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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Veglia Pasquale e S. Messa della Notte
26 marzo 2005

Questa santa veglia, queste ore che stiamo vivendo sono le ore più grandi della nostra vita, più cariche di significato: "questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre, e li unisce nella comunione dai santi". Così ha cantato il diacono.

1. Tre dunque sono gli avvenimenti che in questa notte hanno radicalmente trasformato la condizione umana: l’uomo è stato liberato dall’oscurità del peccato e dalla corruzione della sua natura mortale; è stato inserito in un patto di amore con Dio che questa notte gli rivela la sua paternità; si ricostruisce la comunione fra le persone umane.

In questa notte l’uomo compie un triplice "passaggio": dal peccato e dalla morte alla santità della vita; dalla inimicizia alla nuova ed eterna alleanza con Dio; dalla divisione alla comunione interpersonale.

Ma dicendo "uomo", di chi stiamo parlando? Un uomo astratto o l’umanità generica oppure l’uomo concreto, in carne e ossa, che è ciascuno di noi? Ciascuno di quei miliardi di persone che hanno vissuto e vivono su questa terra?

Riascoltiamo ancora l’annunzio pasquale fattoci dal diacono: "questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte risorge vincitore dal sepolcro: o notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi".

Questa notte ha riguardato prima di tutti l’uomo Cristo Gesù, il Verbo di Dio fattosi carne umana. In questa notte è accaduto qualcosa in Lui; qualcosa di unico, ma in vista del quale tutto è stato creato. Egli "risorge vittorioso dal sepolcro".

La narrazione evangelica ci è stata ora proclamata: "l’angelo disse alle donne: non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocefisso. Non è qui. È risorto". L’umanità di Cristo ha conosciuto la trasformazione più radicale: da carne destinata alla corruzione del sepolcro è diventata carne partecipe della stessa vita divina. Il suo cadavere è stato vivificato per sempre dalla potenza della stessa vita divina.

La morte era il segno e la conseguenza del peccato in cui versava l’uomo: la risurrezione introduce la nostra umanità nella vita nuova ed incorruttibile perché colla sua morte Cristo ha distrutto il peccato.

Il peccato aveva rotto l’alleanza dell’uomo con Dio, e dell’uomo con l’uomo. Nella sua risurrezione Cristo ricongiunge l’uomo con Dio e l’uomo con l’uomo: "il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti… O notte veramente gloriosa che ricongiungi la terra al cielo e l’uomo al suo creatore".

È dunque di Lui, di Cristo, che questa notte parliamo; è Lui che questa notte glorifichiamo; è a Lui che questa notte guardiamo.

2. È questa la notte della gloria di Cristo solamente? È solo il suo mistero – ciò che è accaduto in Lui – che noi celebriamo? No: questa è in Cristo anche la notte della gloria dell’uomo; noi stiamo celebrando in Cristo anche il mistero dell’uomo.

È la parola dell’apostolo che ci introduce nella dimensione umana di questa celebrazione: "anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù".

Noi celebriamo questa notte la risurrezione di Cristo come una primizia: Lui è "primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti". Quanto oggi è accaduto in Cristo , è destinato ad accadere anche in ciascuno di noi. Ciascuno dei miliardi di uomini che vivono su questa terra è stato pensato e voluto in vista di quanto è accaduto questa notte in Cristo: il passaggio dalla morte alla vita, dall’inimicizia all’alleanza con Dio, dalla divisione all’unità. La risurrezione di Cristo ha quindi cambiato il destino dell’uomo, togliendo quella negatività che gravava invincibilmente sopra di esso, al punto tale che senza di Lui non varrebbe più la pena vivere; se non lo incontrassimo, non ci sarebbero più ragioni invincibilmente vere per vivere: "nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti". Mentre in Lui anche tutto il peso del negativo cambia di segno: "Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore".

Ma che cosa stabilisce questo legame fra Cristo, quanto è accaduto in Lui questa notte, e ciascuno di noi, così che il suo vivere vinca il nostro morire, la sua santità la nostra miseria, la sua libertà la nostra schiavitù? Lo vedremo con i nostri occhi fra poco: sono i sacramenti della fede che ci fanno ri-vivere in Cristo. È la carne gloriosa di Cristo che noi riceviamo nell’Eucarestia la causa della nostra trasformazione.

Veramente è stato in questa notte che l’intero universo è stato creato, perché è in questa notte che Cristo ha redento l’uomo: "o notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra la cielo, e l’uomo al suo Creatore".

Ed allora vi esorto con le parole di S. Leone Magno: "Abbracciamo dunque il mirabile sacramento della Pasqua di salvezza e lasciamoci trasformare a immagine di colui che è divenuto conforme alla nostra deformità. Eleviamoci a Colui che ha reso corpo della sua gloria la polvere della nostra abiezione" [Sermone 40,3.1-2].