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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di Pentecoste (Anno B)
San Prospero (Savigno), 27 maggio 2012


1. La narrazione della discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù richiama la narrazione del dono della Legge che Dio fece al suo popolo attraverso Mosè. In ambedue i segni di un intervento straordinario del Signore sono identici: il vento molto forte, il tuono, il fuoco [cfr. Es 19, 16-18]. Sul Sinai è donata la Legge; nel Cenacolo lo Spirito Santo.

La Legge fu data perché il popolo conoscesse la via della vita; perché vivesse la libertà appena ricevuta dopo la schiavitù, non come un bene individuale, ma come un bene comune condivisibile; perché, in una parola, divenisse una vera comunità.

In realtà questo disegno, questo progetto di Dio non si realizzò mai, a causa dell’ostinata infedeltà di Israele. Al punto tale che ad un certo momento Dio dice attraverso il suo profeta Geremia: "Ecco verranno giorni -… - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un’alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, un’alleanza che essi hanno violato … Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele … : porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore" [Ger 31, 31-34].

Oggi si compie questa profezia: la legge del Signore viene posta nel nostro animo, viene scritta nel nostro cuore. È la legge dello Spirito Santo. Che cosa significa "la legge dello Spirito Santo"? Due cose.

Un primo senso è che lo Spirito Santo, che viene donato ai discepoli di Gesù ed abita in ciascuno, non solo ci insegna la verità circa il bene illuminando la nostra intelligenza, ma inclina anche interiormente la nostra volontà perché compia scelte buone e giuste.

Un secondo senso è che lo Spirito Santo opera un profondo rinnovamento della nostra persona. Egli ci dona la fede, la quale ci istruisce circa quelle regole supreme del nostro agire, seguendo le quali diventiamo conformi a Cristo. Egli ci dona la carità, la quale ci inclina ad agire come Gesù [cfr. S. Tommaso D’Aquino, Commento alla Lettera ai Romani 8, 2 lect. 1; nn. 602-603].

Lo Spirito Santo dunque fa di noi nuove creature. Ma esso è dato solo a coloro che sono uniti a Gesù. Come un ramo se si stacca dal tronco muore, perché non è più vivificato dalla linfa, così chi non è unito a Gesù non riceve lo Spirito Santo, "che è Signore e dà la vita".

Avrete notato qual è il primo effetto del dono dello Spirito Santo nella società umana: "ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore e dicevano: costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? e com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?".

La parola è il mezzo fondamentale di comunicazione fra le persone. Ma nello stesso tempo, la pluralità delle lingue rende impossibile questa comunicazione. Esiste una profonda estraneità fra le persone, di cui siamo testimoni ed attori ogni giorno.

Oggi vediamo che solo la forza divina dello Spirito può ricostruire l’unità dell’umanità disgregata.

2. Cari fratelli e sorelle, vedete come la fede ci introduce in un mondo che non è meno reale del mondo con cui entriamo in contatto coi nostri sensi e la nostra ragione. Ciò che oggi la parola di Dio ci dice, è vero: accade realmente in ciascuno di noi se lo vogliamo.

In che modo? Come entriamo nel possesso di questi beni? La porta – come ho detto – è la fede; e la comunicazione dei beni di cui abbiamo parlato, si effettua mediante i sacramenti della Chiesa. Fede e sacramenti sono le vie attraverso le quali Dio "ci dona i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diveniamo partecipi della sua stessa vita divina, sfuggendo alla corruzione del male e della morte" [cfr. 2Pt 1, 4].