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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


VIII DOMENICA [Anno B]
Idice, 26 febbraio 2006


1. "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa… e tu conoscerai il Signore". Molte sono le immagini di cui il Signore si è servito per rivelarci il suo amore verso di noi. Di esse la più suggestiva e commovente è l’immagine del matrimonio: ciò che accade fra un uomo e una donna quando si sposano è "immagine – simbolo reale" di ciò che accade fra Dio e l’uomo.

La vita matrimoniale, quando è vissuta nella sua verità, è un’esperienza di reciproca appartenenza e di profonda intimità: l’uno è per l’altro perché l’uno è dell’altro. Riascoltiamo il profeta che descrive precisamente la relazione Dio-uomo, descrivendo una storia di amore fra un uomo e una donna.

"Ecco l’attirerò a me": ogni storia di amore inizia perché fra i due nasce una profonda attrazione che coinvolge tutta la loro persona. E’ Dio che inizia e mette in atto tutta la sua arte "seduttrice" (cfr. Ger. 20,7) per convincere la persona umana a cedere al suo amore. Sono qui suggeriti tutti gli inviti e le promesse, le minacce e le tenerezze che Dio adopera per persuadere la libertà dell’uomo a cedere. "E parlerò al cuore": è il corteggiamento divino per conquistare l’amata.

Di seguito il profeta descrive la risposta della donna-persona umana: "Là canterà come nei giorni della sua giovinezza". La sposa risponderà alla divine attrattive e consentirà all’amore divino, con l’entusiasmo e la passione propri di un cuore giovanile.

Quale è il finale di questa storia di amore? "ti farò mia sposa". Letteralmente secondo la consuetudine del tempo: ti condurrò nella mia casa, come un giovane conduce nella sua casa la ragazza, dopo aver pagato il prezzo al padre di lei. "Per sempre": sarà una comunione di vita perpetua, indissolubile, perché essa dipende dalla fedeltà divina. E ci saranno pure i doni fatti alla sposa. La giustizia: l’assicurazione che Dio, lo Sposo, aiuterà sempre la sposa cioè l’umanità; il diritto: Dio, lo Sposo, si fa garante della dignità della sposa cioè della persona umana; la benevolenza: è l’attitudine intima di favore; l’amore: è la tenerezza verso la sposa. Ed in questa incredibile esperienza, la sposa cioè la persona umana "conoscerà il Signore": vivrà cioè nella più profonda intimità col suo Dio.

2. Non so quale impressione provate nel vostro cuore ascoltando questa parola profetica. Forse qualcuno avrà pensato: "è una storia bella, però che cosa c’è di vero in tutto questo? Che cosa ha a che fare questa pagina profetica colla mia vita di ogni giorno, colle sue fatiche e tribolazioni?".

E’ a questo punto che si colloca la pagina evangelica. In essa Gesù qualifica se stesso come "sposo" ed i suoi amici che stanno con Lui "gli invitati a nozze". Fratelli e sorelle, prestate molta attenzione perché ora entriamo nel centro della nostra fede cristiana.

Perché Gesù chiama se stesso "sposo"? con chi si è sposato? Quando ha celebrato il suo matrimonio? Ascoltate quanto scrive un Padre della Chiesa: "Dio preparò le nozze per Dio suo Figlio allorquando lo congiunse alla natura umana nel grembo della Vergine, e volle che Colui che era Dio prima di tutti i secoli alla fine dei secoli diventasse uomo" [S. Gregorio Magno, Omelia 38 in Ez. ; ]. Quanto dunque il profeta ha narrato si è compiuto nella sua forma perfetta in Gesù. Egli è il Verbo-Dio che unisce a Sé indissolubilmente la natura umana. Si è "sposato" colla nostra natura umana per sempre, introducendola nella casa del Padre: nella partecipazione della stessa vita divina. Nel grembo di Maria si è celebrata la più grande festa nuziale.

A questa festa, che è la vera ragione per cui esiste tutto l’universo, ogni persona umana è invitata, ciascuno di noi è invitato. Nel senso che ciascuno di noi esiste perché è destinato a partecipare in Cristo alla stessa vita di Dio: a sedersi alla tavola nuziale. Attraverso i santi Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, l’umanità di Gesù ci unisce a sé e diventiamo partecipi della stessa sua Vita: come il tralcio nella vite.

Carissimi fratelli e sorelle, oggi il Vangelo ci dona la più bella , la più profonda definizione di uomo. Chi è la persona umana? Un invitato a nozze, un invitato alle nozze celebrate dal Verbo-Dio con la nostra natura umana.

Chi ha capito questo, non può digiunare, cioè non può essere nella tristezza, perché sa la ragione ed il senso della sua vita; è quando lo "sposo è tolto" che allora la tristezza invade il cuore dell’uomo, perché ignora le ragioni ultime del suo vivere.

3. Carissimi, sono venuto in mezzo a voi per celebrare il vostro patrono, S. Gabriele dell’Addolorata. Egli è un santo giovane: morì a soli 24 anni. Dopo qualche incertezza e dissipazione a 18 anni ascolta "l’invito a nozze" del suo Signore ed in sei anni arriva alla perfezione dell’amore.

I santi sono i nostri amici, i nostri compagni di viaggio perché ci sostengono col loro esempio e la loro preghiera: perché nessuno di noi respinga l’invito alle nozze che il Cristo fa a ciascuno.