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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Festa della Sacra Famiglia
Parrocchia della Sacra Famiglia, 30 dicembre 2007


1. "Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole".

Miei cari fratelli e sorelle, quest’anno la parola di Dio che ascoltiamo nella festa della Santa Famiglia, ci chiede di meditare sul rapporto reciproco fra genitori-figli. Questo rapporto, assieme al rapporto marito-moglie, è uno dei due pilastri che sostengono la famiglia. E quindi, come tutto ciò che insidia e mette a rischio la comunione coniugale insidia e mette a rischio la famiglia, ha lo stesso effetto anche tutto ciò che insidia il rapporto genitori-figli.

Anzi la formulazione del comandamento a cui il testo biblico appena ascoltato fa riferimento, dice qualcosa di più profondo. Esso recita: "onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" [Es 20,12]. La permanenza del popolo in un paese e quindi la costituzione di una patria e di una dimora civile è legata alla qualità del rapporto genitori-figli. L’esistenza del popolo e del paese è condizionata dal rapporto intergenerazionale nella famiglia.

E Dio non trova richiesta migliore per garantire la buona qualità di questo rapporto che questa: "Onora". Il rapporto deve essere impastato di onore: "chi onora il padre espia i peccati; chi onora la madre è come chi accumula tesori".

L’onore, lo sappiamo, è l’atteggiamento di chi riconosce nell’altro una superiorità, lo splendore di una particolare grandezza. In un certo senso, quindi, l’uomo deve onorare solo il Signore. Ma i genitori sono per il figlio i suoi rappresentanti: coloro che gli hanno dato la vita, che lo hanno introdotto dentro alla realtà, in un popolo, in una cultura. Dopo Dio, sono i più grandi benefattori. Solo Dio è buono e fonte della vita. I genitori partecipano di questa bontà che è propria solo di Dio. L’onore dovuto ai genitori è qualcosa di unico perché è la consapevolezza vissuta e riconosciuta della propria vera origine, della propria dipendenza da loro. Alla fine l’onore dovuto ai genitori non può non diventare amore.

Ma il sistema del rapporto intergenerazionale è unilaterale? Impegna solo ad onorare i genitori da parte dei figli? L’apostolo Paolo come abbiamo appena sentito si rivolge anche ai genitori: "voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino". Che cosa significa?

In un certo senso, potremmo parlare correttamente di un onore che anche i genitori rendono ai loro figli. Con la nascita, quando il nuovo essere umano sta davanti ai suoi genitori, affidato a loro come soggetto autonomo, come persona umana "ad immagine di Dio", i genitori vedono nel figlio "qualcuno" non "qualcosa" di cui sono proprietari. È un attitudine di profondo onore. È il riconoscimento che nel figlio risplende la dignità della persona umana.

2. Il comandamento paolino - "voi padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino" - ci rende vigilanti nei confronti di ciò che può insidiare il rapporto intergenerazionale. L’apostolo indica le due facce o dimensioni del rapporto sbagliato: i genitori che esasperano i figli; i figli che sono scoraggiati. Esasperazione e scoraggiamento sono il concavo e il convesso della stessa figura.

Conformemente a quanto accadeva ai suoi tempi, l’apostolo raccomanda ai genitori di evitare ogni forma di autoritarismo. Esso è uno dei segni della rinuncia al principio di autorevolezza.

Ma l’insegnamento dell’Apostolo ci invita anche ad una ulteriore riflessione.

Oggi ciò che insidia il rapporto fra le generazioni è soprattutto la mancanza di autorevolezza, mancanza che genera o l’autoritarismo [come ai tempi dell’Apostolo] o il permissivismo come non infrequente oggi.

Quando viene meno il principio di autorità? Quando i genitori rinunciano a proporre una coerente visione della vita o perché essi stessi non ne posseggono più nessuna o per una malinteso senso di libertà ["quando sarà grande farà lui le sue scelte"]. L’Apostolo ci dice a quale pericolo siano esposti i figli quando i genitori rinunciano alla loro autorità: "perché non si scoraggino". Perdono il coraggio di vivere. Non essendo stati introdotti nella realtà, essi hanno paura di affrontarla e rimandano sempre più le decisioni importanti della vita. La rinuncia all’autorità è ciò che oggi soprattutto sta spezzando il rapporto fra le generazioni e rende così fragili i nostri giovani e così poco liberi. È la figura autorevole dei genitori che genera dei figli liberi. Il permissivismo li consegna alla tirannia dello spontaneismo.

Miei cari fratelli e sorelle, il profeta Malachia ha profetizzato che al tempo del Messia si convertirà "il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri così che io venendo non colpisca il paese collo sterminio" [cfr. Mal. 3,24].

Stiamo celebrando la Santa Famiglia di Nazareth. Ci ottenga essa la conversione del cuore dei padri verso i figli e del cuore dei figli verso i padri, perché non sia sterminata la nostra comunità umana, ma si promulghino i suoi giorni nella dimora vera. Così sarà benedetta la famiglia che teme il Signore.