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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XII DOMENICA PER ANNUM (B)
S. Biagio di Casalecchio di Reno, 25 giugno 2006


1. La narrazione evangelica appena proclamata custodisce la memoria di un fatto realmente accaduto perché esso istruisce continuamente la Chiesa in ogni tempo, e nella Chiesa ciascuno di noi.

In primo luogo la pagina evangelica svela l’identità di Gesù, solleva – per così dire – un poco il velo dal mistero nascosto della sua persona. Nella prima lettura avete sentito quali parole pronuncia Dio creatore nel momento in cui crea il mare: "gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte …". Parole che affermano il potere assoluto di Dio sulle forze della natura. Le parole di Dio creatore riecheggiano nelle parole che Gesù dice al lago e al vento: "Taci, calmati. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia". Si comprende quindi la reazione degli Apostoli: "e furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: chi è dunque costui, al quale anche il vento ed il mare obbediscono?"

Si coglie il senso della narrazione evangelica in modo più profondo, se teniamo presente che nel mondo medio-orientale in cui viveva Gesù, il mare in tempesta era una delle grandi metafore e segni della presenza in mezzo agli uomini di potenze avverse al loro bene: potenze oscure, invincibili. Ed è proprio al livello di questo più profondo significato che la pagina evangelica ci dona il suo secondo fondamentale messaggio strettamente connesso al primo: secondo significato che riguarda noi, la nostra esistenza.

Proviamo ora a posare la nostra attenzione sulla persona degli apostoli: che esperienza vissero quella notte? Di una grande paura. Essi si sentirono in preda ad un potere, ad un complesso di forze ostili ed invincibili: esposti alla morte inevitabile. Si sentirono nella furia degli elementi, piccoli frammenti, fragili foglie destinate ad essere inesorabilmente disperse per sempre.

Ad uomini in questa condizione Gesù fa una domanda singolare: "perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?" Fate bene attenzione: la paura è la conseguenza della mancanza di fede; la poca fede genera sempre una grande paura. Gli Apostoli sono messi di fronte ad un fatto: ciò che insidia l'uomo, i poteri che lo avversano sono vinti da Gesù e l’uomo credendo a Lui – cioè ponendo in Lui la sua fiducia – non deve più temere nulla. Gli apostoli hanno vissuto in se stessi questa esperienza.

2. Carissimi fedeli, fra poco noi compiremo un gesto molto significativo: benediremo la prima pietra sulla quale, in un certo senso, edificheremo il nuovo tempio. La "pietra angolare", ci insegna la Liturgia, è la persona di Cristo. Nel rito che compiremo, noi daremo figura ad una realtà profonda: la comunità cristiana, ogni fedele, in essa fonda la costruzione della sua vita sulla persona di Cristo Risorto. Siamo fondati e radicati in Lui.

La pagina evangelica quindi ci aiuta a capire il rito che compiremo e viceversa. Gli Apostoli ebbero paura perché non si appoggiarono a Cristo. La nostra esistenza è esposta ad ogni sorta di pericoli. A volte ci sentiamo come in balia di forze ostili più forti di noi e abbiamo paura. Anche a ciascuno di noi oggi il Signore dice: "perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". La fede in Cristo, appoggiandoci su di Lui, vince le nostre paure. Ci sentiamo protetti da un Amore onnipotente.