

Riconosciamoci nel pubblicano. Egli ha la coscienza viva di avere bisogno del dono di Dio. Del suo amore, e quindi impara da Lui ad amare ogni altro. Sperimentando in se stesso il comportamento di Dio, egli cercherà di "riprodurlo" nei confronti del suo prossimo. L’Unità Pastorale nasce in questo modo. Così sia.