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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


PELLEGRINAGGIO PAOLINO A ROMA
Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2009


1. Cari giovani, quanto avete ascoltato nella prima lettura narra il compimento di uno dei desideri più profondi dell’umanità: ricostruire una vera unità fra tutte le genti ed i popoli.

Questo desiderio ha sempre accompagnato la storia dell’umanità, dando origine anche a forme istituzionalizzate di unificazione. Pensate, per fare solo due esempi, alla grande impresa di Alessandro Magno di unificare i popoli nella forma della grecità. Pensate all’impero romano. Come scrisse un poeta latino rivolgendosi a Roma, "urbem fecisti quae prius orbis erat".

Ma quale profonda diversità fra questi ed altri tentativi umani e quanto è narrato nella prima lettura! Due elementi di diversificazione emergono subito chiaramente. Gli uomini pensano e realizzano l’unità mediante il potere: il potere del più forte sul più debole. Inoltre l’unità è sempre costruita come uniformità: per unirsi bisogna rinunciare alle proprie caratteristiche distintive. Non così è avvenuto la mattina di Pentecoste a Gerusalemme. Non c’è stata nessuna sopraffazione uno sull’altro. Non solo, ma "li sentiamo parlare ciascuno la nostra lingua nativa": la diversità è custodita nell’unità e l’unità non distrugge la diversità.

Ma allora che cosa è realmente accaduto quella mattina a Gerusalemme? È detto nel modo seguente: "Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro: ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo". È accaduto semplicemente questo: lo Spirito Santo è venuto a dimorare nei discepoli del Signore, come Gesù aveva promesso.

E chi è lo Spirito Santo cari giovani? Non è facile rispondere. Ed infatti, come avete sentito, la Scrittura usa tante immagini per dircelo: vento, fuoco, soffio. È il segno di questa difficoltà.

Tuttavia dalla pagina appena ascoltata noi sappiamo come opera lo Spirito Santo: Egli opera come costruttore; creatore dell’unità. Dalla comprensione dell’opera dello Spirito Santo i Padri e i grandi Dottori della Chiesa cominciarono ad avere anche una qualche comprensione della persona dello Spirito Santo: Egli opera l’unità perché è unità. È l’unità del Padre e del Figlio dentro alla Trinità Santa. Cari giovani prestatemi bene attenzione perché stiamo dicendo le cose più sante della nostra fede e le più importanti per la vostra vita quotidiana.

Lo Spirito Santo è unità perché è la comunione fra il Padre ed il Figlio. È il loro vincolo. A questo punto voi cominciate a comprendere ciò che è accaduto a Gerusalemme. L’unità vera afferma e riconosce l’uguale dignità delle persone che unisce. Ma l’unità non si riduce ad essere semplicemente un arcipelago di tante isole, la somma che giustappone tante identità. È comunione profonda.

Lo Spirito Santo è unità perché è amore condiviso, l’amore vicendevole fra il Padre ed il Figlio. A questo punto voi potete cominciare a comprendere quale è stata ed è la vera forza unitiva fra le persone umane: l’amore vero, durevole, fedele. Non è la forza; non è la passione dell’emotività. Lo Spirito Santo dirà S. Paolo, viene effuso nei nostri cuori perché "produce" in essi la capacità di amare. Di amare con un amore che ha le sue proprietà: "amore che dissolve l’incertezza; amore che supera la paura del tradimento; amore che porta in sé l’eternità; il vero amore che ci introduce in un’unità che permane" [Benedetto XVI].

Leggendo dunque in profondità la pagine degli Atti abbiamo capito che lo Spirito Santo opera l’unità perché è l’Unità del Padre e del Figlio; opera fra gli uomini la vera comunione perché è l’amore vicendevole fra il Padre ed il Figlio. Ma la stessa pagina degli Atti ci dice qualcosa di più profondo.

Non posso non citarvi un testo stupendo di S. Tommaso: "la prima cosa che noi doniamo alla persona amata è il nostro amore" [1, q.38, a.2]. Infatti tutti gli altri doni non sono che la conseguenza di questo dono originario. Poiché lo Spirito Santo è l’amore condiviso, Egli è il Dono: è il Dio che si concede a noi come dono. Quanto è accaduto a Gerusalemme è semplicemente il dono che Dio fa della sua stessa vita all’umanità. È donato lo Spirito Santo. E il dono è ciò che semplicemente unisce le persone.

2. Cari giovani, vi sto dicendo le cose più importanti per la vostra vita quotidiana.

Abbiamo pregato: "Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore".

Quindi il vostro cuore è come un vuoto che desidera essere riempito, una sete che anela ad essere saziata, un desiderio che brama di essere soddisfatto. Non solo, ma la misura del vuoto è infinita; così come l’estensione del desiderio è illimitata. Voi pregate che sia riempita dallo Spirito Santo, da una Persona divina.

È vero però che in certi momenti siete tentati di riempire i vostri cuori con qualcosa di meno, e vivete questa ricerca sedotti da una falsa libertà. Ma ben presto, se siete sinceri, sperimentate ciò che diceva S. Agostino, che l’allontanamento dal Signore è solo un futile tentativo di fuggire da voi stessi [cfr. Conf. VIII,7].

Vieni, o Santo Spirito, riempi i cuori di questi giovani: tu che sei l’unica misura corrispondente alla misura del loro cuore. Come sei stato la misura del cuore di Maria, del cuore di Paolo.

Cari giovani, se sarete capaci di recitare in piena sincerità questa preghiera, avverrà in voi lo stesso miracolo accaduto a Gerusalemme: si accende nei vostri cuori il fuoco dell’Amore.

Ed allora diventerete capaci di far "sì che l’amore unificante sia la vostra misura: l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione" [Benedetto XVI]. Così sia.